Anac, “Emergenza comporta rischi, trasparenza e digitalizzazione veri antidoti alla corruzione” - QdS

Anac, “Emergenza comporta rischi, trasparenza e digitalizzazione veri antidoti alla corruzione”

redazione

Anac, “Emergenza comporta rischi, trasparenza e digitalizzazione veri antidoti alla corruzione”

mercoledì 25 Novembre 2020

Il presidente Giuseppe Busia in esclusiva al Qds: “Emerse criticità sugli acquisti in emergenza, i nostri controlli non si fermano. Avviata indagine conoscitiva sugli appalti per il contenimento dell'epidemia”. Anche in Sicilia la Sanità fa gola ai corrotti, l'operazione "Sorella Salute" ha scoperto il vaso di Pandora su un presunto giro di tangenti per 600 milioni. Tra marzo e aprile nell'Isola spesi 63 milioni per l'emergenza sanitaria, di questi solo il 26,5% è passato dalla Consip

di Serena Grasso e Patrizia Penna

Presidente Busia, per quali categorie di spesa pubblica i controlli sono stati sospesi in seguito allo stato di emergenza?
“Coerentemente con la normativa di emergenza, nel marzo scorso l’Autorità ha sospeso i termini dei procedimenti, così da consentire, ad esempio, alle amministrazioni e alle imprese che dovevano presentare memorie e chiarimenti, di avere maggiore tempo a disposizione. Tutto questo, naturalmente, non significa che l’Autorità abbia interrotto la propria azione di prevenzione della corruzione e di verifica sugli affidamenti pubblici”.

Cosa è successo in questi mesi alla spesa pubblica?
“L’emergenza ha portato con sé un elevatissimo aumento della spesa pubblica per l’acquisto di materiali sanitari, è importante quindi tenere alta l’attenzione su come vengono effettuati gli appalti e per garantire che le scelte vegano fatte in totale trasparenza e garantendo la qualità della spesa, oltre che naturalmente prevenendo infiltrazioni criminali. Non bisogna poi trascurare che, a fianco ai compiti di vigilanza, l’Autorità svolge quotidianamente un’intesa attività di supporto alle amministrazioni, che abbiamo implementato proprio in questo periodo di maggiore difficoltà. Con riferimento ad alcuni interventi strategici, quali la ricostruzione post sisma 2016, forniamo risposte e parere nel giro di tre o quattro giorni, consentendo alle stazioni appaltanti di svolgere i loro compiti rapidamente, ma senza sacrificare gli interessi della pubblica amministrazione, oltre che il rispetto della legalità”.

Come la pandemia ha cambiato questa vostra funzione?
“In questo quadro, proprio durante la pandemia, hanno assunto rilievo crescente i pareri sulla congruità dei prezzi degli acquisti emergenziali, attraverso le amministrazioni ci chiedono di verificare che i beni acquistati non abbiano prezzi esorbitanti rispetto ai costi normalmente sostenuti”.

Secondo un rapporto da voi pubblicato, tra marzo e aprile 2020 lo Stato ha speso per l’emergenza sanitaria circa 5,8 miliardi e di questi solo il 37% circa della spesa è avvenuta attraverso strumenti di centralizzazione: quali sono i rischi dello stato di emergenza sul fronte della trasparenza e della prevenzione di fenomeni corruttivi?
“Le situazioni di emergenza comportano sempre dei rischi, ad esempio perché si deve andare più veloci, fare in fretta, grazie anche alle procedure in deroga, e questo può talvolta indurre ad approfittarne per lucrare, magari anche con sistemi illeciti. Detto questo, emergenza non significa abbandonare controlli e trasparenza. Anzi. Bisogna sempre mantenere alta l’attenzione, perché fare in fretta è un dovere, ma fare bene è altrettanto indispensabile”.

Quali iniziative avete intrapreso in tal senso?
“Grazie anche ai dati sugli appalti che confluiscono nelle nostre banche dati, senza attività invasive per le amministrazioni, è stata avviata un’indagine conoscitiva sugli appalti per il contenimento dell’epidemia, quali le mascherine, i tamponi, e i disinfettanti, con l’obiettivo di fare una prima fotografia della situazione. Le verifiche sugli acquisti in emergenza stanno proseguendo e continueranno nei prossimi mesi, occupandoci anche di altre categorie di beni. Da tale lavoro sono effettivamente emerse diverse criticità: ad esempio, abbiamo riscontrato casi di procedure deserte, gare revocate, difformità nei servizi eseguiti rispetto a quanto richiesto, oppure di prodotti non certificati. In questo quadro, la centralizzazione degli acquisti è fondamentale per accelerare le procedure e garantire risparmi, evitando anche che, disperdendosi in mille rivoli, si finisca di perdere il controllo della spesa, con rischi corruttivi crescenti”.

In questi mesi sono state introdotte tante discipline in deroga in nome della semplificazione: come si concilia tutto questo con la vostra azione?
“È fondamentale che le deroghe inserite nei provvedimenti di emergenza siano compensate aumentando il livello di trasparenza sui contratti stipulati. E questo si può ottenere attraverso la digitalizzazione delle procedure di affidamento, che non rallenta ma accelera gli acquisti. Digitalizzare significa insieme semplificazione, rapidità, trasparenza e lotta alla corruzione. Le gare devono ‘nascere’ digitali. La normativa europea richiede la digitalizzazione dal ottobre 2023, ma dobbiamo arrivarci prima, superando le troppe gelosie istituzionali sulle varie banche dati pubbliche. Nel Ventunesimo secolo è anacronistico scontrarsi su chi raccoglie o comunica i dati: se il processo è digitalizzato e i sistemi sono interoperabili, le informazioni vengono prodotte automaticamente e sono a disposizione di tutti: istituzioni e cittadini, per i controlli come per il governo della spesa. Guai a ritenere che la prevenzione della corruzione sia incompatibile con la celerità o che la semplificazione si ottenga eliminando le regole: un uso strategico delle disposizioni del codice, improntate alla concorrenza, crea sviluppo e innovazione. La corruzione, al contrario, è il tarlo che frena la crescita e impedisce ai migliori di emergere. Voglio anche sottolineare che, per rispondere alla domanda di semplificazione, l’Anac si muove da tempo per aiutare le pubbliche amministrazioni. Ad esempio, è stato predisposto un vademecum sugli acquisti veloci per aiutare le amministrazioni ad accelerare le procedure sulla base di quanto già prevede la normativa ordinaria, anche senza il ricorso ai provvedimenti di emergenza. Fra l’altro, sono stati stipulati con il Ministero dell’Interno due protocolli di intesa per facilitare l’emersione del lavoro irregolare, nell’ottica di tutelare la salute in situazioni di particolare esposizione al rischio.

Operazione “Sorella Salute”, anche in Sicilia la Sanità fa gola ai corrotti

PALERMO – Ed eccoci giunti alla terza puntata di “Covid-gate”. Purtroppo per la nostra Sicilia, non si sono ancora esauriti i temi da denunciare.

La pandemia, che ci ha travolto una prima volta ed è tornata a colpire con più forza una seconda volta, ha spazzato via ogni schema di controllo: infatti, secondo quanto emerge da recenti rilevazioni condotte dall’Autorità nazionale anticorruzione, appena il 26,5% dei 63 milioni di euro spesi nell’Isola tra marzo e aprile per l’acquisto di forniture e servizi sanitari connessi al trattamento e al contenimento dell’epidemia da Covid-19 hanno seguito l’iter di centralizzazione (16,7 milioni di euro), ne consegue che i restanti tre quarti sono sfuggiti ai suddetti strumenti di centralizzazione (46,4 milioni di euro).

Dunque, se è vero che l’emergenza sanitaria detta i tempi di azione, saltando le normali procedure in ragione di una tempestività d’intervento, è altrettanto vero che trasparenza e anticorruzione sono minacciate da vicino. Senza poi sottovalutare il fatto che l’ambito sanitario ha da sempre fatto gola ai corrotti. Prova ne è la vicenda venuta a galla durante lo scorso mese di maggio che ha visto finire nell’occhio del ciclone Fabio Damiani, direttore generale dell’Asp 9 di Trapani, e Antonino Candela, nominato a marzo coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19 e già commissario straordinario e direttore generale dell’Asp 6 di Palermo.

In particolare, l’operazione, chiamata “Sorella Salute”, ha portato a galla quattro procedure a evidenza pubblica interessate da condotte di turbativa, aggiudicate a partire dal 2016, il cui valore complessivo sfiorava i seicento milioni di euro. Si tratta solo dell’ultimo evento in ordine temporale, se andassimo a ritroso nel tempo avremmo la possibilità, nostro malgrado, di rilevare tanti altri spiacevoli fatti simili. Dunque, se in tempi “normali”, in cui non è la situazione generale a dettare le azioni, si sono verificati casi come quello appena enunciato cosa potrà accadere in un momento come quello attuale in cui la tempestività d’azione apre maggiori scappatoie e possibilità di aggirare il sistema?

Naturalmente l’Autorità nazionale anticorruzione continua con le proprie attività nell’ottica di garantire trasparenza, qualità di spesa e scongiurare le attività criminali. Ma la tempestività d’azione, permessa anche dalle discipline in deroga, espone inevitabilmente a maggiori rischi. A tal proposito, esprime una forte preoccupazione anche Santo Cutrone, presidente Ance Sicilia (Associazione nazionale costruttori edili), che dichiara: “Nel clima di emergenza Covid, l’Italia e la Sicilia rischiano di andare incontro ad una nuova Tangentopoli. Siamo tutti d’accordo sul fatto che le gare d’appalto debbano essere aggiudicate nel più breve tempo possibile, ancora di più adesso che occorre superare l’emergenza economica provocata dalla pandemia e anche costruire un Paese più moderno. Però questo non significa rinunciare alla trasparenza. Purtroppo i criteri imposti dal decreto ‘Semplificazioni’, se a livello nazionale favoriscono i soliti noti che si stanno aggregando in mega gruppi rendendo più difficili i controlli, in Sicilia rischiano anche di riportarci indietro di quarant’anni, quando a decidere a tavolino le gare erano i boss mafiosi, anche al di fuori delle stazioni appaltanti”.

“Va chiarito di considerare gli avvisi di gara pubblicati sui siti istituzionali non una mera comunicazione di ipocrita trasparenza – aggiunge Cutrone – ma come un invito alle imprese a partecipare in tempi rapidi anche organizzandosi in associazioni temporanee. Va imposto di tenere i sorteggi non in una chiusa stanza, ma collegati in videoconferenza con chiunque abbia interesse a verificare la regolarità dell’iter e di rendere pubblici e trasparenti i criteri di rotazione e di invito/partecipazione delle imprese”.

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