Anche in Sicilia è scoppiata la “guerra” del 5G: sindaci impauriti e comunità scientifica spaccata - QdS

Anche in Sicilia è scoppiata la “guerra” del 5G: sindaci impauriti e comunità scientifica spaccata

Paola Giordano

Anche in Sicilia è scoppiata la “guerra” del 5G: sindaci impauriti e comunità scientifica spaccata

venerdì 17 Luglio 2020

Nell’Isola una cinquantina di Comuni contro la tecnologia, ma il Tar ha già bocciato Cefalù e il Governo ha tracciato la strada. L'assessore Razza dichiara: “Dirsi contrari alla tecnologia 5G è una bestialità senza precedenti”

PALERMO – Nel braccio di ferro tra compagnie telefoniche e sindaci sull’installazione di impianti 5G, la recente decisione del Tar della Sicilia assegna un round alle prime. I giudici amministrativi hanno infatti accolto un ricorso della compagnia Fastweb annullando l’ordinanza del sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina – la n. 21 del 16 aprile 2020 – che, applicando il principio precauzionale, aveva vietato l’introduzione della nuova tecnologia “in attesa – si legge nel provvedimento del primo cittadino – della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer”.

Sul proprio profilo di un noto social network Lapunzina ha spiegato che il Decreto del Presidente del Tar Sicilia, prot. n. 250/2020 del 16 giugno, notificato al Comune di Cefalù il 2 luglio 2020, “accoglie il ricorso presentato il 15 giugno 2020 dalla società Fastweb secondo la quale il divieto imposto con la mia ordinanza ‘condiziona in uno scenario di breve e medio periodo l’intera strategia di investimento della Fastweb’, sostenendo che rispetto alle argomentazioni alla base dell’Ordinanza sindacale, debbano prevalere le ‘disposizioni della gara 5G’ con la quale lo Stato ha assegnato le concessioni governative per la diffusione di questa tecnologia”.

“Rispetto agli studi scientifici citati nel provvedimento annullato, i quali dimostrerebbero che non vi è l’assoluta certezza che questa nuova tecnologia non sia dannosa, il provvedimento di annullamento – prosegue Lapunzina – si limita a dire che le motivazioni dell’Ordinanza contengono ‘numerosi elementi tecnici che necessitano di adeguato approfondimento’. Deve, quindi, desumersi il fatto che non sia ancora stata scientificamente accertata l’assenza di danni alla salute” e che “ non sia, secondo il Giudice, di per sé motivazione sufficiente a vietare l’installazione degli apparati, ‘dato il carattere sensibile degli interessi coinvolti: la concorrenza, lo sviluppo sostenibile, la salute, l’ambiente’”.

Accanto a Lapunzina e agli oltre cinquanta Comuni dell’Isola elencati sul sito alleanzaitalianastop5g.it che hanno già espresso rimostranze nei confronti del 5G si schiera anche l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde). Maria Gabriella Filippazzo, presidente della sezione di Palermo, ha confermato al QdS che “La posizione dell’Isde è abbastanza univoca ed è assolutamente contraria alla tecnologia 5G perché ci sono tutti i presupposti perché essa possa essere dannosa”. “In una situazione di incertezza assoluta sugli eventuali danni delle onde elettromagnetiche che non sono ancora stati completamente smentiti – aggiunge – credo valga la pena di applicare il principio di precauzione”.

“Vale la pena ricordare – prosegue la presidente Filippazzo – che l’uso prolungato del cellulare a scopo lavorativo ad esempio è responsabile di una serie di tumori che sono benigni dal punto di vista anatomopatologico perché in linea di massima sono meningiomi o tumori delle ghiandole salivari ma che, come nel caso del meningioma, si comportano come maligni perché determinano la necessità di fare interventi demolitori che di fatto lasciano la gente fortemente lesa”.

“Quando gli scienziati dicono che non c’è documentazione di danno e che possiamo stare tutti tranquilli e felici – conclude – vorrei sapere con certezza se non hanno mai avuto un conflitto di interessi, che può essere una ricerca finanziata o una borsa di studio di qualunque tipo. Tutte le ricerche epidemiologiche sono infatti molto difficilmente indipendenti, la maggior parte di esse e delle pubblicazioni sono fortemente pesantemente influenzate da conflitti di interessi”.

Contro i dubbi esposti nelle svariate ordinanze sindacali si è espresso Nicola Pasquino, ordinario di “Misure per la compatibilità elettromagnetica” all’Università Federico II di Napoli, che interpellato dal QdS sostiene che “La scienza la risposta l’ha già data: l’unico effetto certo è quello del riscaldamento dei tessuti, che però avviene solo per livelli di esposizione molto più alti di quelli a cui siamo sottoposti per effetto della comunicazione cellulare. Lo voglio ripetere per chiarezza: in alta frequenza, e ancora più specificamente alla frequenza dei sistemi cellulari, l’unico effetto accertato è quello termico. L’Oms dice che non c’è prova di un nesso causale tra l’esposizione ai campi elettromagnetici e l’insorgenza di tumori”. “La smettessero i sindaci – sottolinea Pasquino – di fare ordinanze senza una base scientifica solo per rincorrere il consenso”.

A fugare tali dubbi è anche l’Istituto superiore di sanità secondo cui “gli unici effetti sulla salute umana dei campi elettromagnetici a radiofrequenza che siano stati accertati dalla ricerca scientifica sono gli effetti a breve termine, di natura termica”. L’energia elettromagnetica assorbita dai tessuti del corpo umano viene convertita in calore provocando un aumento della temperatura del corpo, generalizzato o localizzato a seconda delle modalità di esposizione. L’entità di questo aumento di temperatura dipende dai meccanismi di termoregolazione corporea (aumento della circolazione sanguigna, sudorazione o respirazione accelerata) che rallentano il processo di riscaldamento e limitano la temperatura a cui si stabilisce l’equilibrio termico.

L’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro, inoltre, ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza solo come “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 2B) e non come “probabilmente cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 2A), né come “cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 1). “È lo stesso gruppo di cancerogenicità – chiarisce Pasquino – in cui sono inseriti, ad esempio, l’aloe vera e l’acido caffeico ad esempio, oltre alle attività professionali come quella di falegname e carpentiere”.

Nella querelle tra sostenitori e oppositori del 5G, il regolamento attuativo sulle piccole antenne o punti di accesso wireless per aree limitate adottato lo scorso 30 giugno dalla Commissione Europea prima e le disposizioni contenute nel Decreto Semplificazione appena approvato dal governo italiano poi, sembrano rafforzare la volontà dell’Europa e dell’Italia di proseguire nella strada del 5G.

Il primo specifica infatti le caratteristiche fisiche e tecniche delle microantenne per le reti 5G e mira a facilitare il dispiegamento della rete, attraverso un regime che consente l’esenzione da autorizzazioni, assicurando nel contempo che le autorità nazionali continuino a sorvegliare. Le microantenne, osserva la Commissione, dovranno rispettare la protezione della salute delle persone, rispettando i severi limiti di esposizione previsti nell’Ue che, per il pubblico, sono cinquanta volte più bassi delle soglie che le evidenze scientifiche internazionali suggeriscono possano comportare conseguenze per la salute umana.

Per il commissario al Mercato Interno Thierry Breton “le reti 5G rappresentano un pilastro dello sviluppo socioeconomico in Europa, poiché consentiranno l’introduzione di nuovi servizi nella salute e nell’assistenza, nell’energia, nei trasporti, nell’educazione e in molte altre aree”. “La loro importanza – conclude Breton – è anche più evidente oggi, dato che svolgeranno un ruolo fondamentale nella nostra ripresa dalla crisi provocata dalla pandemia di Covid-19”.

Il secondo, il Decreto semplificazioni, include un insieme di misure dedicate al comparto delle reti e dei servizi di comunicazioni elettroniche che hanno come obiettivo quello di appianare gli ostacoli al completo dispiegamento del Piano strategico nazionale della banda ultra-larga e alla piena diffusione della tecnologia 5G. Il Decreto integra infatti il “Cura Italia, proponendo un iter standardizzato e semplificato per ottenere l’autorizzazione a effettuare interventi di installazione e manutenzione delle reti in fibra ottica, nonché il permesso di installare infrastrutture per impianti radioelettrici (di qualunque tecnologia e potenza) sul territorio.

L’assessore alla Salute della Regione siciliana, Ruggero Razza, interviene nel dibattito

Sull’intricata matassa che circonda il tema della tecnologia 5G abbiamo interpellato in esclusiva l’assessore regionale alla salute, Ruggero Razza.

Assessore Razza, qual è la sua posizione in merito alla sentenza del Tar di Palermo che ha annullato l’ordinanza del sindaco di Cefalù che vietava l’installazione delle antenne 5G?
“Non conosco i contorni del contenzioso relativo al Comune di Cefalù che è stato deciso dal Tribunale amministrativo regionale per cui non saprei se il Comune abbia emesso un provvedimento carente di presupposti e per quale ragione”.

Qual è il suo orientamento rispetto alla tecnologia 5G?
“Dire che si possa essere contrari alla tecnologia 5G è secondo me una bestialità senza precedenti, anche perché la riorganizzazione sul fronte tecnologico e la presenza di una rete di altissima velocità cambieranno profondamente le nostre vite. Si è già in qualche parte potuto vedere con la fase Coronavirus: noi oggi facciamo online tante cose che era inimmaginabile pensare di fare fino a qualche tempo fa. Ed anche lo sviluppo tecnologico in materia sanitaria – penso all’applicazione su telemedicina, teleassistenza, gestione di pazienti cronici – ovviamente sarà agevolato da un sistema a rete velocissima. Se poi consideriamo che la Sicilia è la prima regione in Italia e in Europa per la spesa dei fondi per la costituzione della banda larga è come se noi stessimo immaginando di avere l’infrastruttura più veloce d’Italia e non avere però la locomotiva e i vagoni che devono correre su questa infrastruttura”.

La sua opinione è dunque positiva sulla tecnologia 5G.
“Al di là del fatto che la mia opinione sia positiva, non penso che sia nelle competenze di un Ente regionale o di un Ente locale potere interferire su un qualcosa che oggi muove a livello globale. Ho qualche perplessità in più per capire quali saranno i soggetti abilitati alla tecnologia 5G perché chi conosce il tema dei big data (ingente insieme di dati digitali che possono essere rapidamente processati da banche dati centralizzate, ndr) sa che sono uno dei grandi valori economici e non soltanto economici del futuro prossimo e quindi la proprietà o la capacità di controllare i big data evidentemente rappresenta anche una condizione di forza sul piano geopolitico, quindi farei attenzione. È di questi giorni la decisione del governo inglese di non consentire ad uno degli operatori di promuovere investimenti sulla rete 5G in quel Paese. Questo secondo me è qualcosa che l’Europa dovrebbe valutare a livello unitario”.

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