Anno del Signore 2023 - QdS

Anno del Signore 2023

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Anno del Signore 2023

Giovanni Pizzo  |
lunedì 02 Gennaio 2023

Cosa ci attendiamo per il nuovo anno? Certamente la fine della guerra in Ucraina, ma non solo. Il commento di Giovanni Pizzo.

Cosa ci attendiamo per il nuovo anno? Potremmo chiederlo a Paolo Fox, che mi ha già tracciato un profilo astrologico preoccupante. Oppure chiederlo a qualche think tank americano dell’Ivy League. Sicuramente la fine della guerra in Ucraina. Più per consunzione dei contendenti, stanno finendo le salmerie di proiettili e droni, che per un’improvvisa voglia di pace.

Di fatto è stata una feroce e crudele prova tecnica di trasmissione rispetto al vero scontro globale tra Cina e Stati Uniti. Una guerra per interposti Paesi, in cui l’unico contesto che non aveva interesse a questo scenario, l’Europa, non ha svolto alcun ruolo geopolitico, se non le visite di circostanza che si fanno quando muore un parente lontano.

Il dopoguerra sarà uno scenario di grande rilancio dell’economia, si venderanno droni per casa e non per missili, nuovi telefonini con zoom da fotografo di guerra, crociere sulla luna targate Tesla a prezzi modici anche per milionari di casa nostra.

Tra guerra e pandemia il mainstream si è impossessato dei nostri neuroni collegati sulle piattaforme social e digitali terrestri, e saremo vieppiù trasformati in consumatori prima che persone pensanti. Con l’enorme confusione generata dalle polpette e i polpettoni che ci propinano al posto di una corretta informazione la coscienza politica, civile, intellettuale viene macinata per indirizzare meglio il gregge a supporto del consumo globale, l’unica vera comunità internazionale.

Solo che al posto di Stati sovrani o loro organismi, l’Onu della globalizzazione mette nel consiglio di sicurezza del Consumo esclusivamente multinazionali e i loro interessi.

Oddio, era così anche ai tempi del capitale degli inizi del 900, quando Henry Ford poteva dire che quello che andava bene per la sua Casa automobilistica andava bene per gli Stati Uniti, ma ora questo concetto è diventato universale, con più filiere coinvolte, dall’energia alle Big Pharma, dalle multinazionali dell’Ogm alle grandi Banche, ai fondi di investimento sovranazionali.

Loro pensano e, tramite il potentissimo biodigestore della comunicazione globale, il pastone di consumo viene trasferito a menti sempre meno critiche e meno formate sul piano delle chiavi di lettura. Chi legge più d’altra parte, se non è su Facebook non esiste alcun concetto, e se per caso ci finisce viene triturato dagli algoritmi.

Tra poco pensare con mente libera, avere accesso ad informazioni non pre-filtrate, avere una coscienza potrebbe essere visto come le poesie di Yuri Zivago nel celebre romanzo di Pasternak. Un pericoloso esempio di individualismo introspettivo che disturba il collettivismo, apparentemente liberale dei Competitors del mondo globale.

Tutto questo ha avuto per protagonista un italiano, il famoso Renato Ruggero, artefice del WTO, il trattato che diede formalmente il via alla globalizzazione, che nemmeno la testa laboriosa di Henry Kissinger, colui che aprì alla Cina, poteva concepire.

Il mondo del consumo non si può fermare, tranne che per i pochi minuti per celebrare la scomparsa di uno degli ultimi conservatori, Papa Ratzinger che sul solco di Giovanni Paolo II aveva già cominciato a criticare il capitalismo della disgregazione delle coscienze. Lo show must go on, e via ai nuovi cittadini post pandemici mondiali per nuovi vaccini, tutti tranne quello della coscienza critica.

Così è se vi pare.

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