Onde Onlus, opportunità di svolta per donne vittime di violenza - QdS

Onde Onlus, opportunità di svolta per donne vittime di violenza

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Onde Onlus, opportunità di svolta per donne vittime di violenza

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venerdì 22 Gennaio 2021

Il Centro supporta le donne anche nel loro percorso lavorativo e avviato tre nuove imprese a questo scopo. Maria Grazia Patronaggio: "Gli sportelli devono essere efficaci e consentire alle donne di uscire davvero dalla situazione di violenza"

Dai primi anni ’90 l’associazione “Le Onde Onlus” è attiva nel territorio palermitano per prevenire e contrastare la violenza su donne, bambine e bambini, incentivando il desiderio di affermazione di libertà delle donne.
Maria Grazia Patronaggio – referente dell’associazione antiviolenza – spiega in un’intervista esclusiva rilasciata al QdS il contesto in cui operano le volontarie e i progetti messi in campo.

Con l’introduzione del Codice Rosso all’interno del codice penale italiano la condizione delle donne vittime di violenza è migliorata come il Governo si aspettava?

“Ci vorrebbero dati certi per sapere se il Codice Rosso ha aiutato le donne nel loro percorso di uscita dalla violenza, migliorando l’intervento delle istituzioni che hanno il compito della protezione delle donne. Nei territori in cui è attiva una rete interistituzionale antiviolenza, come nel caso dell’area metropolitana di Palermo, le forze dell’ordine e la magistratura lavorano in maniera sinergica e integrata. In queste aree l’attuazione del Codice non ha trovato particolare difficoltà, ma anzi ha accelerato i procedimenti  relativi. Non è stato così in tutti i territori, almeno all’inizio”.

Gli sportelli di aiuto dedicati alle donne in Sicilia sono sufficienti rispetto al numero delle richieste? Con quali mezzi economici portate avanti il vostro lavoro?

“Purtroppo non sono sufficienti. Lo Stato italiano e la Regione Siciliana hanno stabilito dei requisiti formali per diventare centro antiviolenza o casa rifugio, quindi soltanto chi ha questi requisiti può ricevere dei finanziamenti. In realtà, però, questi requisiti non tengono conto del fatto che i centri antiviolenza devono agire in base alle indicazioni della Convenzione di Instanbul, la quale dà delle indicazioni precise in merito al contrasto delle violenza sulle donne. Ma è la differenza sostanziale a essere importante e non l’uguaglianza formale. La nostra associazione ad esempio è nata con l’obiettivo di essere un centro antiviolenza, ed è il nostro unico scopo nello statuto. Ultimamente, da quando sono stati inseriti questi requisiti formali dalla Regione, molti organismi che prima si occupavano dell’ambito sociale (bambini, anziani, immigrati) hanno cominciato a occuparsi di violenza. Noi pensiamo che non sia importante il numero degli sportelli in sé, ma quanto questi siano efficaci, infatti questi non devono seguire soltanto le indicazioni europee ma soprattutto quelle della Convenzione di Instanbul. Come centro antiviolenza noi utilizziamo soprattutto delle professioniste retribuite. Naturalmente ci sono dei vuoti di finanziamento perché non abbiamo delle risorse continue e quindi in questi casi le professioniste lavorano sotto forma di volontariato. Noi cerchiamo di fare in modo che questa mancata copertura non si verifichi sempre. Da noi inoltre ci sono anche delle tirocinanti e delle volontarie, oltre alle operatrici che rispondono al telefono e che devono avere anni di esperienza alle spalle per rispondere e sostenere i colloqui”.

In queste settimane avete lanciato una raccolta fondi per acquistare gli arredi nuovi della Casa Rifugio, quanto sono importanti queste strutture per le donne in difficoltà?

“La finalità delle Case rifugio è la creazione di un luogo di protezione e progettualità che garantisca un supporto al percorso delle donne e dei minori (maschi e femmine). Gli obiettivi generali della casa sono: garantire un luogo di riprogettazione per le donne e i minori che necessitano di allontanarsi dalla propria abitazione a causa di maltrattamenti; offrire un luogo ‘protetto’ e definire un percorso di risoluzione della situazione violenta e di tutela per i/le figli/e minori, potenziando il lavoro svolto in accoglienza; offrire un servizio di qualità per donne maltrattate, attivando anche la rete di supporto con i servizi pubblici (servizi sociali professionali del comune, servizi asl, scuole ecc.) e con i servizi di garanzia della sicurezza e tutela dei cittadini, (forze dell’ordine, tribunali, ecc), ma anche con il privato sociale che concorre alla risoluzione della situazione di disagio”.

Aiutate le donne anche a riprendere in mano la propria autonomia a livello economico, attività fondamentale per riappropriarsi del proprio futuro…

“Il Centro Antiviolenza è un luogo di ascolto e di supporto che mette in gioco, nella relazione con l’operatrice, la valorizzazione delle risorse possedute dalla donna per una riprogettazione della propria vita che passa anche da una diversa visione di sé e che porta a un piena autonomia. Ciò si realizza attraverso un adeguato e specializzato sostegno sociale, psicologico e legale, volto al rafforzamento del sé, delle capacità genitoriali, alla conoscenza e all’accesso alle reti socio-sanitarie attive nel territorio e deputate a intervenire nella tutela, nella protezione e presa in carico di situazioni di violenza. E’ prioritario sostenere le donne verso l’indipendenza economica sia per aumentare l’emersione del fenomeno, sia per costruire percorsi positivi di uscita dalla violenza. Per farlo è necessario dotarsi di un sistema stabile di intervento, che integri il percorso di accoglienza con l’orientamento al lavoro o il sostengo delle donne che già lavorano. Il servizio di accompagnamento al lavoro offre l’opportunità di un bilancio di competenza (non in tutti i Centri avviene), di orientamento al lavoro e un accesso facilitato ai servizi per il lavoro (Centro per l’Impiego, Agenzie per il lavoro, Servizi privati accreditati per le politiche attive del lavoro), così da orientare e sostenere la donna nel proprio progetto individuale anche di autonomia economica, per sé e per il nucleo monoparentale di cui è responsabile (in particolare per le ospiti delle strutture a indirizzo segreto)”.

Da poco le Cuoche Combattenti sono state premiate – nella persona di Nicoletta Cosentino – dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la creazione di un’impresa che aiuti le donne a raggiungere l’obiettivo dell’autonomia economica. Come nasce questo progetto?

“L’Associazione ‘Le Onde ONLUS’ ha maturato un’esperienza pluriennale nel settore dell’orientamento al lavoro,  dei tirocini di inserimento/reinserimento lavorativo e delle borse lavoro, nonché nell’avvio di imprese femminili. Fino ad adesso abbiamo avviato tre imprese di donne: ‘Cuoche Combattenti’, ‘Clean Sicily’ e ‘Happy Color Book’. Le tre imprese nascono grazie a un finanziamento del Dipartimento pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri che si traduce nel progetto V.I.T.A.E. (Violenza verso le donne: Iniziative Territoriali per l’Autonomia e l’Empowerment) con cui si sono avviati 12 tirocini di inserimento lavorativo e tre imprese femminili. Tutto ciò è stato possibile grazie anche al supporto di ‘Next- Nuove energie per il territorio”. I risultati del progetto sono stati eccellenti se si considera che queste imprese hanno creato opportunità di lavoro non soltanto per le tre imprenditrici, ma anche per altre donne che in queste imprese svolgono, a loro volta, tirocini di inserimento lavorativo o hanno trovato un’occupazione. Le imprenditrici sono donne che hanno seguito un percorso di uscita dalla violenza nel nostro centro e alcune di loro avevano già fatto esperienza di tirocini di inserimento. Grazie a un progetto della Regione Siciliana e al Reddito di Libertà stiamo avviando a breve un’altra impresa”.

Sonia Sabatino

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