Il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha parlato ancora del Piano Mattei chiarendo alcuni punti. Si guarda al futuro, il vertice di Roma
“L’Africa è una priorità per gli interessi nazionali e gli equilibri globali: il nostro governo l’ha messa fin dall’inizio al centro della politica estera italiana con un nuovo approccio che consiste nell’ascoltare, rispettare costruire insieme. È previsto un fitto calendario di visite ed incontri”. Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha replicato oggi in aula ad un’interrogazione sul Piano Mattei.
“Al continente africano il presidente del Consiglio ha dedicato il suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, al vertice dello sviluppo a New York ho sottolineato che serve un impegno globale per l’Africa e contro i trafficanti di esseri umani”, ha proseguito, illustrando le azioni del governo. “L’Africa è stato il tema principale di tutti i nostri colloqui bilaterali, molti dei quali con capi di stato e ministri africani”.
“Ho riunito in due occasioni tutti gli ambasciatori africani coinvolgendo altri colleghi di governo per rendere operative collaborazioni in settori di interesse comune e uscito da qui incontrerò di nuovo il ministro degli esteri del Kenya: discuteremo di cooperazione economica e del centro spaziale di Malindi”, ha aggiunto Tajani sottolineando: “Ecco cosa significa il metodo Mattei: niente paternalismi atteggiamenti predatori ma un vero partenariato, una relazione tra pari, l’Africa vista con occhi africani”.
Il vertice di Roma e la strategia per l’Africa
“In quest’ottica, condivideremo proposte con i leader africani nel corso del vertice di Roma del 5 e del 6 novembre e con loro lo svilupperemo: numerose le aree di cooperazione, dall’agroindustria alla transizione energetica, la lotta ai cambiamenti climatici, le infrastrutture, fisiche e digitali, la formazione professionale, la cooperazione culturale, scientifica ed accademica“, ha proseguito Antonio Tajani. “In molti campi intendiamo mettere a sistema le attività che l’Italia realizza, orientandole su priorità condivise, e mobilitare nuove risorse, non solo pubbliche”.
“Vogliamo incrementare le joint-ventures per trasformare in loco le materie prime con lavoratori africani. La crescita è lo strumento più efficace per garantire la stabilizzazione delle aree di crisi, aggredire le cause delle migrazioni e contrastare la diffusione del radicalismo. Anche la cooperazione allo sviluppo rappresenta un tassello importante: l’Africa è il primo beneficiario delle nostre attività: nel continente abbiamo 400 iniziative a dono e più di 40 progetti a credito per un totale di 2 miliardi di euro”.
“Ma l’Italia non può farcela da sola: sin da quando ero vicepresidente della Commissione insistevo su un piano Marshall per l’Africa e oggi è ancora più necessario coinvolgere organizzazioni e istituzioni finanziarie internazionali, come abbiamo fatto per la conferenza di Roma su sviluppo e migrazioni. Anche all’Onu abbiamo sensibilizzato su una più vasta azione europea e globale”, ha concluso.
Immagine d’archivio