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Gli appalti dei Capizzi alla Camera. Il sindaco Trantino: “Il Comune di Catania ha aderito ad accordo Invitalia”

Gli appalti dei Capizzi alla Camera. Il sindaco Trantino: “Il Comune di Catania ha aderito ad accordo Invitalia”
Comune di Catania, immagine di repertorio

L’interrogazione della deputata Elisabetta Piccolotti dopo le diverse inchieste giudiziarie che hanno interessato il mondo degli appalti e la risposta del Comune di Catania in merito ai cantieri affidati ai Capizzi.

Un excursus che copre sei anni costellati da tanti appalti vinti ma anche da non poche indagini. È quello che è sintetizzato in un’interrogazione parlamentare, depositata la scorsa settimana alla Camera dalla deputata marchigiana Elisabetta Piccolotti, per chiedere di accendere i riflettori sui lavori in corso a Catania per le riqualificazioni delle piazze Lupo e Majorana. Il cantiere, già avviato, riguarda un progetto del valore di circa quattro milioni finanziato con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Opere di cui si sta occupando un raggruppamento formato da quattro imprese, tutte riconducibili alla famiglia Capizzi di Maletto.

Ed è proprio agli imprenditori del centro alle pendici dell’Etna, che l’esponente di Alleanza Verdi Sinistra fa riferimento rivolgendosi al ministro degli Affari europei, Pnrr e Coesione territoriale Tommaso Foti e ai colleghi dell’Economia e degli Interni, Giancarlo Giorgetti e Matteo Piantedosi.

Dei tre sarà Foti a rispondere a Montecitorio alle osservazioni sollevate da Piccolotti.

Gli appalti dei Capizzi a Catania alla Camera, la riqualificazione e le indagini

“Quali urgenti iniziative intendano porre in essere al fine di acquisire ogni elemento utile diretto ad accertare le condizioni e le ragioni che hanno portato ad aggiudicare la riqualificazione delle piazze Pietro Lupo e Angelo Majorana di Catania ad imprese facenti capo a soggetti imprenditoriali che negli ultimi anni sono stati costantemente indagati, processati e condannati, nonché coinvolti anche nelle ultime inchieste su pubblici appalti e affidamenti, nonché se intendano verificare, per quanto di competenza, le condizioni per procedere ad una revoca dell’appalto in questione”.

È questo il quesito che Piccolotti pone al governo Meloni. All’origine dell’interrogazione c’è la ricorrenza con cui alcuni esponenti della famiglia Capizzi in questi anni sono finiti sotto la lente delle procure in Sicilia.

A partire dal 38enne Giuseppe Capizzi, attuale sindaco di Maletto. Nel 2019, Capizzi è stato prima indagato per traffico di influenze dalla procura di Catanzaro, all’epoca guidata da Nicola Gratteri, nell’ambito della maxi-inchiesta Rinascita Scott, dal cui processo l’imprenditore-politico è uscito ottenendo dal giudice l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Nel 2021, il Consorzio stabile progettisti costruttori, la principale azienda della famiglia, fu raggiunta da un’interdittiva antimafia che nell’immediatezza portò alla rescissione di alcuni contratti con Anas e che poi fu revocata. Nel 2024, Capizzi ha patteggiato una pena a due anni, dopo avere ammesso di avere pagato mazzette a Maurizio Croce, per ottenere favori dalla struttura commissariale per il contrasto del rischio idrogeologico.

Quest’anno, invece, il sindaco-imprenditore è stato indagato dalla Procura di Agrigento – gli atti successivamente sono stati trasferiti a Palermo – in un’altra inchiesta che ha al centro l’affidamento di appalti.

L’indagine su Cuffaro

L’ultima citazione di Giuseppe Capizzi in un’indagine risale però al mese scorso, quando è venuto alla luce lo scandalo che ruota attorno all’ex presidente della Regione Totò Cuffaro. Ancora una volta nel mirino degli inquirenti è finito il mondo degli appalti. Capizzi in questo caso non è indagato, ma nell’informativa del Ros dei carabinieri è dedicato un intero capitolo ai contatti avuti con Cuffaro nel periodo in cui una delle società riconducibili all’imprenditore si è aggiudicato una gara indetta da un Consorzio di bonifica.

A parlare con Cuffaro, mostrando una certa confidenza, era anche un altro Giuseppe Capizzi. Classe ’91, è cugino del sindaco di Maletto. Ed è al 34enne che la deputata Piccolotto fa riferimento quando nell’interrogazione menziona “un appalto da nove milioni di euro per il consolidamento e la riqualificazione del centro abitato di Raffadali”. Quest’ultimo è il centro dell’Agrigentino di cui è sindaco Silvio Cuffaro, dirigente regionale e fratello dell’ex governatore.

“Nonostante le indagini, le inchieste, i processi, le interdittive antimafia e le condanne, i legami politici, istituzionali e amministrativi permettono, a giudizio dell’interrogante, alle imprese facenti capo a Giuseppe Capizzi e alla sua famiglia di proseguire l’attività e aggiudicarsi appalti”, sostiene la deputata di Avs.

I lavori a Catania

Nell’interrogazione, la politica marchigiana non risparmia il Comune di Catania dall’accusa di essersi trincerata dietro un atteggiamento pilatesco. “Dopo alcuni giorni di silenzio, ha rilasciato un comunicato tramite la direzione Lavori pubblici in cui si precisava che l’intera procedura di gara si era svolta sotto la gestione di Invitalia”, scrive Piccolotti, affermando di provare “sconcerto rispetto alla circostanza che il Comune affidi su una vicenda come quella in oggetto a una struttura tecnico-amministrativa un comunicato”.

In merito all’affidamento al consorzio d’imprese dei Capizzi va detto che è avvenuto nell’ambito di un accordo quadro, precedentemente aggiudicato da Invitalia per accelerare l’esecuzione dei lavori finanziati dal Pnrr in modo da rispettare le tempistiche previste dal piano. Nello specifico, il raggruppamento formato dal Consorzio stabile progettisti costruttori, S.C.S. Costruzioni Edili, Vica e il consorzio romano Build di cui è consorziata la malettese Costruire è stato selezionato per il lotto prestazionale 4 – cluster 10 del lotto geografico Messina-Catania-Palermo.

“Si tratta di un intervento eseguito nell’ambito dei Piani Urbani Integrati, affidati, con procedura avallata dal governo Draghi, a Invitalia – conferma al Quotidiano di Sicilia il sindaco di Catania Enrico Trantino –. Il Comune non entra nel merito di quelle scelte. In mancanza di una interdittiva o altro impedimento giuridico, sulla base di cosa avremmo potuto chiedere cambiassero ditta esecutrice? Saremmo stati condotti al Tar e condannati a considerevoli spese. Lo sconcerto semmai è mio per l’alta dote di competenze giuridiche dell’interrogante”.