Emergono ulteriori sfumature dai tanti lati investigativi dell’indagine sugli appalti truccati e gli interessi nella sanità siciliana con la Procura di Palermo che ha chiesto l’arresto domiciliari per 18 persone con tanti nomi eccellenti.
Tra questi anche l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro che – secondo le intercettazioni – avrebbe inserito ai vertici della Nuova Dc persone “al di sopra di ogni sospetto” anche se dubitava che ciò “potesse metterlo al riparo dal rischio di indagini”.
Lo scrivono i magistrati nella richiesta di arresto per il politico, accusato di corruzione, associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta su nomine e appalti pilotati.
L’intercettazione di Cuffaro
Il retroscena emerge da una intercettazione. “Ma se no sai… io sai che faccio ora? Faccio presidente del partito la moglie di omissis…una che si chiama omissis … moglie del omissis … “. Il riferimento è a Laura Abbadessa, moglie del magistrato Massimo Russo. I nomi sono coperti da omissis nelle carte. Cuffaro diceva al suo interlocutore “che stava collocando in posti chiave della Nuova Dc persone al di sopra di ogni sospetto pur dubitando che ciò potesse metterlo al riparo dal rischio di indagini”, dicono i pm. “Cioè io sto mettendo le cose che devo mettere… ma bastano?”.
Le mani di Cuffaro nelle nomine della sanità
Ma le intercettazioni sullo scandalo appalti truccati avrebbero rivelato anche il presunto ruolo di Totò Cuffaro nella scelta dei nomi da porre ai vertici della sanità siciliana. Quelle nomine che tanto hanno fatto discutere la politica per mesi. Nello specifico, si legge in una nota dei magistrati, dal politico sarebbe emerso un “alacre impegno le cui ragioni sono di immediata intuizione e vanno ravvisate nell’enorme quantità di risorse economiche, e non solo, che circolano in questo settore”. In un’intercettazione, Cuffaro avrebbe detto: “Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa“. Parole che, per gli inquirenti, dimostrerebbero la sua “influenza e ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale”.
La spartizione delle nomine – scrivono i magistrati – sarebbe avvenuta “secondo logiche di potere, tese ad avvantaggiare questa o quella fazione politica, questo o quell’imprenditore”.
Appalti truccati in Sicilia, le intercettazioni e il carabiniere “talpa”
Al centro dell’indagine sugli appalti truccati in Sicilia risulta anche un ufficiale dei carabiniere, Stefano Palminteri, tenente colonello accusato di avere violato il segreto d’indagine nell’inchiesta che vede coinvolto l’ex Presidente della Regione Cuffaro. Gli avrebbe rivelato dettagli preziosi – e soprattutto protetti dal segreto – in cambio di un aiuto per la moglie.
Il retroscena della lite tra Cuffaro e Sammartino
Un ulteriore dettaglio svelato dalle intercettazioni sullo scandalo degli appalti riguarda la rivalità tra Totò Cuffaro e l’assessore Luca Sammartino. A parlare sarebbero Cuffaro, il deputato Carmelo Pace e Giovanni Giuseppe Tomasino. L’argomento, la volontà di Sammartino di “estrometterli dalla gestione del Consorzio di bonifica proprio nel momento in cui l’ente stava per ottenere un finanziamento pubblico consistente”.
“Se lui vuole continuare su questa strada io comincerò a rompergli i c*glioni… Ora a fare dichiarazioni sulla stampa, facciamo un poco di b*rdello. Perché è chiaro che non gliela facciamo passare”, avrebbe detto Cuffaro, minacciando di fare guerra a Sammartino tramite i media. Secondo gli inquirenti, Pace avrebbe contattato Sammartino convocandolo in casa di Cuffaro. Tomasino avrebbe dovuto seguire la conversazione “‘nascosto’ in un’altra stanza”.
Nelle carte degli inquirenti si legge: “Entrati, già dalle prime battute, nel vivo del discorso attinente ai consorzi di bonifica, Sammartino sottolineava ripetutamente che la rinuncia ex ante e in toto da parte di Tomasino di presiedere le commissioni non aveva alcuna validità, trattandosi di funzione attribuitagli dallo Statuto e che si poteva, al più, formulare una rinuncia caso per caso, procedura per procedura, fatta per motivate ragioni di incompatibilità”.
Cuffaro, rispondendo all’assessore, “usava toni sempre più accesi, ottenendo risposte sorprese dall’interlocutore”.
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