Appello al buonsenso della politica - QdS

Appello al buonsenso della politica

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Appello al buonsenso della politica

Giovanni Pizzo  |
domenica 17 Luglio 2022

Importante oggi riflettere sulla Sicilia. L’attuale crisi del sistema politico italiano ci impone una riflessione improcrastinabile.

Mi appello ai partiti che sono alla guida del Paese, in un momento storico per la vita dell’Italia e di un’Europa mai così a rischio.

Scusate l’urgenza ma è importante oggi riflettere sulla Sicilia. L’attuale crisi del sistema politico italiano ci impone una riflessione improcrastinabile. Al governo del Paese c’è, o forse c’era, una persona esterna alla politica, Draghi, che stava dando stabilità ad un sistema dei partiti in crisi. Solo pochi mesi fa abbiamo confermato questo stato di impraticabilità di campo rieleggendo Mattarella. Era l’unica scelta possibile!

La crisi italiana, ovviamente, viene da lontano. Dopo la caduta della Prima Repubblica abbiamo pensato che il sistema politico si potesse cambiare tramite una legge elettorale. Ma oggi tutti abbiamo capito di avere sbagliato. Il sistema è andato in tilt. Dalla crisi del sistema maggioritario, in cui tanti, in maniera trasversale, abbiamo creduto, siamo arrivati oggi allo stallo del sistema politico. Volevamo darci governabilità e stabilità, ed abbiamo avuto invece un sistema fragile e divisivo, tenuto insieme esclusivamente da antagonismi, spesso capziosi e distruttivi, ai leader di turno, fossero Berlusconi o Renzi. Volevamo semplificare il quadro politico con il bipolarismo, ed invece abbiamo moltiplicato i gruppi politici, tutto questo rinunciando ad una democrazia parlamentare rappresentativa, perché le coalizioni disomogenee erano costruite solo per la vittoria elettorale. Abbiamo fomentato demagogie e populismi, invece del federalismo la riforma del Titolo V ha accentrato il potere nelle mani di pochi, senza consenso e democrazia. Spesso prigionieri della loro solitudine politica, sia a Roma che nelle Regioni.

Il maggioritario, che non ha risolto i problemi del Paese è stato esportato nelle Regioni, introducendo una tempesta perfetta, in cui ogni territorio, soprattutto quelli al Sud, arrancano in governi di minoranza del Presidente pigliatutto di turno.

Sono convinto ormai da tempo che tutto questo abbia minato le fondamenta democratiche su cui si fonda lo Stato.

Ed è per questo che io mi appello a Voi, ai partiti repubblicani che vogliono continuare questa forma politica che si chiama democrazia rappresentativa.

Mi appello a tutti, senza escludere nessuno, mi appello a Berlusconi e a Letta, a Renzi e Salvini, Bonino e Calenda, a Speranza e a Cesa, Meloni, a tutti. Credo che le persone che hanno a cuore la democrazia debbano cercare tutte le soluzioni possibili per uscire dal tunnel in cui si è cacciata la fragile democrazia italiana e la ancora più fragile democrazia siciliana.

Mi appello a tutti Voi! A quelli che hanno una sensibilità politica scevra dai piccoli egoismi di parte. Oggi c’è un’emergenza dove è partita la liberazione dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Sicilia.

Dopo due anni di pandemia, con la profonda crisi economica e sociale, aggravata dall’attuale stato di guerra in Europa, una Sicilia, mai stata così povera nelle classifiche italiane, può reggere ad uno scontro devastante delle implose coalizioni? Possiamo piegare una regione strategica per l’Italia, anche per il suo fondamentale ruolo geopolitico, al capriccio di qualcuno che vuole imporsi a dispetto della realtà? Possiamo continuare in un quadro di evidente minoranza, con enormi problemi da affrontare e con un ritardo netto sulle riforme ineludibili, solo perché qualcuno, o più di uno, vogliono continuare così?

La Sicilia di oggi è profondamente diversa da quella del 2017. Oggi sembra essere passata un’era geologica rispetto a quel mondo. Sono aumentati sia i problemi che il frazionismo del quadro politico. Solo così si possono spiegare le scelte di deresponsabilizzazione del campo del centrosinistra, che non avendo il coraggio di analizzare la situazione politica, e decidere il da farsi, devolve a tardive primarie la scelta. Per non prendersi il cerino in mano. Primarie ormai resesi anacronistiche rispetto all’inevitabile implosione a Roma del campo largo. Perifrasi oggi senza alcun orizzonte politico.

Analogo problema ha la coalizione di centrodestra, ormai consunta su obiettivi, uomini e metodi. Ci sono solo rivalità e sfiducie reciproche che ormai non si possono più sopire, nemmeno con la spartizione del potere. Il caso di Palermo è emblematico, senza una giunta, non dico di altissimo profilo, ma nemmeno di basso rango.

Fermatevi! Ve lo chiedo per i siciliani. Perché il problema non sarà il cerino, o la mano che lo regge, ma il rogo che brucerà l’Isola.

Quello che Vi propongo  è semplice, anche se sembra complesso. Mi appello perché anche in Sicilia si faccia un governo con una formula ampia, la più larga possibile. Perché i siciliani ne hanno profondo bisogno. Un governo Unitario. Un governo che rimarchi, ed oggi che il governo Draghi entra in crisi è ancora più importante, che non abbiamo bisogno di populismi stupidi ma di popolarismo di buon senso.

Solo un governo di Unità regionale può cercare di riportare su una linea Europea la Sicilia, e mettere a terra, come si usa dire oggi, il PNRR. Solo con un’ampia maggioranza, trasversale, si possono gestire le emergenze che saremo costretti ad affrontare. Il Mediterraneo sarà il nuovo baricentro della tensione dopo la guerra sul mar Nero, con crisi legate alla carestia derivante dalla penuria di grano e da andamenti climatici sempre più emergenziali. Avremo crisi energetiche e crisi di capitale umano, con gli imprenditori che non trovano mano d’opera in quasi tutti i comparti, anche, ma non solo, a causa del reddito di cittadinanza, che è ormai difficilissimo da modificare.

E noi vogliamo demandare a lotterie telematiche e capricci di pochi il governo di una regione strategica per l’Italia e l’Europa? E tutto questo alla vigilia delle successive elezioni politiche? Per distruggere quel poco di stabilità che forse ci consentirà la ripartenza del Paese?

Dobbiamo in maniera ineludibile realizzare in questa terra poche ma concrete cose. Realizzare senza perdere un minuto di tempo gli impianti necessari per il ciclo dei rifiuti, e terminare l’era delle discariche, darci un sistema di viabilità e mobilità dentro e fuori dall’isola, incentivare con politiche industriali il turismo e riformare la fruizione dei Beni Culturali, puntare fortemente sulle politiche finanziate da Next Generation Ue, occupazione e valorizzazione femminile e giovanile, in cui l’isola è in un ritardo storico.

Abbiamo bisogno di Donne e giovani per questa terra di Sicilia. Per cui propongo a tutti i partiti di puntare su di loro. Solo loro possono cambiare un’isola che sembra immutabile nelle facce e nei riti.

Mi appello a Voi, a tutti gli uomini di buona volontà e coscienza politica, che sono sicuro che ci siano nei partiti nazionali che hanno dato vita al governo Draghi. Deponiamo le armi della demagogia e scegliamo di dare un futuro a questa terra. Se salviamo la Sicilia salveremo l’Italia, ma soprattutto testimonieremo quel senso di responsabilità che serve alle generazioni più giovani, sempre più fondamentali per il Paese, e sempre più lontane a causa della difficoltà ad immaginare un futuro in una terra che rimane immobile, in accuse reciproche e nell’eterno non cogliere e non fare cogliere, come si dice in questa terra.

Non dividiamoci, nell’Unità entrano gli altri: le generazioni giovani con i loro bisogni, la salute e la buona qualità di vita degli anziani, i buoni investimenti, e la pace che nel Mediterraneo sembra essere naufragata, insieme al dialogo tra culture, religioni e, in generale, le opportunità reciproche. L’Unità serve alla Sicilia e serve all’Italia. Mi appello a Voi. Ascoltate questa terra ed aiutateci a salvarla.

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