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Aprire subito teatri, ristoranti, palestre

Carlo Alberto Tregua

Aprire subito teatri, ristoranti, palestre

sabato 27 Febbraio 2021

L’epidemia soffoca l’economia

Gli scienziati continuano a fare danni enormi a tutto il Paese imponendo, dal loro punto di vista, uno squilibrio fortissimo fra la giusta linea di prudenza per arginare e vincere il virus e l’altrettanta linea di prudenza per stimolare le attività a riprendersi e con esse i relativi consumi.
È urgente riaprire teatri e cinema, palestre e piscine, dopo la riapertura graduale di Musei e mostre, ma soprattutto consentire ai ristoratori di tenere aperti i loro locali fino alle fatidiche ore ventidue. Risulta ancora incomprensibile il motivo per cui ristoranti, pizzerie e altri luoghi simili siano sicuri a ora di pranzo e non più sicuri a quelle della sera.
Parimenti, risulta incomprensibile e irragionevole consentire il riempimento totale delle carlinghe degli aerei, con i posti ravvicinati tutti occupati, mentre i vagoni ferroviari possono essere riempiti fino alla metà, nonostante abbiano spazi più grandi e un numero di posti dimezzato rispetto a quelli degli aerei, cioé cento e non duecento.
Probabilmente vi sono altre ragioni che hanno spinto il Governo Conte II, e forse anche l’attuale, a queste discriminazioni che colpiscono certi soggetti e ne favoriscono altri.

È ormai da tutti proclamato ai quattro venti che la soluzione dell’epidemia è il vaccino, che dovrebbe essere inoculato in massa a tutti i cittadini europei, e non soltanto italiani, nel più breve tempo possibile e comunque entro e non oltre tre mesi, in modo da consentire il normale svolgimento di tutte le attività economiche e ludiche, comprese quelle turistiche, a cominciare dalla prossima estate.
Ma è qui che casca l’asino, perché quei polli della Commissione europea si sono fatti buggerare dai fornitori di vaccino non inserendo clausole tassative, per cui sono in loro balia e, a valle, quei polli della Struttura commissariale e del Governo italiano non hanno affrontato con necessario vigore e capacità la questione di rifornirsi rapidamente di vaccini certificati, da chiunque e dovunque prodotti – anche in Cina o in Russia – con la conseguenza che procede a rilento la vaccinazione di massa, invece urgentissima.
Perché, ripetiamo, senza provvedervi immediatamente, anche il Pil del 2021 sarà fortemente deteriorato.
Vi è un’altra questione incomprensibile, che però si spiega con la rituale inefficienza e disorganizzazione della Pubblica amministrazione, e cioé che ben il trenta per cento delle dosi di vaccino disponibili fino a qualche giorno fa non era stato inoculato.
Ora, che manchino i vaccini, come abbiamo scritto sopra, è un fatto deprecabile – la dimostrazione di una sorta di deficienza funzionale di chi era preposto agli approvvigionamenti – ma averli a disposizione e non utilizzarli è una questione inaudita e inaccettabile.
Ma non è finita, perché sullo sfondo rimane l’insufficienza organizzativa del Sistema sanitario nazionale, gestito dalle Regioni con diversa gradualità di efficienza o inefficienza, che non è stato in condizione, nonostante mangi centoventi miliardi l’anno, di approntare un numero sufficiente di letti in prima linea sia per i malati con Covid che per tutti gli altri ammalati, i quali, nel corso dell’ultimo anno, sono stati rimandati a casa e le cui cure sono state rinviate di mese in mese, creando morti non contabilizzati, come se non contassero niente.

Da questo quadro ne discende che la situazione sanitaria è molto grave, ma non è possibile farla pagare a milioni di cittadini che sono lavoratori autonomi e che non possono essere compensati da risibili ristori, che danno un sollievo troppo piccolo, quasi inesistente.
Il Governo Draghi, con la nomina degli altri trentanove componenti della squadra, è nel pieno delle funzioni, per quanto non ci spieghiamo la ragione di un così corposo numero di vice ministri e sottosegretari, corredati da segreterie, auto di scorta, che occupano uffici e consumano luce elettrica, pulizie, canoni di affitto, tutti a spese del contribuente.
Non è che il numero fa efficienza, anzi è il contrario, perché quando le attribuzioni sono molto frazionate, interviene il cosiddetto concerto che significa tempi infiniti perché le decisioni siano approvate da questo, da quello e da quell’altro, tutti soggetti che hanno interessi diversi, salvo quello di servire il Popolo che li ha mandati a gestire le istituzioni.

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