Le intercettazioni che hanno "incastrato" il candidato all'Ars e le reazioni all'arresto.
Non c’è pace nella campagna elettorale in vista delle elezioni politiche e regionali in Sicilia: questa mattina, la notizia dell’arresto di Salvatore Ferrigno – candidato all’Ars – ha rappresentato un altro “colpo di scena” in questo già complicato momento pre-elettorale.
Tanti i commenti dal mondo della politica, che già ieri avevano commentato l’arresto di Barbara Mirabella (candidata di “Fratelli d’Italia” a Catania).
L’arresto di Salvatore Ferrigno e le accuse
Le indagini che hanno portato all’arresto del candidato all’Ars Salvatore Ferrigno – candidato lista dei Popolari Autonomisti di Raffaele Lombardo, a sostegno del candidato di centrodestra Renato Schifani – hanno coinvolto anche Piera Lo Iacono e il boss Giuseppe La Duca.
L’accusa per Ferrigno, 62 anni, è di scambio elettorale politico-mafioso. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Piera Lo Iacono avrebbe fatto da intermediaria tra il politico e il boss La Duca.
Secondo l’accusa, il candidato – originario di Carini (Palermo) – avrebbe promesso favori e denaro all’esponente di Cosa nostra in cambio di voti. A testimoniare ciò e a “incastrare” il candidato all’Ars ci sarebbero anche delle intercettazioni ambientali (in parte risalenti solo a pochi giorni fa).
Lo scellerato patto di scambio fra gli indagati è “avvenuto secondo le tipiche modalità del contratto illecito concluso tramite rappresentante: Salvatore Ferrigno, candidato alle elezioni regionali del 25 settembre, ha accettato l’offerta di raccolta dei voti formulata da Piera Lo Iacono in nome e per conto del mafioso Giuseppe Lo Duca, promessa qualificata dalla contemplatio domini, dietro la promessa di erogazione di danaro, cui peraltro ha fatto seguito la materiale dazione”. Così recita l’atto d’accusa a carico del candidato all’Ars Salvatore Ferrigno.
Le intercettazioni
L’accordo tra il candidato e il boss prevedeva “la raccolta di almeno duecento voti, per ciascuno dei quattro comuni sottoposti al controllo mafioso, in cambio di una somma di danaro non inferiore a cinquemila euro”.
Queste alcune delle intercettazioni che portato all’arresto di Salvatore Ferrigno, Piera Lo Iacono e Giuseppe La Duca:
Lo Duca: “…Tu pensi che noialtri che andiamo a fare una campagna elettorale senza guadagnare una lira? Io posso corrispondere al momento di tre al massimo quattro paesi, e basta. E sono: Carini, Torretta, Cinisi, Terrasini”.
E sempre Lo Duca: “Ora tu per qua gli dici ‘ascoltami…’, gli dici ‘avendo una persona… che già ci siamo capiti pure chi è, avendo quest’amicizia… non meno di cinque a paese!”.
In un’altra intercettazione, Lo Iacono dice a Ferrigno: “Dimmi una cosa Totò… Siccome devo avvertire anche a Peppe, giusto? Il nostro progetto deve continuare o no?”. Il candidato replica: “Eh… e… sì, però ne dobbiamo parlare più tardi”.
E la donna: “E vabbè Totò ascoltami, le cose giuste, perché quel ‘picciotto’ dice ‘io che devo fare allora?!'”. Ferrigno risponde: “Le cose giuste, però io ti devo parlare Piè”.
Al termine della “trattativa”, Lo Iacono e Ferrigno si sarebbero accordati perfino su uno sconto: 5mila euro complessivi a fronte dei 20mila inizialmente richiesti. “Però a tira e molla per quattro paesi lui può uscire cinquemila euro. Non ne può uscire tanti perché lui si vuole fare l’intera operazione con quei soldi… a tempi di carestia… non ne ha soldi da parte”, si sente in una delle intercettazioni di Piera Lo Iacono.
Commenti e reazioni
“Secondo arresto in due giorni di un candidato delle liste a sostegno di Schifani. Si tratta di episodi che non possono non preoccupare e che devono indurre i siciliani a stare molto attenti a chi dare il voto. È in gioco il loro destino e quello dei loro figli, ancor più che i prossimi 5 anni saranno decisivi per la Sicilia, considerato che ci sono da investire le risorse del Pnrr”. Questo è il commento di Nuccio Di Paola, candidato M5S alla presidenza della Regione dopo l’arresto di Salvatore Ferrigno.
“Premetto che tutti vanno considerati innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma se le accuse fossero confermate sarebbe molto grave. Non si può avere una così bassa attenzione sulla composizione delle liste. Su questo terreno noi siamo sempre stati rigidissimi. La legalità è sempre stata la nostra stella polare”.
Questo, invece, è il commento del sindaco di Carini, Giuseppe Monteleone: “Apprendo la notizia dell’arresto per voto di scambio politico-mafioso del candidato alle regionali Salvatore Ferrigno. Da sindaco sono rassicurato dal fatto che l’attenzione verso il nostro territorio da parte delle forze dell’ordine sia sempre alta, ma dall’altra resta l’amarezza per la consapevolezza che seppure in modo sempre più marginale le collusioni politico mafiose sono ancora presenti. Spero che le elezioni proseguano regolarmente senza influenze di sorta che non siano esclusivamente quelle della sana e corretta partecipazione democratica e dell’espressione del voto libero e convinto degli elettori”.
Ferrigno, Lombardo: “Ferrigno né iscritto né militante in Mpa”
Nel corso della giornata è arrivata anche la reazione di Raffaele Lombardo, fondatore del Mpa ed ex presidente della Regione Siciliana.
“È con stupore e disappunto che si apprende, a pochi giorni dalle elezioni, della notizia dell’arresto del sig. Ferrigno, candidato nella lista Popolari e Autonomisti. Voglio precisare che il signor Ferrigno come la sig.ra Loiacono non sono né iscritti né militanti del Mpa, del quale sono il fondatore”, sottolinea Lombardo.
“Conosco superficialmente il politico che è stato candidato – aggiunge – in quanto sostenuto da esponenti della sua area territoriale di riferimento”. “Non posso – evidenzia Lombardo – che esprimere biasimo per i comportamenti al medesimo attribuiti dall’Autorità giudiziaria, dei quali ho appreso attraverso gli organi di stampa, che, ove accertati nelle competenti sedi giudiziarie, sono da ritenersi gravissimi ed inaccettabili”.
“La mafia – prosegue Lombardo – ha devastato la nostra Terra e privato di un futuro dignitoso milioni di persone. I politici che ne richiedono l’appoggio o il sostegno elettorale, qualunque sia la loro area di appartenenza, devono essere allontanati dalla competizione, prima che ne possano compromettere l’esito”.
“Al di là delle responsabilità personali – conclude l’ex Governatore dell’Isola – che saranno valutate dai Giudici, vi è la responsabilità di tutti noi, politici ed elettori, di tenere lontane dalle Istituzioni, che ci governeranno nei prossimi anni, mafia e malaffare“.
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