Home » Il caso Galvagno sconvolge la politica, opposizioni all’assalto: “Quadro devastante”

Il caso Galvagno sconvolge la politica, opposizioni all’assalto: “Quadro devastante”

Il caso Galvagno sconvolge la politica, opposizioni all’assalto: “Quadro devastante”
Ars, foto di Mauro Seminara

Sono giornate complesse per la politica siciliana e – dopo le parole di Galvagno sull’inchiesta che lo vede coinvolto – le opposizioni chiedono chiarezza e parlano direttamente a Schifani.

“Ho voluto rispondere sostanzialmente, presente a quello che è stato un invito fatto sia dal Presidente della Commissione antimafia che dall’onorevole La Vardera che da altri colleghi”. Questo Gaetano Galvagno in premessa ieri all’apertura della sessione straordinaria di lavori a Sala d’Ercole, con anticipo di un’ora e un ordine del giorno difficile da definire.

Il parere di Cracolici e le parole di La Vardera

Il presidente della Commissione antimafia, Antonello Cracolici, e il deputato Ismaele La Vardera sono stati i maggiori sostenitori della necessità di avere chiarezza sui fatti che investono il presidente dell’Ars e di cui si è appreso dai giornali. Cracolici ha sostenuto il dovere di trasparenza di Gaetano Galvagno, rimproverando di aver taciuto fin troppo lasciando così adito a uno “stillicidio di notizie che avrebbe in qualche modo creato un serio imbarazzo”.

La Vardera ha invece subito attaccato il presidente dell’Ars sulla questione morale, ribadendo anche oggi, cioè all’indomani del confronto a Sala d’Ercole, che “stiamo toccando il punto più basso della politica”. Il commento del fondatore di Controcorrente è riferito al presunto peculato appreso a mezzo stampa dal deputato, secondo cui Galvagno avrebbe fatto uso delle auto di rappresentanza assegnate con discrezione analoga a quella del predecessore Gianfranco Micciché, poi rinviato a giudizio con la stessa accusa.

Caso Galvagno, le opposizioni all’assalto

“Nel rispetto assoluto del ruolo che devo avere come garante di questo Parlamento e come soggetto terzo rispetto agli interventi, non mi sembra corretto che io possa condurre un dibattito d’Aula che mi vede personalmente coinvolto”, aveva detto il presidente Galvagno in apertura del confronto che però non sembra avere soddisfatto le opposizioni che all’esito dell’insolita seduta hanno raccolto le idee e commentato quanto occorso a Sala d’Ercole.

La Vardera aveva subito ribadito che “c’è la questione morale e l’etica, che non può passare in secondo piano, e non possiamo accettare che la Giustizia arrivi prima della politica”. Secondo La Vardera “la politica dovrebbe arrivare prima”, perché da quanto appreso a mezzo stampa quello che ruotava intorno al presidente dell’Ars è “un quadro devastante dove si evincono interessi personali, dove si evince un sistema politicamente pericoloso che mette al centro anche l’assessore Amata, indagata anche lei per corruzione”.

M5S: “Schifani in aula inutile comparsata”

Nel confronto con l’aula Gaetano Galvagno ha rinunciato allo scranno più alto cedendo la presidenza a Nuccio Di Paola, del Movimento 5 Stelle. Impegnato nel ruolo istituzionale super partes per buona parte dell’aula, Di Paola ha commentato al termine sottolineando il ruolo del presidente della Regione Renato Schifani in aula: “Quella di Schifani oggi in aula è stata una inutile comparsata. Il suo silenzio sugli scandali politici che hanno travolto il centrodestra in Sicilia negli ultimi anni è imbarazzante. Oggi in Aula il presidente della Regione Siciliana ha perso l’occasione di prendere la parola per dare un segnale politico su tutto quello che gli sta accadendo intorno. Quanti altri scandali di questa portata dovranno ancora scoppiare prima di sentire la sua voce?”.

Anche il collega e capogruppo M5s all’Ars Antonio De Luca ha messo a fuoco al termine del confronto la situazione attuale: “La vicenda Galvagno si concluderà con una richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio, ma di sicuro i comportamenti addebitati appaiono assolutamente inopportuni e incompatibili con il ruolo di Presidente dell’Assemblea regionale. Da tutto ciò, a uscire fortemente malmenata è l’istituzione Ars, pertanto occorre che si riveda il metodo di lavoro per le prossime manovre economiche, cominciando con l’eliminare il ricorso ai maxiemendamenti che spesso possono nascondere manovre non sempre trasparenti”.

Occhi puntati sulla manovra finanziaria

L’attenzione alla prossima manovra finanziaria, con particolare riferimento al maxi emendamento, che si prevedeva potesse arrivare come in altri casi dal governo all’esito di un accordo politico a porte chiuse, è stata sposata anche da Gianfranco Micciché in aula, che ha “sottoscritto” la proposta del collega del gruppo Cinque stelle.

Il capogruppo del Partito Democratico Michele Catanzaro, nel suo intervento a Sala d’Ercole, aveva ricordato e fatto pesare che il 5 gennaio 2023 il gruppo dem all’Ars aveva proposto un’interrogazione, ed ancora prima era stata proposta durante il governo Musumeci, sul tema del turismo. Anche Catanzaro si è rivolto al presidente della Regione: “Presidente Schifani, è un tema di cui, noi, da più parti, le avevamo detto di prendersi carico…”.

Caustico ma politico – come abbiamo già detto in precedenti articoli – il presidente della Commissione antimafia ed anticorruzione Antonello Cracolici, che si è rivolto a Galvagno in aula per ribadire al diretto interessato che “nel momento in cui una persona come lui e come noi svolge una funzione pubblica di rappresentanza, dobbiamo anche tenere conto e dare conto all’opinione pubblica di quello che avviene su di noi e dei comportamenti per i quali veniamo chiamati a rispondere”.

Oltre la Sicilia, il caso Galvagno sbarca a Roma

Al contempo, o quasi, la vicenda siciliana è entrata nel parlamento nazionale, oltre ad aver raggiunto le pagine di alcuni quotidiani nazionali. Il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, ha annunciato ieri di aver depositato un atto ispettivo urgente alla Camera rivolto al ministro per gli affari regionali.

“La vicenda non è più solo l’ennesimo episodio di mala politica regionale – ha detto Barbagallo – ma investe anche il ruolo di controllo dello Stato che troppe volte ha finto di non vedere non impugnando, per calcolo politico, finanziarie regionali bancomat o non intervenendo su scandali colossali che afferiscono alle indagini come, solo per fare un esempio, il disastro di Agrigento Capitale della cultura 2025”.

Ed è solo l’inizio di una vicenda che potrebbe vedere la fine, in senso politico, solo al termine della legislatura. Proprio oggi infatti il capogruppo del M5s all’Ars è tornato sulla questione sostenendo che “ora che anche l’assessora Amata è indagata, Schifani non può più dedicarsi al suo sport preferito: girarsi dall’altro lato”. Antonio De Luca ha anche aggiunto: “Ricordi di essere il presidente della Regione Siciliana, se ne infischi delle direttive romane e tolga una volta per tutte l’assessorato al Turismo a Fratelli d’Italia, dove i meloniani stanno facendo solo grandi sfracelli. Lo chiediamo da anni. Per muoversi cosa aspetta ancora?”.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI