Art bonus snobbato dalle Istituzioni culturali, solo 34 siti hanno chiesto aiuto, 207 nelle Marche - QdS

Art bonus snobbato dalle Istituzioni culturali, solo 34 siti hanno chiesto aiuto, 207 nelle Marche

Desiree Miranda

Art bonus snobbato dalle Istituzioni culturali, solo 34 siti hanno chiesto aiuto, 207 nelle Marche

sabato 07 Dicembre 2019

Dati Mibact aggiornati a novembre 2019: in tutta Italia 2.159 richieste, 13.300 benefattori, più di 400 mln raccolti. Carolina Botti, direttore dell’Agenzia Ales incaricata della promozione, "Sud indietro". Donatella Aprile, soprintendente di Siracusa, "Puntare sulla sinergia pubblico-privato"

CATANIA – Cresce anche in Sicilia, seppure lentamente, l’impegno mecenate nell’Art Bonus, la misura governativa per favorire le erogazioni liberali in denaro che danno diritto al credito di imposta.

Si tratta di donazioni in favore dell’arte e dei beni culturali legate a delle agevolazioni fiscali. Secondo i dati del ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, aggiornati a novembre 2019, in tutto il territorio nazionale si contano 13.300 mecenati mentre sono oltre 400 i milioni di euro raccolti.

I donatori sono soprattutto liberi cittadini che però non riescono a mettere in campo grandi cifre, ecco perché l’impatto economico maggiore arriva da donazioni di imprese e fondazioni bancarie.

Da sole hanno contribuito con 256 milioni nel 2018 pari al 25 per cento. C’è ancora molta differenza, però, tra quanto si riesce a racimolare nelle varie regioni, con conseguenze dirette sui beni che andrebbero tutelati.

Anche per questo aumentano le differenze tra il Nord e il Sud del Paese. Le regioni più ricche del Nord sono quelle che riescono ad attrarre più donazioni concentrando circa l’81 per cento delle erogazioni. Al Centro ne è destinato il 17 per cento e solo il 2 per cento arriva al Sud e alle Isole.

Eppure in Sicilia si concentra una grandissima quantità di beni culturali italiani. Qui ci sono sette siti beni materiali dell’Unesco. Nonostante dati poco rassicuranti, tuttavia, i numeri crescono da quando nel 2014 è stata istituita la misura, arrivando a contare oggi, 34 siti siciliani su cui potere investire.

Alcuni sono più attrattivi di altri tanto che sono al secondo o terzo giro di donazioni, ma solo 13 su 34 hanno ricevuto donazioni, anche minime, e non tutti hanno raccolto quanto necessario. I mecenati, inoltre, preferiscono fare le proprie donazioni a enti pubblici tanto che solo tre dei 13 progetti finanziati sono di privati: la Fondazione Teatro Massimo di Palermo, Festival internazionale del Val di Noto Magie Barocche, Associazione culturale Santa Briganti per lo Scenica festival a Vittoria.

Il Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi, gestito dal Fai fondo ambiente italiano è il più attrattivo. È alla terza raccolta e anche in questo caso, come nei due precedenti, l’obiettivo è da considerarsi raggiunto: mancano solo 1500 euro. La prima è di due anni fa e chiedeva un contributo di 15 mila euro per la realizzazione di un nuovo percorso di visita, la seconda è del 2018 e chiedeva un contributo di 50 mila euro per delle manutenzioni del giardino storico. La terza è partita nel mese di novembre di quest’anno per manutenzioni straordinarie del giardino storico ed è già arrivata a 73.627 euro dei 75 mila richiesti.

Se i donatori per il Giardino della Valle dei Templi, probabilmente anche perché gestito dal Fai, ha attratto l’attenzione di molti cittadini privati che da soli hanno elargito la quasi totalità delle donazioni, non si può dire lo stesso per altri enti.

Per il Loggiato San Bartolomeo, in corso Vittorio Emanuele a Palermo, ad esempio, l’intero importo necessario è stato coperto da tre donazioni da 6600 euro ciascuna da tre aziende di vendita d’automobili che sembrano legate tra loro: Riolo Automobili Srl, R. Motors Srl e Nicolò Riolo Spa.

L’ente che ha ricevuto più soldi in assoluto è la Fondazione teatro Massimo di Palermo, ma la cifra richiesta nelle varie raccolte, soprattutto come sostegno alla Fondazione, è così alta (20,8 milioni di euro) che i 155 mila e 200 euro raccolti non sono per nulla sufficienti.

Al secondo posto per quantità di donazioni c’è il Teatro greco di Siracusa di proprietà della Regione ma affidato alla Fondazione Inda Istituto nazionale del dramma antico onlus. In corso ci sono due raccolte fondi, la prima per l’ammodernamento del palcoscenico e dell’impianto elettrico di servizio, la seconda per il progetto di salvaguardia della cavea del Teatro greco. Avviate lo scorso marzo per 222 mila 800 euro, hanno ricevuto donazioni per 150 mila euro.

La maggior parte degli enti non ha nessuna donazione. Le raccolte più vecchie sono state avviate nel 2016 dal Comune di Milazzo, ma non ha mai ricevuto un soldo. Avrebbe voluto sistemare il Duomo antico dedicato a S. Stefano, la struttura prefabbricata per spettacoli collocata sull’asse est/ovest del Duomo stesso nonché la città Murata del Borgo Antico e il teatro Trifiletti.


Le parole di Carolina Botti, direttore dell’Agenzia Ales incaricata della promozione dell’Art bonus

“È chiaro e oggettivo che tutta la parte Sud dell’Italia sia molto indietro rispetto all’ammontare delle raccolte del Nord Italia e del Centro, però secondo me, è più una questione di velocità che di potenzialità. Ultimamente sono stata in Sicilia e sto iniziando a vedere dei segnali molto positivi. Ancora non è un fenomeno radicato e non ha grandi numeri ma ci sono dei begli esempi che secondo me, se vengono valorizzati, daranno anche coraggio agli altri”.

Sono positive e incentivanti le parole di Carolina Botti, direttore dell’agenzia Ales, “Arte lavoro e servizi”, società in house al ministero dei Beni culturali, incaricata della promozione e gestione dell’Art bonus. Botti non ha dubbi sulla validità della misura per l’intero stivale, sebbene il suo sviluppo non è omogeneo e invita a guardare le best practice.

La Sicilia non è proprio tra le ultime perché ha una raccolta intorno ai 750 mila euro che ovviamente sono poche rispetto alle potenzialità, però ci sono diverse raccolte che in qualche modo toccano varie realtà. Io dico di utilizzare in positivo questo ritardo, guardando alle realtà che hanno determinato delle buone pratiche sia nella nostra regione che nelle altre, e magari cercare di capire se ci sono delle condizioni per migliorare e quindi arrivare a dei buoni risultati. Certamente occorre misurarsi con le proprie forze, però buttando anche un po’ il cuore oltre l’ostacolo, metterci energia, entusiasmo e ovviamente le giuste competenze. Inoltre l’Art bonus è semplicissimo quindi la burocrazia non è certo una scusa”.

Carolina Botti spiega che sono tante le iniziative che meritano attenzione, dalla “raccolta piccola ma esemplare” di Palazzo Sclafani, “un segnale della serietà e dell’impegno nel restaurare un bene culturale”.

“Il problema, a volte – spiega ancora Carolina Botti – è quello di trovare la strada, soprattutto per il pubblico. Le prime volte vanno messe a punto una serie di procedure ad hoc, ma anche in Sicilia questo percorso è stato fatto in parte, per cui adesso bisogna vedere se c’è effettivamente la volontà e se si creano le condizioni. Io farei molto leva su quello che di positivo si sta facendo, anche i media hanno un compito importante in questo.

L’Art bonus oggettivamente funziona a livello nazionale, quindi andrebbero più incoraggiati i buoni esempi. I privati partecipano laddove si crea un rapporto di fiducia, sia nei confronti degli amministratori che per il buon fine di quell’intervento”.


Donatella Aprile, soprintendente ai Beni culturali di Siracusa

“Ritengo che l’Art bonus sia una iniziativa positiva per il patrimonio culturale, ma dobbiamo dare anche, come diceva il compianto Sebastiano Tusa, la giusta informazione e comunicazione. D’altra parte anche in Sicilia ci sono già degli esempi di sinergia pubblico/privato, pensiamo a Palazzo Sclafani a Palermo”, afferma la soprintendente ai Beni culturali della provincia di Siracusa, Donatella Aprile.

“L’art bonus non ha ancora una grande diffusione ma tutto ciò che punta a tutela, restauro e recupero del patrimonio culturale che ben venga”, aggiunge. La sinergia è quasi un obbligo dato che c’è mancanza di disponibilità da parte delle amministrazioni pubbliche. Ci sono vari capitoli di riferimento, in particolare di progetti europei, ma sembra che non siano mai sufficienti.

Oltre all’aspetto del reperimento del denaro necessario occorre guardare anche tutto il contorno: dai progetti necessari per l’avvio dei lavori, alla manutenzione di ciò che viene ripristinato”.

“Dobbiamo auspicare le compartecipazioni su tutti i fronti, però dobbiamo anche pensare che tutto deve passare attraverso le risorse di un ufficio tecnico che deve essere all’altezza, ovvero deve avere le giuste professionalità”, afferma ancora Aprile.

“Certamente – aggiunge – negli ultimi anni la fuoriuscita di molti tecnici non consente di potere portare avanti una serie di progettualità e oggi, con il nuovo Codice degli appalti, i livelli, sia definitivo che esecutivo, sono molto rigidi. Purtroppo, invece, con la quiescenza, man mano li stiamo perdendo.

Spero che ci sarà l’introduzione di nuove figure professionali per potere arricchire la parte tecnica se no anche lì dovremo chiedere una compartecipazione da parte di qualche ufficio di progettazione. Al momento, a disposizione per chi non riesce a soddisfare quest’aspetto, c’è un ufficio speciale da parte della Regione”.

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