L’Arte come la Scienza, quegli intollerabili pregiudizi sulla donna - QdS

L’Arte come la Scienza, quegli intollerabili pregiudizi sulla donna

Pietro Vultaggio

L’Arte come la Scienza, quegli intollerabili pregiudizi sulla donna

sabato 19 Febbraio 2022

Un grande evento espositivo come la Biennale d'Europa ospiterà anche la trapanese Rossana Di Nicola, che in esclusiva per il QdS racconta i limiti culturali che insistono ancora oggi

Siamo giunti al 38° appuntamento con la pagina che il Quotidiano di Sicilia dedica interamente all’universo femminile.

Dalla politica all’economia, dalle istituzioni alla dimensione “sociale”: grazie all’hashtag che abbiamo lanciato sui social (#perchenoicisiamo), abbiamo chiesto a tutte le donne di raccontarci la loro storia, di darci la loro testimonianza di lotta quotidiana per raggiungere ciò che ancora appare un miraggio: la parità di genere, oltre ogni forma di discriminazione.

Abbiamo raccontato debolezze e criticità, ma anche potenzialità e punti di forza, nel tentativo di cogliere tutte quelle sfumature che fino ad oggi non era stato possibile cogliere.

In questa puntata, la nostra attenzione è rivolta al mondo dell’Arte.
Ad ottobre prossimo inizierà un tour artistico culturale che prende il nome di Biennale d’Europa. Parigi, Barcellona, Londra e Venezia sono le tappe scelte per ospitare le opere di 300 artisti selezionati in tutto il mondo.

A rappresentare la provincia di Trapani e la Sicilia ci sarà Rossana Di Nicola, artista emergente ma già con esperienze alla Biennale di Venezia.
Il Quotidiano di Sicilia è riuscito ad intervistare la pittrice siciliana, cercando, attraverso un’attenta analisi, di capire il lato umano di una parità di genere che spesso è calpestata e vinta dal limite culturale.

Anche il mondo dell’arte soffre di stereotipi?
“Non mi sono mai posta questo tipo di problema, forse perchè per me è come se fosse un mondo a se in cui prevalgono le sensazioni che un’opera fornisce al pubblico, in contrapposizione alla società in cui quotidianamente viviamo, fatta di stereotipi che mirano alla discriminazione. Non c’è dubbio che, nel corso della storia, i pittori più famosi siano principalmente uomini, ma questo è relativo al periodo culturale in cui si vive”.

Lei è a favore delle quote rosa?
“Nel mondo artistico le donne sono ancora una presenza marginale, soprattutto nel mondo del mercato. Questa esclusione non si combatte solamente con l’applicazione delle quote rosa, ma con un cambio mirato ad un rinnovamento culturale, d’altronde al giorno d’oggi la donna non è più costretta a vivere nel famoso gineceo, come accadeva nell’antica Grecia”.

Di recente si è celebrata la giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Esiste uno scollamento tra donne e scienza? in quanto il messaggio che passa è che la matematica, la fisica e l’ ingegneria non siano per le donne. È così anche per l’arte?
“Per quanto riguarda l’arte, a mio avviso, sono presenti dinamiche meno restrittive. Qualunque tipo di disciplina, che sia scientifica o artistica, può superare i vecchi stereotipi e pregiudizi, soprattutto se nell’animo di quell’individuo insiste una grande passione in ciò che fa. L’arte è principalmente la forma più alta di libertà e di espressione”.

Seguendo la propria vocazione, personaggi come Artemisia Gentileschi e Frida Kahlo hanno riscritto la storia, aprendo la strada ad un nuovo punto di vista: le donne nell’arte non sono soltanto muse e modelle, ma possono ricoprire anche il ruolo di artiste. Si può parlare adesso di superamento dei limiti culturali? Dove insistono ancora i maschilismi e le disuguaglianze?
“Le differenze di risultato risiedono principalmente nella formazione culturale ricevuta e nel percorso di maturazione artistica. Le battaglie femministe del secolo scorso hanno contribuito a ridurre la subalternità dall’uomo e a trasformare questa sensibilità femminile in arte, una sensibilità diversa del tutto nuova che pian piano è riuscita a conquistare tutti gli ambiti, sia artistici che scientifici. Vedo disuguaglianze in campo artistico soprattutto sui social. Quando ho creato il mio profilo artistico, non ho inserito, come immagine del profilo, una mia foto personale ma riproduzioni di paesaggi e scene di film. Il mio intento è quello di indurre un interesse mirato alla visione dei miei lavori, ma spesso accade che il passeggero virtuale sia attratto dall’aspetto fisico e non si soffermi a quello artistico. Credo pertanto che gli stereotipi artistici, legati in parte anche al mondo del mercato, si possano superare se l’opera viene osservata come dice Kandiskj ‘non con occhio freddo e con animo indifferente, in quanto le anime affamate se ne tornano via affamate’”.

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