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Il caso Sicilia, il grido d’allarme dell’Anci: “Quasi la metà dei Comuni a rischio dissesto”

Il caso Sicilia, il grido d’allarme dell’Anci: “Quasi la metà dei Comuni a rischio dissesto”
Paolo Amenta, presidente Anci Sicilia. Da Imagoeconomica

Ritardi, pochi fondi per la progettazione, carenza di personale: una situazione grave quella delineata dall’Anci regionale.

Quasi la metà dei Comuni siciliani rischia il dissesto finanziario: a lanciare l’allarme è Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia, parlando a margine dell’assemblea regionale che si è tenuta oggi a Palermo e alla quale hanno partecipato 391 Comuni dell’Isola.

Preoccupazioni anche per i fondi del Pnrr e i finanziamenti europei, fondamentali per dare una svolta a questioni storiche come le infrastrutture fatiscenti ma in molti casi erogati e/o sfruttati con ritardi e inefficienze.

L’allarme Anci sui Comuni siciliani a rischio dissesto

“In Sicilia abbiamo più di 130 Comuni in condizione di dissesto o piano di riequilibrio e 179 Comuni commissariati dalla Regione, quasi 200 quindi, perché non hanno approvato il bilancio di previsione 2025, ci preoccupa”, spiega Amenta. In più, si aggiungono altri dati preoccupanti: sono solo 54 i Comuni che hanno approvato il consuntivo del 2024 e molti non hanno neanche chiuso quello del 2023.

Un problema sovracomunale

Per Amenta, i Comuni in Sicilia “sono l’ultimo anello di una macchina che non funziona“. Per il presidente di Anci Sicilia sono le strutture sovra comunali, la loro organizzazione e la loro efficienza nel trasferire fondi e risorse a rappresentare il vero problema. “Molti Comuni hanno già sviluppato cantieri per il Pnrr e non hanno ancora ricevuto i fondi, alcuni Enti si sono anche indebitati per non stoppare i lavori. Il grido d’allarme lo dobbiamo lanciare”, commenta Amenta.

Davanti al Ministero dell’Economia ormai – conferma l’Anci regionale – si parla perfino di “caso Sicilia“. Le cause del problema? Ritardi, pochi fondi per la progettazione, carenza di personale.

L’importanza della rete dei Comuni, l’appello di Lagalla

Non si è parlato solo di Comuni siciliani a rischio dissesto e burocrazia lenta al convegno organizzato a Palermo. Si è parlato anche del fronte comune necessario ad affrontare i problemi storici della Sicilia e del Sud, che riguardano sì l’economia e le istituzioni, ma anche la cittadinanza. Nel suo intervento, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha sottolineato l’importanza di “fare rete” per contrastare fenomeni come il disagio giovanile e la violenza, tornati al centro del dibattito pubblico dopo episodi di cronaca di rilevanza nazionale come la recente strage di Monreale, la sparatoria costata la vita a tre giovani.

Durante l’incontro, Lagalla ha dichiarato: “Oggi, nel corso dell’Assemblea Anci dei Comuni siciliani, ho voluto rilanciare la proposta di un patto ideale tra le grandi città del sud Italia che in questi tempi vivono e affrontano problemi comuni che vanno dal disagio giovanile alla necessità di incrementare i livelli di sicurezza. Rivolgo il mio ringraziamento al collega sindaco di Napoli e presidente nazionale di Anci Gaetano Manfredi per la sua presenza di oggi a Palermo e per aver raccolto questa sfida che riguarda anche i Prefetti, che ringrazio per il loro impegno e la collaborazione per il controllo della sicurezza nei territori. Le sfide riguardano pure le infrastrutture, i servizi e l’utilizzo dei fondi extra-comunali. Palermo ha in pancia 825 milioni per investimenti, ma riuscire a procedere nel rispetto della tempistica e con la complessità dei passaggi tecnici e amministrativi necessari diventa davvero un percorso complesso per gli amministratori locali, nonostante l’aiuto concreto del governo nazionale. Ecco perché affrontare questi problemi, facendo rete e con un confronto costruttivo con il governo diventa un aspetto ineludibile e strategico”.

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