Il video-racconto di una giornata di lavoro di Salvo, un operatore socio sanitario e socio assistenziale da molti anni impegnato, con la cooperativa sociale Nido d’Argento di Siracusa, all’assistenza dei soggetti disabili.
Delle diverse abilità o del mondo delle disabilità non è che non si parli, anzi. Psicologi, insegnanti, famiglie, operatori socio sanitari e assistenziali, vengono chiamati a discutere e a riferirne in ogni dove. Ma poi? Chi raccoglie il punto di vista delle tante persone che in diversi modi vivono la propria disabilità o quella altrui? Quali possono essere le tante narrazioni possibili sul mondo delle disabilità, narrate da chi ogni giorno le vive in prima persona e da chi ne è a stretto contatto nel proprio ruolo, professione o vocazione?
Una risposta cerchiamo di fornirla attraverso il video-racconto di una giornata di lavoro di Salvo, un operatore socio sanitario e socio assistenziale da molti anni impegnato, con la cooperativa sociale Nido d’Argento di Siracusa, all’assistenza dei soggetti disabili. E poi c’è Vincenzo, un giovane uomo affetto da disabilità grave con compromissioni di capacità cognitive e motorie. Vincenzo è uno dei protagonisti, inconsapevoli, di questa storia. Insieme a loro si racconta anche sua madre, Ketty. Coraggiosa, incisiva, unica.
Fare l’operatore non è per tutti: ci vuole un carattere forte, essere intelligenti e compassionevoli per affrontare le sofferenze con le persone – come racconta la dottoressa Ketty Caraffa, responsabile della cooperativa – passione, empatia, e lavorare per mantenere la salute e il benessere del proprio paziente.
Da tutti loro, attraverso il video, arriva un messaggio da raccogliere e del quale fare tesoro. Aprirsi ad altri linguaggi e discipline che aiutino a capire quale sia il ruolo dell’operatore, perché nel tempo è stata data un’immagine realistica ma non incisiva. Uomini e donne che ogni giorno svolgono un servizio essenziale. Sono costruttori di opportunità per i disabili, abbattono le barriere e costruiscono ponti tra i loro pazienti e il mondo esterno. C’è ancora molto da fare per dare dignità a questi operatori e la strada che è stata imboccata, forse, è quella giusta nella valorizzazione di questa professione, in difesa di questo prezioso capitale umano.
Marco Panasia