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Associazione Antigone, crowdfunding per raccontare la vita nelle carceri

Associazione Antigone, crowdfunding  per raccontare la vita nelle carceri

La campagna di raccolta fondi è stata lanciata sulla piattaforma “Produzioni dal Basso”. Un sostegno raggiungere un obiettivo ambizioso: rendere trasparenti le mura dei penitenziari

ROMA – Una campagna di raccolta fondi per aiutare chi opera nelle carceri italiane a continuare i suoi racconti e testimonianze nella realtà difficile della vita carceraria.

A lanciare l’iniziativa è l’associazione Antigone che, appunto, da trent’anni si occupa di raccontare il carcere e chi lo popola, con i suoi chiaroscuri, i suoi accenti drammatici e quelli invece rischiarati dalla luce della rinascita, di chi ce l’ha fatta, raggiungendo l’obiettivo a cui mira l’esistenza stessa del penitenziario: il reinserimento sociale dopo la caduta e il pentimento.

Gli osservatori di Antigone entrano nel carcere, anzi nelle carceri. Sono più di 100, infatti, le strutture penitenziarie da nord a sud Italia dove opera l’associazione.

Per rendere accessibile a tutti, in forma libera e gratuita, il materiale raccolto da Antigone durante l’ultimo trentennio è stata lanciata una campagna di raccolta fondi su Produzioni dal Basso, prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation.

Il sito per l’osservatorio raccoglie il materiale riguardante il carcere per adulti, mentre una particolare sezione è dedicata al carcere minorile.

Affinché tutto questo minuzioso lavoro di informazione possa essere effettivamente fruibile a tutti è necessario sostenere alcuni costi importanti, come il compenso per le risorse umane coinvolte nel progetto, i webmaster che si occuperanno della digitalizzazione del materiale o i rimborsi spese degli osservatori che effettuano le visite nelle carceri” fa notare Antigone.

Contribuendo alla campagna di raccolta fondi su Produzioni dal Basso sarà possibile, quindi, aiutare l’associazione a raggiungere “un ambizioso obiettivo: rendere finalmente trasparenti le mura dei penitenziari, permettendo all’associazione – si afferma – di continuare nel proprio lavoro di monitoraggio delle condizioni di detenzione e nella condivisione del materiale raccolto”.