Associazione Antigone, durante la pandemia in Sicilia i detenuti sono diminuiti dell’11,5% - QdS

Associazione Antigone, durante la pandemia in Sicilia i detenuti sono diminuiti dell’11,5%

Elettra Vitale

Associazione Antigone, durante la pandemia in Sicilia i detenuti sono diminuiti dell’11,5%

sabato 23 Maggio 2020

Rapporto dell’associazione sulla condizione delle carceri: l’Isola al quartultimo posto per sovraffollamento (101,5%). Nella maggior parte degli istituti nessun contagio. In totale 119 casi tra i reclusi e 162 tra gli operatori penitenziari

ROMA – Dall’inizio dell’emergenza sanitaria Covid 19 nel nostro Paese,”il numero di detenuti nelle carceri italiane è sceso del 13,9%”, passando dai 61.230 ai 52.679, ovvero 8,551 unità in meno. Questo è quanto emerge dal XVII Rapporto pubblicato dall’associazione Antigone sulla condizione dei detenuti. Un dato, questo, molto vicino alla percentuale della nostra Isola che ha registrato un calo dell’11,5% a fronte della Basilicata con -24,5%, record nazionale.

Una fotografia della nazione dalla quale emerge che, anche l’indice di sovraffollamento ha subito un notevole calo, dall’inizio della crisi: dal 130,4% di fine febbraio si è passati al 112,2% del 15 maggio. Un dato relativamente positivo in tal senso proviene proprio dalla regione Sicilia che, in termini di sovraffollamento si colloca al quartultimo posto della classifica nazionale con il 101,5%, battuta soltanto da Sardegna con l’85,2% e le pari merito Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia con l’83,%.

“Da fine febbraio al 19 marzo le presenze in carcere sono calate di 95 persone in meno al giorno – ha spiegato l’associazione -. Questa tendenza accelera con l’entrata in vigore del decreto ‘Cura Italia’, che prevede le prime misure deflattive: dal 19 marzo al 16 aprile la popolazione detenuta cala ulteriormente di 158 persone in meno al giorno. Dal 16 aprile in poi il clima cambia. Si pone il tema delle scarcerazioni di persone appartenenti alla criminalità organizzata e così le presenze in carcere calano di 77,3 presenti al giorno, meno della metà di prima”.

Nel complesso, sono 119 i detenuti contagiati dal coronavirus nelle carceri italiane, mentre 162 invece gli operatori penitenziari. Le vittime sono 8 in totale: quattro detenuti, due medici e due agenti di polizia penitenziaria. “Nella maggior parte degli istituti non si è verificato nemmeno un caso di contagio – ha concluso l’associazione – ma a Verona ad esempio si è parlato di 29 casi di covid-19, a Torino di 67, numeri altissimi se paragonati al resto del Paese. In Francia, una settimana prima, erano rispettivamente 118 e 292; in Spagna, il 12 maggio, erano 60 e 318. Negli Usa, al 15 maggio, erano 29.814 e 9.231, e 415 detenuti e 38 operatori erano morti”.

I DETENUTI STRANIERI
Il rapporto non prende in considerazione solo la condizione derivata dall’epidemia Covid-19, ma si allarga anche ad altri aspetti, tra i quali l’approfondimento sulla presenza degli stranieri. In 11 anni il numero degli stranieri detenuti nelle carceri italiane è sceso del 4,36%. “La percentuale degli stranieri detenuti sul totale degli stranieri residenti nel Paese cala dallo 0,6% del 2008 al 0,4% del 2019 – scrive l’associazione -. Le nazioni più rappresentate in carcere sono Marocco (18,4% del totale degli stranieri detenuti), Romania (12%, in calo progressivo), Albania (12,1%), Tunisia (10,2%) e Nigeria (8,4%)”. “I dati su reati e pene ci dicono che gli stranieri commettono generalmente reati meno gravi e vengono condannati a pene meno severe – spiega il report -. I delitti maggiormente commessi riguardano la violazione della legge sugli stupefacenti (35,8%). La percentuale scende al 30,97% se guardiamo ai reati contro la persona e al 2,4% per l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli stranieri condannati all’ergastolo costituiscono solo il 6,2% del totale dei detenuti ergastolani. È rappresentato da stranieri invece il 44,5% del totale di coloro condannati a una pena inferiore a un anno”.

GLI ERGASTOLANI
“In Italia sono più della media: il 4,4%, a fronte di una media del 3%. I dati – spiega l’associazione – mostrano come sia infondato lo stereotipo per cui in Italia chi va in carcere ne esce subito dopo. Il 27% ha una pena compresa tra i 5 e i 10 anni (il doppio della Francia, a fronte di una media europea del 20,5%), il 17% tra i 10 e i 20 anni (media europea del 12%) e il 6% più di 20 anni (media europea del 2,5%)”. Un terzo dei detenuti, secondo il report, è in carcere per aver violato la legge sugli stupefacenti. “Con un’altra legge – sostiene Antigone – si risparmierebbe un miliardo di euro”.

I SUICIDI
Nei primi cinque mesi dell’anno, 17 persone si sono tolte la vita negli istituti penitenziari italiani. “Nel 2019 – aggiunge il report – sono stati 53 in totale i suicidi a fronte di una presenza media di 60.610 detenuti ovvero un tasso di 8,7 su 10.000 detenuti mediamente presenti, a fronte di un tasso nel Paese di 0,65 suicidi su 10.000 abitanti”. Negli istituti di pena, dunque, si muore per suicidio 13,5 volte di più che all’esterno.

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