“Sospendere la gestione commissariale al fine di poter prevedere una scelta assembleare sulla modalità di gestione, anche rivalutando quella a totale partecipazione pubblica”. Tra le carte che finiranno sul tavolo di Renato Schifani, in questo inizio d’anno, c’è anche la richiesta dell’Assemblea territoriale idrica (ATI) di Messina di tornare sui propri passi per ciò che riguarda l’affidamento della gestione unica a una società mista pubblico-privata.
A far mettere a verbale il proposito, da inviare a Palazzo d’Orleans per revocare l’incarico di commissaria ad acta alla dirigente Rosaria Barresi, è stato il sindaco della Città metropolitana e primo cittadino del capoluogo peloritano Federico Basile. All’origine di tutto c’è lo stallo che ha caratterizzato l’interno 2024 sul fronte della gara d’appalto da cui sarebbe dovuto venire fuori il nome dell’impresa che sarebbe dovuto diventare socio operativo del gestore unico.
Gestione idrica, gare deserte e la richiesta dell’Ati di Messina
A differenza infatti di ciò che è accaduto a Catania e Siracusa, in provincia di Messina il servizio idrico sembra non interessare a nessuno.
Se nella provincia etnea la querelle giudiziaria intentata da Sie è andata avanti per oltre vent’anni e nei mesi scorsi è ripartita sotto una nuova veste in cui a essere messo in discussione non è il diritto a gestire la rete ma l’ammontare dei lavori da eseguire in proprio, e nella provincia aretusea si attende che Acea Molise e Cogen (quest’ultima in mano ad alcuni tra gli imprenditori coinvolti in Sie) prendano possesso degli impianti, nell’area peloritana tre differenti procedure si sono chiuse senza che alcuno formulasse offerte.
L’ultima presa d’atto è arrivata a inizio agosto, dopo che nei mesi precedenti era stata concessa l’ennesima proroga per presentare le buste. La commissaria Barresi, incaricata a suo tempo di sbrogliare la matassa politica che si era creata sul tipo di modalità con cui nei prossimi decenni si sarebbe dovuto gestire il servizio idrico in provincia di Messina, a fine settembre ha chiesto agli uffici di rivedere gli atti di gara e successivamente riaprire i termini. In altre parole, continuare a insistere nella ricerca di un privato che entri nella nuova compagine sociale che si chiamerà Messina Acque.
Nuove gestioni in salvaguardia
A fronte della richiesta di Barresi, gli uffici dell’Ati in autunno hanno avviato le procedure necessarie a verificare la documentazione di gara – l’intento era chiaramente anche quello di capire se gli importi riguardanti il montante dei lavori da affidare al privato fosse congruo con le opere da realizzare – e hanno lavorato all’attualizzazione del piano d’ambito, su cui è stato acquisito anche lo studio di valutazione ambientale strategica.
L’iter ha dato la possibilità all’Ati di tornare a chiedere ai diversi piccoli comuni della provincia di Messina che hanno una popolazione sotto i mille abitanti e sono situati in zone montuose se fossero interessati a fare istanza di riconoscimento della cosiddetta gestione in salvaguardia.
Si tratta della formula con cui un piccolo centro, in possesso di determinati requisiti previsti dal codice dell’ambiente, può svincolarsi dalla gestione unica. In provincia di Messina già in 16 l’avevano ottenuta: Roccafiorita, Tripi, Leni; Motta d’Affermo, Antillo, Limina, Santa Marina Salina, Basicò, Raccuja, Alì Superiore, Moio Alcantara, Malfa, Ucria, Floresta, Frazzanò e Malvagna. La nuova richiesta è stata rivolta a Casalvecchio Siculo, Condrò, Forza D’Agrò, Gallodoro, Mandanici, Mirto, Mongiuffi Melia, Motta Camastra, Reitano, Roccella Valdemone, Roccavaldina, Santa Domenica Vittoria. Di questi tutti si sono detti interessati e hanno ottenuto – a fine dicembre – il via libera dall’Ati, a eccezione di Casalvecchio Siculo, per cui sarà necessario un approfondimento della documentazione.
La mancata aggiudicazione della gara d’appalto per la scelta del socio privato ha spinto l’Ati a concedere ad Amam – la società partecipata del Comune di Messina – una proroga della convenzione in regime di salvaguardia fino a marzo del 2026. All’origine della decisione c’è l’esigenza di andare avanti nella gestione dei fondi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. In precedenza una prima proroga, con scadenza il 31 dicembre 2024, era stata già autorizzata.
“Non essendo pervenuti all’affidamento del servizio e, trovandoci in itinere una nuova ipotesi di gara, viene proposto un nuovo termine al 31 marzo 2026 fatto salvo l’eventuale insediamento del gestore unico”, si legge in una recente delibera dell’Ati presieduta da Gino Di Pane, sindaco di Frazzanò.
Gestione idrica a Messina, l’istanza a Schifani
La novità più importante di queste ultime settimane è però la prospettiva di rimettere tutto in gioco e riaprire il dibattito sulla possibilità di gestire pubblicamente il servizio idrico. “Basile informa l’Assemblea di un’iniziativa già avanzata durante l’ultima seduta del consiglio direttivo – si legge nel verbale del 19 dicembre – Tenuto conto che la gara pubblica per la scelta del partner privato nella costituzione di un gestore misto pubblico-privato si è conclusa senza esito per tre volte consecutive, a causa del disinteresse manifestato dagli operatori economici del settore, intende promuovere un’istanza al presidente della Regione Siciliana, sottoscritta dal sindaco della Città metropolitana, per richiedere il riconsegnare all’Assemblea dei Sindaci la propria competenze al riguardo e che la gestione commissariale venga sospesa. Invita tutti i Sindaci dell’ambito a sottoscrivere l’istanza e, in caso di mancata adesione, annuncia che l’istanza verrà comunque trasmessa”.
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Immagine di repertorio

