Nonostante le “bandiere rosse” dovute all’interdizione della balneazione che quest’anno, sulla base dei dati regionali diffusi, riguardano 166 chilometri di costa per problemi legati all’inquinamento e alla sicurezza, la Sicilia è stata premiata ieri, nel corso della cerimonia di assegnazione avvenuta con 14 Bandiere Blu, tre in più a quelle guadagnate lo scorso anno e la palmares regionale spetta alla provincia di Messina che conta ben 8 spiagge premiate. Con la riconferma delle spiagge già premiate lo scorso anno, nel 2024 in Sicilia sono Lipari (Messina), Tusa (Messina), Alì Terme (Messina), Roccalumera (Messina), Furci Siculo (Messina), Santa Teresa di Riva (Messina), Letojanni (Messina), Taormina (Messina), Modica (Ragusa), Ispica (Ragusa), Pozzallo (Ragusa), Scicli (Ragusa), Ragusa (Ragusa) e Menfi (Agrigento), quelle su cui potrà sventolare il prestigioso vessillo.
In Italia sono 485 le spiagge top premiate quest’anno, 31 in più rispetto al 2023, e salgono a 236 le località rivierasche che potranno fregiarsi del riconoscimento Bandiera Blu 2024, dieci in più dell’anno scorso, che corrispondono a circa l’11,5% di quelle premiate a livello mondiale.
Sul podio, ancora una volta sul gradino più alto, la Liguria che, pur segnando due nuovi ingressi, perde due bandiere e per la quale sono confermate 34 località. Secondo gradino del podio alla Puglia sale a 24 riconoscimenti con tre nuovi Comuni e un’uscita mentre seguono, a pari merito con venti bandiere, la Campania e la Calabria, con un riconoscimento in più ciascuna. Con un nuovo ingresso, le Marche ricevono 19 Bandiere blu, mentre scende a 18 la Toscana che perde un Comune. La Sardegna conferma le sue 15 località, l’Abruzzo sale a 15 con un nuovo ingresso, la Sicilia raggiunge 14 Bandiere con tre nuovi ingressi, quella dei comuni di Letojanni, Scicli e Taormina.
Il Trentino Alto Adige, pur non essendo bagnato da alcun mare ma in virtù dei suoi laghi che, per regolamento, sono oggetto del riconoscimento, sale a 12 con due Comuni in più mentre il Lazio riconferma le sue 10 località. In Emilia Romagna premiate 9 località e riconfermate anche le 9 Bandiere del Veneto. La Basilicata conferma le sue 5 località, e sempre 5 sono i Comuni in Piemonte che ottengono le Bandiere. La Lombardia conferma 3 Comuni, il Friuli Venezia Giulia mantiene le sue 2, come il Molise. Sui laghi quest’anno le Bandiere Blu sono 23, con 2 novità.
Qualche soddisfazione in meno per l’Italia invece, sul fronte approdi turistici, perché nel 2024 sono 81 quelli premiati, tre in meno rispetto allo scorso anno.
In realtà, nonostante i 14 riconoscimenti ottenuti, la Sicilia, segna il passo arrancando nella corsa alla valorizzazione del proprio territorio e delle proprie coste. Un dato su tutti è il confronto con la prima classificata, la Liguria alla quale, a fronte di 350 chilometri di costa, sono state assegnate 34 bandiere blu contro le 14 assegnate alla Sicilia che vanta 1.637 chilometri di costa (comprese le isole minori). Il meccanismo premiante tiene infatti conto di una serie di elementi aggiuntivi, quali la soddisfazione di criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione e al servizio offerto, tenendo in considerazione ad esempio la pulizia delle spiagge e degli approdi turistici, la conduzione sostenibile del territorio, anche attraverso una serie d’indicazioni che mettono alla base delle scelte politiche, l’attenzione e la cura per l’ambiente e la Sicilia, purtroppo, non eccelle.
Grande rilievo viene dato alla gestione del territorio messa in atto dalle Amministrazioni comunali. Tra gli indicatori considerati ci sono: l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la percentuale di allacci fognari; la gestione dei rifiuti; l’accessibilità; la sicurezza dei bagnanti; la cura dell’arredo urbano e delle spiagge; la mobilità sostenibile; l’educazione ambientale; la valorizzazione delle aree naturalistiche; le iniziative promosse dalle Amministrazioni per una migliore vivibilità nel periodo estivo.
“Ogni amministrazione Bandiera Blu sa bene che una gestione virtuosa del territorio passa necessariamente anche dalla formazione e dal coinvolgimento dei singoli, delle scuole, delle associazioni, delle attività locali, di tutti gli operatori -ha dichiarato Claudio Mazza, presidente della Fondazione Fee Italia – . Quello che il programma Bandiera Blu incarna da quasi 40 anni è una nuova visone del mare, inteso non, o comunque non solo, come bene naturale sinonimo semplicemente di vacanza, ma quale punto di partenza per una strategia più ampia, che coinvolga tutti i settori del territorio interessato. Ma per rendere più appetibili turisticamente tutte le coste sono necessarie misure anche sul piano strutturale, che incentivino un reale miglioramento in termini di sostenibilità e quindi di competitività dei territori costieri, a partire proprio dal settore della depurazione, ancora fortemente inadeguato”.
Sabbia finissima, scogli selvaggi, calette deserte e nascoste ma anche lidi con servizi balneari a cinque stelle e poi, all’improvviso, sulla spiaggia spunta il cartello con la dicitura “divieto di balneazione”. Si fa presto a dire isola ma la Sicilia, seppur circondata dal mare, ha sempre meno spiagge destinate alla balneazione.
Il dato emerge, con prepotenza, dai dati pubblicati dalla Regione Siciliana che indicano ben 64 siti di interesse costiero in cui è vietata la balneazione per la stagione 2024. La Sicilia è caratterizzata da una notevole estensione costiera, circa 1.637 km e, da sola, rappresenta il 22% dell’estensione costiera dello Stato italiano con 1.152 km di coste dell’isola maggiore cui vanno aggiunti circa 500 km delle isole minori. Secondo i dati del monitoraggio effettuato dal Dasoe, il dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale regionale, la principale ragione di questa restrizione è l’inquinamento delle acque. A questo dato si aggiungono i divieti morfologici e strutturali legati alla presenza di aree industriali, foci di torrenti, porti, porticcioli e vicinanza dei sistemi di depurazione delle acque.
I divieti mirano a garantire la salute e la sicurezza dei bagnanti durante la stagione balneare che è oramai alle porte, quella che sull’isola genera il maggior flusso turistico, e sta diventando un pessimo biglietto da visita che potrebbe condizionare le scelte dei turisti per questa stagione e, ancor peggio, potrebbe innescare un negativo passa parola da parte di quanti si ritrovassero su una bellissima spiaggia senza la possibilità di balneazione.
I divieti riguardano tutte le province che si affacciano sul mare e, nel complesso, si tratta di oltre 39 chilometri di spiagge interdette per inquinamento. La palmares spetta alla provincia di Palermo, sul cui territorio ben 15 chilometri sono stati interdetti alla balneazione per problemi legati all’inquinamento e, al secondo posto della triste classifica troviamo Messina, sul cui territorio è stata vietata per il medesimo motivo in quasi 10 chilometri. In generale si tratta di divieti che, da anni, penalizzano le nostre spiagge, divieti ai quali siamo oramai abituati perché ricorrenti di anno in anno tanto che nasce il legittimo dubbio che qualcuno – la Regione? I Comuni? – stia realmente facendo qualcosa. A queste coste interdette per problematiche riconducibili all’inquinamento si sommano oltre 127 chilometri di coste in cui è vietata la balneazione per motivi di sicurezza la maggior parte delle quali si trova nella provincia di Messina in cui oltre 75 chilometri di coste sono off-limits, 45 nella sole isole Eolie.
Nel Messinese sono proibite le foci dei torrenti con particolare attenzione alla zona di Larderia. A Catania, rientrano tra le aree vietate Capomulini e alcune zone di Acitrezza e anche nelle affollate calette del palermitano, come Vergine Maria, Sant’Elia e Santa Flavia, sono in vigore limitazioni alla balneazione. Per ragioni di sicurezza, sono impraticabili la Scala dei Turchi e il Kaos di Agrigento, i Francesi di Bagheria e l’isolotto di Portopalo di Capopassero.
Ma non solo inquinamento, motivi di sicurezza e zone industriali o portuali concorrono alla non fruibilità del patrimonio costiero perché i dati raccolti negli ultimi decenni di dicono che i mari che circondano l’Italia si stanno innalzando dai 2 ai 3 millimetri all’anno. La conferma arriva da Giovanni Coppini, direttore della divisione Global coastal ocean, presso il Centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) che spiega “Dalle nostre osservazioni emerge una situazione di rischio elevato per le coste italiane. Tra gli obiettivi delle nostre ricerche c’è anche la localizzazione delle informazioni sull’innalzamento del mare lungo le coste italiane, per capire dove gli impatti rischiano di essere più importanti”.
Le regioni con tratti di costa che corrono il maggior pericolo di finire sott’acqua sono la Puglia, con un innalzamento di 3,5 millimetri l’anno contro una media di 2,6 del reato dell’Adriatico, il nord della Toscana, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna, e il Veneto, con Venezia e la sua Laguna. I tre effetti collaterali più pericolosi sono: l’erosione costiera, l’intrusione salina nelle falde acquifere, gli impatti delle inondazioni costiere. Questi tre elementi compongono un cocktail amaro per l’Europa che si troverà a spendere fino a 872 miliardi di euro entro la fine di questo secolo per la possibile soluzione del problema.
In Sicilia i dati sono allarmanti perché si stima un arretramento medio delle spiagge di circa 7 metri negli ultimi 20 anni. A questo si aggiunge che, come rivelano alcune recenti indagini condotti da associazioni ambientaliste presenti sul territorio, oltre 800 chilometri su 1637 di litorale sono a rischio erosione. Nonostante questo, i gestori degli stabilimenti balneari continuano a chiedere una proroga delle loro concessioni, sebbene alcune di esse siano ormai in mare aperto, non esistendo più la spiaggia su cui insistevano. Gli esempi sono tanti, anzi, troppi: a Eraclea Minoa, piccola frazione costiera in provincia di Agrigento, è ormai quasi completamente inesistente. Tutto questo, tra l’altro, seppure siano state costruite barriere a protezione della spiaggia. In tutta la provincia agrigentina, d’altra parte, la situazione è allarmante: il 42% della costa cittadina è considerata a rischio crolli e non è più balneabile.
La collina del Kaos, l’unica spiaggia di Agrigento, può rappresentare un esempio lampante e drammatico dell’erosione costiera, situazione che mette a rischio soprattutto la strada statale 640, conosciuta come “Strada degli scrittori” in onore dell’itinerario che ripercorre i luoghi vissuti e descritti nei loro romanzi dagli scrittori siciliani come Pirandello, Sciascia, Tomasi di Lampedusa e molti altri, che in alcuni tratti corre a meno di dieci metri dal ciglio eroso.
A Trapani, alcuni interventi di urbanizzazione risalenti agli anni ‘60, quando furono costruiti interi quartieri sul sistema delle dune della spiaggia di San Giuliano e una strada provinciale che almeno due volte l’anno diventa impraticabile perché ricoperta di sabbia, hanno drammaticamente peggiorato il problema. La spiaggia è oramai ridotta a poco più di una trentina di metri e ogni anno l’erosione continua a ridurre la battigia. Situazione simile anche a Palermo e provincia dove è emblematico il caso di Trabia, il cui litorale è stato affollato di villette costruite praticamente sulla spiaggia, aumentando esponenzialmente il fenomeno erosivo. Nella provincia di Messina, invece, le aree più a rischio sono quelle di Sant’Agata di Militello, Gioiosa Marea e Capo d’Orlando. Infine, anche le isole minori non sono esenti dal problema dell’erosione, in particolar modo l’isola di Salina. Della celebre spiaggia di Pollara in cui furono girate state girate alcune scene del film Il Postino con Massimo Troisi, ormai non resta che un piccolo angolo di battigia, destinato anch’esso a scomparire.
Gli esperti, nonostante i molteplici studi realizzati, spiegano che contro l’erosione si è disarmati, in quanto è dipende da fenomeni geologici. Nello stesso tempo, però, indicano come concausa le infrastrutture marine già realizzate, o in corso d’opera, che non hanno a monte lo studio delle correnti marine.
ROMA – “La nostra Italia è sempre più blu. Con l’ingresso delle nuove località Bandiera Blu 2024, l’Italia sale a quota 485 spiagge certificate per l’eccellente qualità del mare e le buone pratiche di sostenibilità ambientale, ossia oltre l’11% di quelle premiate al mondo: un riconoscimento che attesta, ancora una volta, l’alto livello dell’offerta italiana in termini ecologici, di servizi e di accoglienza. Oltre a essere un alleato in più nell’accrescere la competitività, la visibilità e la reputazione delle strutture e del brand ‘Italia’”. Sono le parole del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che accolto i 14 nuovi ingressi che imprezioscono il “catologo” delle spiagge eccellenti del nostro Paese.
Ortona (Abruzzo); Parghelia (Calabria); Cellole (Campania); Borgio Verezzi (Liguria); Recco (Liguria); Porto Sant’Elpidio (Marche); Lecce (Puglia); Manduria (Puglia); Patù (Puglia); Letojanni (Sicilia); Scicli (Sicilia); Taormina (Sicilia); Tenno (Trentino Alto Adige); Vallelaghi (Trentino Alto Adige).
I Comuni non riconfermati sono 4: Ameglia (Liguria); Taggia (Liguria); Margherita di Savoia (Puglia); Marciana Marina (Toscana).
MESSINA: Lipari – Stromboli Ficogrande, Vulcano Gelso, Vulcano Acque Termali, Acquacalda, Canneto; Tusa – Lungomare; Alì Terme – Lungomare di Alì Terme; Roccalumera – Litorale; Furci Siculo – Litorale; Santa Teresa di Riva – Lungomare; Letojanni – Letojanni Centro; Taormina – Mazzeo.
RAGUSA: Modica – Maganuco, Marina di Modica; Ispica – Santa Maria del Focallo; Pozzallo – Pietre Nere, Raganzino; Scicli – Sampieri-Pisciotto; Ragusa – Marina di Ragusa.
AGRIGENTO: Menfi – Porto Palo Cipollazzo, Lido Fiori Bertolino.
Sono invece due i porti bandiera blu in Sicilia, entrambi nella provincia di Messina, premiati in tema di buone pratiche ambientali: Capo d’Orlando Marina (Capo d’Orlando) e Marina del Nettuno (Messina).