Bankitalia, al Meridione servono banche efficienti, ora fusioni - QdS

Bankitalia, al Meridione servono banche efficienti, ora fusioni

redazione

Bankitalia, al Meridione servono banche efficienti, ora fusioni

domenica 22 Settembre 2019

Secondo il direttore generale Panetta il ritardo del Sud in questo settore deprime anche l'economia del Centro Nord. Servono istituti "operanti alla frontiera dell'efficienza e in grado di far ricorso alla tecnologia"

La Banca d’Italia trae un sospiro di sollievo per aver evitato il fallimento di Carige e guarda ora a un’altra area, quella del Sud dove gli istituti di credito, Popolare di Bari in primis, hanno sofferto di più a causa della crisi.

Per il direttore generale Fabio Panetta gli istituti rimasti nella zona, di dimensioni ridotte, devono ora avviare delle fusioni anche per poter meglio accompagnare una ripartenza del Mezzogiorno il cui ritardo “è inaccettabile e ingiustificabile” e peraltro comprime anche la crescita del Centro Nord.
Via Nazionale non ha comunque in mente di “ricreare “banche del territorio”, i cui limiti sono apparsi evidenti con la crisi”.

Servono istituti “operanti alla frontiera dell’efficienza e in grado di far ricorso alla tecnologia”.

In questo modo si possono “realizzare economie di scala e di diversificazione e mettere a fattor comune le conoscenze sull’economia reale”.

Si vedrà nei prossimi mesi quale sarà appunto il piano della Popolare di Bari che, dopo una pulizia di bilancio in corso e il cambio di vertice (con l’arrivo di Gianvito Giannelli e l’uscita dello storico presidente Jacobini) potrebbe avviare trattative per una fusione con alcuni altri istituti.

Contatti in tal senso sarebbero stati già avviati ma il percorso prevede comunque prima un risanamento operativo e la trasformazione in spa.

Un sistema creditizio efficiente è appunto, secondo Panetta, fondamentale per il Mezzogiorno dove l’accesso al mercato creditizio delle imprese è meno agevole che nelle altre aree del Paese e le aziende dipendono molto dalle banche.

Ma “se non riusciremo a portare il Mezzogiorno su un sentiero di crescita robusto, duraturo non ci potrà essere vero progresso per l’Italia” spiega il dg che indica due misure per aumentare il Pil e frenare l’emoraggia di giovani senza lavoro: taglio del costo del lavoro e investimenti, anche pubblici.

“Le nostre stime – sottolinea – indicano che un aumento degli investimenti pubblici accompagnato da misure volte a ridurre il costo del lavoro rafforzerebbe l’aumento dell’occupazione” al Sud “rispetto a quanto ottenibile agendo sui soli investimenti”.

Al riguardo un incremento di quelli pubblici nel Mezzogiorno pari all’1 per cento del suo PIL per un decennio, ossia 4 miliardi annui, avrebbe effetti espansivi significativi per l’intera economia italiana”.

Sebbene lo stimolo pubblico ipotizzato abbia dimensioni ridotte rispetto all’economia del Centro Nord, le simulazioni di Bankitalia indicano che il Pil di quest’area potrebbe aumentare fino allo 0,3 per cento.

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