“Con questi 40 milioni di euro altre 500 famiglie che ancora vivono nelle baracche di Messina, avranno la possibilità di avere finalmente una casa”. Parola di Cateno De Luca, ex primo cittadino peloritano e ora deputato all’Ars, che commenta così lo stanziamento previsto dalla Regione ai microfoni del Quotidiano di Sicilia.
Nel complesso, nei giorni scorsi la Giunta regionale ha approvato la riprogrammazione di 65 milioni di euro destinati al Comune di Messina per interventi di rigenerazione urbana, realizzazione di nuovi alloggi nelle aree di risanamento e bonifica dell’ex area industriale Sanderson, uno dei luoghi simbolo del degrado e della trasformazione urbanistica cittadina. Un passaggio inserito nell’articolo 99 della legge regionale 8/2018, norma introdotta proprio su proposta dell’allora sindaco di Messina Cateno De Luca. Lo stesso emendamento era stato impugnato del Commissario dello Stato e aveva portato a un blocco nello stanziamento ulteriore di fondi per consentire alle famiglie messinese una vita dignitosa.
Baracche a Messina, 40 milioni per dare una casa ad altre 500 famiglie
Dall’elenco degli interventi riferiti all’esercizio finanziario 2018 emerge che 25 milioni di euro saranno destinati alla bonifica e riqualificazione dell’ex Sanderson, un’area di circa 8 ettari a sud della città, da anni abbandonata e oggetto adesso di riqualificazione attraverso un eco parco.
Gli altri 40 milioni di euro andranno invece a progetti di rigenerazione urbana e costruzione di nuovi alloggi nelle aree di risanamento, con l’obiettivo di contrastare l’emergenza abitativa e superare definitivamente la stagione delle baraccopoli, ancora presenti in diversi quartieri cittadini.
Il provvedimento trova copertura finanziaria attraverso un ulteriore emendamento alla legge di stabilità regionale 1/2024 (art. 59), che ha permesso di recuperare risorse rimaste vincolate da oltre cinque anni. Su quali interventi saranno realizzati in città vige ancora il massimo riserbo. Al momento, il sub commissario regionale per il risanamento di Messina, Santi Trovato, preferisce non sbilanciarsi attendendo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Poi sarà la volta di parlare della messa a terra dei progetti e la quantificazione dei tempi di esecuzione dello sbaraccamento.
“Impegno mantenuto”
Quello del risanamento “è un impegno che aveva assunto con noi il presidente Schifani e lo ringrazio per averlo mantenuto, perché – pur avendo inserito questa previsione nell’articolo 99 della legge finanziaria del 2018 con il presidente Musumeci -, queste risorse erano rimaste nel cassetto”, ha aggiunto De Luca al QdS.
Il numero uno di Sud chiama Nord non nasconde il merito del proprio operato, definendo l’elezione a sindaco di Messina come “svolta epocale per cancellare questo lebbrosario” ancora presente in città. “Una risposta importante” per consentire a Messina di dire addio “all’incubo delle baracche”.
Sul piatto del risanamento, fino allo scorso dicembre, c’era ancora l’ipotesi “Cabis” con l’allora subcommissario regionale Marcello Scurria. Circa 280 casette basse costruite in epoca fascista a ridosso del centro cittadino. Solo in quest’area sarebbero oltre un migliaio gli occupanti, con cifre che però risultano complesse da confermare in assenza di un vero censimento aggiornato. Oltre 100 milioni di euro necessari per ripristinare le abitazioni da 24 a 49 metri quadri per renderle confortevoli e davvero abitabili. Il cambio ai vertici della struttura ha però portato a uno stop all’ipotesi di applicazione anche per Messina. I sindacati in difesa degli inquilini hanno già detto “no” all’ipotesi di quartieri ghetto in stile “Zen” di Palermo. Si resta adesso in attesa di una decisione politica per comprendere in quali aree saranno realizzati i nuovi progetti.
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