Stretto, ipotesi tunnel da verificare in 6 mesi - QdS

Stretto, ipotesi tunnel da verificare in 6 mesi

Carlo Alberto Tregua

Stretto, ipotesi tunnel da verificare in 6 mesi

giovedì 27 Agosto 2020

L’ipotesi venuta alla luce in queste ultime settimane riguardante la costruzione di un tunnel che attraversi lo Stretto di Messina al posto di un ponte sospeso, a prima vista sembra suggestiva e realizzabile.
Quando l’annunciò il viceministro delle Infrastrutture Cancelleri, ci sembrò una boutade. Poi abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni di chi l’ha immaginato e forse progettato, l’ingegnere Saccà, e ci siamo fatti persuasi che l’ipotesi vada analizzata con molta attenzione in quanto può essere l’alternativa che sblocchi l’isolamento della Sicilia.
Ora, si tratta di verificare la fattibilità e la convenienza di realizzare il tunnel rispetto al Ponte, ma la verifica va fatta in sei mesi in modo da agganciare la sua costruzione a quella dell’alta velocità (Lav) tra Salerno e Reggio Calabria.
L’ipotesi prospettata sembra valida perché consente di utilizzare al meglio i lavori per la Lav, in quanto la stessa prevede una galleria da Gioia Tauro a Villa San Giovanni di 34 chilometri. Proseguendo tale galleria di altri 4 chilometri, con la stessa talpa, si arriverebbe a Messina.

Non intendiamo entrare nelle questioni tecniche, che non sono di nostra competenza, ma a lume di naso ci sembra che questa ipotesi vada esplorata, a condizione che si faccia in un tempo breve, perché la progettazione della Lav Sa-Rc dovrebbe vedere la luce a metà del 2021, in quanto i fondi ci sono, perché fanno parte dei famosi 209 miliardi, oltre a quelli che potrebbero essere utilizzati attingendo agli altri fondi europei. In un modo o nell’altro dopo più di mezzo secolo si dovrebbe arrivare a decidere e procedere alla costruzione.
Peraltro il general contractor con cui lo Stato si è vincolato nonostante le cause in corso, e cioè Webuild, ex Salini-Impregilo, è nelle condizioni tecniche di fare trafori oltre che costruire ponti. Cosicché si potrebbe arrivare alla conclusione rapida ed eliminare una causa che potrebbe costare allo Stato centinaia di milioni, qualcuno dice anche un miliardo.
Il buonsenso dovrebbe prevalere e con esso quel pragmatismo portato nelle televisioni da tutti i big politici, i quali lo usano come un mantra, per cui sospettiamo che si tratti di uno schermo.
è ovvio che la scelta debba essere correlata alla Lav perché probabilmente, se la galleria dovesse proseguire sotto lo Stretto, potrebbe avere una inclinazione maggiore, proprio per andare sotto il fondo del mare.
A questo punto sono venute fuori altre ipotesi e cioè costruire una galleria sul fondo marino, agganciata con appositi tiranti allo stesso. Si sa che quando si tocca l’attraversamento dello Stretto tutti si lanciano in ipotesi anche fantascientifiche che poi, alla fine, producono il nulla di fatto.
Per fortuna all’ipotesi Cancelleri non si sono elevati gli urli dei benaltristi il che significa che questi ultimi quando parlano non sono obiettivi, ma appartengono alla loro casta, senza capacità di rispetto delle regole etiche. Ad ogni buon conto, l’importante non è redarguire i parolai, bensì entrare nel concreto per tentare di mettere in cantiere quest’opera entro il prossimo anno.

Comprendiamo che l’attraversamento stabile dello Stretto sia una mazzata per quelle aziende che in atto lo gestiscono. Proprio questa estate abbiamo avuto la prova come decine di ferry boat abbiano portato fra le due rive centinaia di migliaia di persone e forse qualche milione. Fate voi i conti dei relativi ricavi.
Tuttavia il progresso non si può fermare. Solo i conservatori e coloro che tutelano i propri interessi si mettono in una posizione d’attesa contro ogni progresso, così come fecero oltre cent’anni fa coloro che vedevano come fumo negli occhi l’inserimento dei telai per fabbricare i tessuti, perché sostenevano che essi avrebbero tolto manodopera. Poi i fatti hanno dimostrato il contrario.
Il progresso di questo Governo verso una giusta direzione si evince dal fatto che, a parole, vogliano fare. Si tratta di trasformare le intenzioni in atti concreti. Ora, non domani.
Se riusciranno in questo intento bisognerà dare loro merito perché i governi, come le persone, devono essere valutati (o giudicati) da ciò che fanno bene rispetto a ciò che fanno male o non fanno per nulla.

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