Il tema al centro di un incontro organizzato a Vittoria da Confcooperative Ragusa: “Tutte le strutture sottratte alla mafia devono rinascere e avere nuova vita in favore della collettività”
VITTORIA (RG) – Quale incidenza hanno i beni confiscati alla criminalità organizzata nelle politiche pubbliche di coesione territoriale e di sviluppo locale? È questa una delle domande a cui la sede territoriale iblea di Confcooperative Sicilia ha cercato di rispondere durante un incontro che si è tenuto qualche giorno fa a Vittoria, prendendo spunto dal libro di Rosa Laplena.
200 organizzazioni operano nella gestione dei beni confiscati
Secondo i dati raccolti dal centro studi di Confcooperative, ci sono ben 200 organizzazioni che operano della gestione dei beni confiscati, occupano 3mila persone e fatturano 100 milioni di euro all’anno. Si tratta di una ricchezza che resta sul territorio, visto che spesso sono cooperative impegnate nell’inclusione lavorativa dei più fragili.
Nel 60% nei casi lavorano al Sud
Sempre secondo il centro studi, i beni confiscati affidati alle cooperative valgono 40 milioni di euro: si tratta per quasi la metà dei casi di immobili, ville, appartamenti, anche interi palazzi. Per il 28% sono terreni agricoli, negli altri casi strutture commerciali, industriali o turistiche.
Le cooperative li usano in prevalenza come luoghi di accoglienza e integrazione, incluso l’housing sociale. Nel 25% dei casi l’uso invece è agricolo.
Non sono soltanto uno strumento di lotta contro la criminalità organizzata, ma anche un mezzo di sviluppo del territorio, soprattutto nel Mezzogiorno. I beni confiscati rappresentano un modo per sensibilizzare i giovani e allontanarli dalla criminalità organizzata.
“Noi dobbiamo fare in modo e ci dobbiamo adoperare – ha sottolineato il presidente del Consiglio territoriale di Ragusa Confcooperative, Gianni Gulino – affinché tutti i beni confiscati alla mafia possano rinascere e avere una vita a favore della collettività perché questo significa una vittoria nei confronti del malaffare”.
Non mancano criticità e le problematiche esistenti nella gestione
Il libro ‘I beni confiscati alla criminalità organizzata’ delinea un percorso completo di questi vent’anni e mette a fuoco tutto ciò che c’è di positivo ma anche le criticità e le problematiche esistenti nella gestione delle aziende e dei beni confiscati. Basti pensare solo al lunghissimo iter burocratico necessario per consegnare un bene.
Gli esempi concreti: Verbum Caudo
Non sono mancati gli esempi concreti: importante la testimonianza di Luca Li Vecchi che ha parlato di Verbum Caudo, un antico feudo delle Madonie confiscato alla mafia e restituito alla collettività grazie alle indagini di Giovanni Falcone. Oggi è coltivato da una cooperativa di giovani madoniti ed è diventato luogo di sviluppo e di crescita.
“Nasce come un progetto di comunità – ha riferito il presidente della cooperativa Luca Li Vecchi -. Un progetto di territorio per il territorio. L’obiettivo della nostra cooperativa è quello di restituire il bene confiscato ai legittimi proprietari”.
“Uno dei percorsi da sviluppare è rivolto alle scuole perché vogliamo seminare il seme della legalità nelle scuole affinché nascano e crescano cittadini consapevoli, nuova classe dirigente e nuovi operatori che possono cogliere queste opportunità”, conclude il presidente del Consiglio territoriale di Ragusa Confcooperative.