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Giovanni Pizzo  |
mercoledì 04 Gennaio 2023

Il film che ha reso Claudio Bisio una simpatica icona alla Sordi del cinema italiano sembra tornare di moda con la riforma proposta dalla Meloni sul presidenzialismo

Il film che ha reso Claudio Bisio, uno dei migliori e umani comici della sua generazione, una simpatica icona alla Sordi del cinema italiano sembra tornare di moda con la riforma proposta dalla Meloni sul presidenzialismo.

Il tema è un classico per gli addetti ai lavori, più che un afflato dei cittadini, i quali vorrebbero forse contare più loro, rispetto a dare più potere ad un uomo solo. Ma ha un grande pregio in questi tempi di scarne risorse economiche, costa poco e sa di semplificazione. La semplificazione, sia che sia lessicale, diminuisce enormemente il numero dei vocaboli utilizzati mediamente dagli italiani, o politica, sembra una tematica che avvicina le classi dirigenti al popolo che dovrebbe essere rappresentato.

La semplificazione sa di trasparenza, di minori contorsioni e scaricabarile. Se un, oggi Una, sola persona è al comando, ha una posizione di vertice supremo, da cui tutto discende, è più facile determinare il concetto di responsabilità. Se fa bene la rivotiamo, se invece non rende secondo le aspettative proposte la puniamo con il voto. Sa tutto di Repubblica francese e di conseguenti ghigliottine, tante teste ebbero il potere e caddero rovinosamente sotto la lama del Boia di Parigi a quei tempi. Fino all’arrivo dell’Imperatore, il vero uomo solo al comando, il Corso che segnò il mondo e la Storia d’Europa, che allora coincidevano. Infatti da tempo il modello vagheggiato dalle Bicamerali, proposta come esempio di democrazia praticata dalla Meloni, si fonda sul semipresidenzialismo alla francese, ieri cavallo di battaglia di una sinistra che si sentiva vincente, e che approvò poi a colpi di maggioranza una deficiente riforma del Titolo V.

La sinistra, riformista un tempo, accoglierà la proposta di una Bicamerale, o la tratterà come una mela del peccato, perché le riforme giuste sono solo quelle provenienti dal suo lato? La proposta riformatrice proveniente da destra è legittima, anche perché questa componente non ha mai partecipato al percorso costituente repubblicano, in quanto da sempre tenuta ai margini dallo spirito antifascista dei costituenti. Oggi a 75 anni da quegli eventi si può costruire un patto costituzionale differente in Italia? E su quali garanzie?

Questo è il punto di domanda da porsi, che fu alla base del cambiamento mancato tra prima e seconda Repubblica. Li venne mortificato il parlamentarismo della prima repubblica, nel nome della governabilità. Abbiamo avuto alternanze, questo si, ma senza governabilità, che non significa occupazione di caselle, ma incisività di riforme sulla società italiana, immobile dagli anni settanta, i tempi della riforma sanitaria e della nascita del regionalismo.

Infatti, il vero nodo gordiano da sciogliere non è quello della presidenza della Repubblica, organo che la costituzione definì di garanzia, nonostante gli italiani pensino sempre cose poco edificanti sugli arbitri, e che sotto l’onnipotente mitezza di Mattarella è assurto agli altari della Santità Paterna, ma il ruolo della Presidenza del Consiglio. Ci vuole, più che una riforma alla francese, una riforma alla tedesca, e proporre in Italia il Cancellierato. Kohl e la Merkel hanno governato i grandi processi della Germania non solo per statura politica ma per forma istituzionale del loro ruolo.

I Cancellieri scelgono i ministri e la formula politica in maniera non sindacabile. Loro hanno inciso, e questo serve alla governabilità, incidere, non assurgere a ruoli demiurgici supremi. In Germania il Cancelliere è potente, molto più che in Italia, ma il parlamento ha la sfiducia costruttiva come contrappeso. Il Parlamento tedesco è rappresentativo, eletto con il proporzionale con sbarramento alto, e l’autonomia esiste dalla nascita, essendo uno Stato Federale.

Il tentativo, bocciato dagli italiani, di Renzi andava in questa direzione ma era associato ad una riforma elettorale iper maggioritaria, che non conteneva contrappesi democratici. Solo che i concetti di garanzie e contrappesi si guardano solo se si è all’opposizione, e non in maggioranza. Questo è il principale difetto del sistema politico italiano, e che ne blocca il riformismo. La parzialità nel pensare alle regole del gioco.

Cosi e se vi pare.

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