Biodiversità marina, Sicilia e Tunisia insieme per ricolonizzare i fondali - QdS

Biodiversità marina, Sicilia e Tunisia insieme per ricolonizzare i fondali

Michele Giuliano

Biodiversità marina, Sicilia e Tunisia insieme per ricolonizzare i fondali

venerdì 14 Ottobre 2022

Seconda missione in Nord Africa per l’Arpa Sicilia nell’ambito del progetto “Miarem”. L’obiettivo è ricostruire il paesaggio sommerso mediante strutture realizzate con inerti riciclati

PALERMO – Un programma di cooperazione transfrontaliera tra Italia e Tunisia per ricolonizzare i fondali degradati. Si tratta di attività inserite all’interno del progetto Miarem, e della seconda missione in Tunisia del personale dell’area mare di Arpa Sicilia. Presso la sede del partner associato di progetto Notre Gran Blue di Monastir si sono svolte la prima e la seconda sessione formativa previste nel progetto sulle metodologie di ancoraggio delle talee di Posidonia oceanica sui supporti sperimentali da collocare sul fondale marino, fase preliminare alle successive attività di campo.

Durante la prima sessione sono stati utilizzati dei supporti ideati e realizzati nell’ambito del progetto – che prevede l’uso di materiali biocompatibili – con l’utilizzo di steli intrecciati della pianta di Stipa tenacissima, lavorata da artigiani locali su indicazioni del personale di Arpa Sicilia. I supporti con le talee verranno fissati sul fondale marino secondo uno schema definito preliminarmente che favorisca al massimo i processi di ricolonizzazione dei fondali degradati. Per l’esercitazione sono stati preliminarmente prelevati e selezionati dei fasci di Posidonia oceanica Delile poi installati sui supporti sperimentali ad opera dei partecipanti alla sessione formativa. Il supporto completo conterrà almeno 15 talee fissate per un totale minimo di 45 fasci.

La seconda sessione di attività didattiche è proseguita con 2 seminari sulle tematiche di Gis e cartografia e attività di monitoraggio sulla poseidonia oceanica, a cui ha fatto seguito il breafing pre immersione e di preparazione dell’attrezzatura subacquea, in collaborazione con il locale diving center che ha fornito i servizi di supporto agli operatori subacquei di Arpa Sicilia e degli altri partner. Le attività subacquee relative all’individuazione delle aree interessate dal reimpianto nei pressi delle isole Kuriat – situate a circa 10 miglia a est di Monastir – si sono svolte nei giorni subito a seguire.

Il progetto nasce dalla consapevolezza che Sicilia e Tunisia si fronteggiano e condividono parte del Mar Mediterraneo. Possiedono e sfruttano risorse importantissime per lo sviluppo socio-economico dei rispettivi territori: qualità dell’ambiente marino, pesca, turismo, equilibrio delle dinamiche costiere. La conservazione e il ripristino dei principali habitat dell’ambiente marino, come quello rappresentato dalla Posidonia oceanica, è la base comune per il mantenimento e lo sviluppo della prosperità dei territori.

L’impegno congiunto per il medesimo obiettivo è quindi un elemento di sinergia degli sforzi che riguardano i due Paesi e che possono portare vantaggi reciproci. Nello specifico, il progetto si propone di realizzare e trasferire in maniera reciproca il know-how tecnologico finalizzato al ripristino ambientale di parti degradate dei fondali marini, anche con l’uso di supporti innovativi e la ricostruzione del paesaggio sommerso mediante la posa in opera di strutture realizzate con inerti riciclati, aventi la duplice funzione di protezione degli impianti realizzati e di attrazione verso specie ittiche di pregio.

La scelta nasce dalla necessità di contrapporsi alla regressione delle praterie di Posidonia, che determina evidenti squilibri nelle dinamiche costiere con una progressiva diminuzione degli stock ittici di specie essenziali per la pesca artigianale. Ma non si tratta solo di una scelta pensata per ovviare ad una emergenza, ma della intenzione di creare un modello di conservazione che rappresenti un passo importante per garantire l’inversione dei processi di impoverimento, che attualmente hanno un forte impatto sulle coste, specie su quelle tunisine.

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