Bomba pensioni in mano alla Meloni, servono 23,5 mld in più dal 2023: l'intervista a Cappuccio - QdS

Bomba pensioni in mano alla Meloni, servono 23,5 mld in più dal 2023: l’intervista a Cappuccio

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Bomba pensioni in mano alla Meloni, servono 23,5 mld in più dal 2023: l’intervista a Cappuccio

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sabato 15 Ottobre 2022

Il caso delle pensioni è nelle mani della Meloni. Servono 23,5 mld in più dal 2023. L'intervista a Cappuccio (segretario regionale Cisl).

Il nuovo governo non è ancora operativo ma si ritrova già sul groppone una serie non indifferente di matasse da sciogliere, prime fra tutte il caro bollette legato alla galoppante crisi energetica scoppiata in conseguenza del conflitto tra Russia e Ucraina e la nuova legge di bilancio. Il guaio però è che a tali questioni da districare se n’è aggiunta un’altra che richiede il reperimento in tempi stretti di ben 23,5 miliardi: la spesa pensionistica aumenterà infatti nel 2023 del 7,9 per cento. Non proprio spicci, insomma.

La sfida che spetta affrontare al nuovo governo è ardua: 23,5 miliardi di euro non si tirano fuori dal cilindro. Abbiamo interpellato Sebastiano Cappuccio, segretario regionale Cisl, in un’intervista rassegnata da Sky Tg 24, per aggiungere un tassello al quadro fin qui delineato: un punto di vista dei lavoratori.

Segretario Cappuccio, dal recente Mercer Cfa Institute Pensioni Index emerge un parere negativo sul sistema pensionistico italiano (siamo 32 su 44 Paesi), risultato dettato dal pessimo punteggio ottenuto in tema di sostenibilità del sistema. Secondo lei il nostro è un sistema sostenibile?
“Il problema è questo: dobbiamo affrontare con urgenza il tema pensioni. Abbiamo già chiesto al governo un incontro da farsi non appena si insedierà, perché riteniamo che si debba cambiare la legge Fornero, riformando la previdenza facendo in modo che ci siano criteri di sostenibilità. Occorre una flessibilità in uscita perché non c’è ancora e occorre puntare sull’inclusività perché i giovani e specialmente le donne sono più penalizzati. Non si può lasciare una persona a lavoro fino a 67 anni. Pensiamo agli operai edili, che sono costretti a svolgere un mestiere usurante fino ad almeno 67 anni”.

Qual è lo scenario che si apre per le future generazioni?
“Rispetto a questo tema pensiamo che bisogna sostenere i giovani precari che con l’attuale sistema rischiano di essere i poveri pensionati del domani. Le risorse si possono reperire con le ingenti somme che abbiamo accantonato negli anni attraverso l’attuazione della riforma Fornero. Se mettiamo in campo tutto questo, possiamo avviare un percorso sostenibile”.

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