La bonifica è oggi qualcosa di estrema rilevanza che coinvolge il mondo intero. Consiste nell’insieme di interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o di ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nelle acque, nel suolo e nel sottosuolo. Non solo in Italia ma anche all’estero, molte aziende si stanno impegnando ad intervenire in questo senso, attenendosi ai principi della sostenibilità ambientale.
Nell’ambito del PCTO, svolto in modalità online a causa dell’emergenza sanitaria in corso, noi studenti del “R. L. Montalcini” di Gagliano Castelferrato abbiamo avuto modo di conoscere le attività di Eni Rewind, la società ambientale di Eni, la cui mission si concretizza nelle attività di risanamento, riqualificazione e valorizzazione delle matrici ambientali, principalmente acqua e suolo, seguendo modelli di economia circolare e sostenibilità ambientale.
A tal proposito il settore ricerca e sviluppo della società ha messo a punto diverse tecnologie innovative con esiti vantaggiosi ed efficienti applicabili in siti con minimizzazione dell’impatto ambientale poiché non richiedono operazioni di scavo o movimentazione di materiale. Tra le innovazioni proposte abbiamo scelto di trattare l’e-hyrec, una tecnologia basata su un principio molto semplice: la permeabilità selettiva. Un filtro capace di trasferire esclusivamente la componente organica smiscelata (LNAPL) presente nelle acque evitando lo smaltimento di ingenti quantitativi di acque di falda . La sperimentazione è nata in Eni Rewind che poi la ha utilizzata in diversi siti in Italia.
La tecnologia e-hyrec è applicabile nel caso di contaminazioni di falda da composti organici non solubili in acqua. Si avvale di un filtro idrofobico o oleofilico che, impermeabile all’acqua, permette il recupero della fase organica che può essere riutilizzata, mentre l’acqua non viene emunta. Il filtro viene immerso direttamente nell’acqua contaminata attraverso un pozzo, accompagnato da una pompa di rilascio che facilita la raccolta degli inquinanti (composti organici insolubili in acqua) risparmiando così tempo perché evita l’applicazione di ulteriori tecniche di separazione all’esterno. L’impianto è provvisto inoltre di un sensore di fase per il posizionamento automatico del filtro all’interno della fase organica, di un tamburo posto in superficie per svolgere e riavvolgere il cavo che posiziona il filtro, il tutto mosso da un motore che può svolgere la propria azione anche attraverso l’utilizzo di pannelli fotovoltaici.
L’encoder, che può essere remotizzato su qualsiasi device, fornisce anche informazioni sulla profondità del filtro mentre il flusso stato indicherà la quantità di liquido raccolto. Insomma… un filtro intelligente, efficiente, a bassi costi e sostenibile dal punto di vista ambientale! Ventiquattro di questi filtri sono posizionati a Gela e nel giro di un anno hanno ridotto la contaminazione delle falde acquifere causata da sostanze organiche. Questa tecnica consente di ridurre il flusso di rifiuto verso impianti di smaltimento esterni, con un notevole aumento della sostenibilità di tali interventi.
Diverse altre tecniche raccontano una storia simile: da semplici principi a idee e progetti innovativi, il più delle volte solo “copiati” dalla natura.
Il sistema elimina, ad esempio, amplifica il processo di biorisanamento naturale intervenendo sulle catene idrocarburiche dei contaminanti dispersi nella falda ed alimentando l’attività metabolica dei microrganismi già presenti. Sembra facile, quasi un giochino, ma di fatto c’è dietro tanto studio, tanta tecnologia, tanta sperimentazione e, soprattutto, una grande sinergia di competenze differenti. Una bella sfida quella che attende i tecnici del futuro, ed è una sfida che va vinta ad ogni costo, prima che sia troppo tardi.
Classe 5^ TBA “R.L. Montalcini” – Gagliano Castelferrato