Bravo Armao, ma la strada è lunga - QdS

Bravo Armao, ma la strada è lunga

Carlo Alberto Tregua

Bravo Armao, ma la strada è lunga

sabato 06 Novembre 2021

Riconoscere l’insularità della Sicilia

Tutto si può dire di Gaetano Armao, salvo che non sia una persona volitiva, capace di raggiungere dei risultati quando ci si mette. Avere ottenuto un primo riconoscimento informale del grave e permanente svantaggio della Sicilia in quanto isola (perché circondata dal mare, sosteneva autorevolmente Totò Cuffaro), è un risultato che si attendeva da decenni, così com’è avvenuto da tempo per la Sardegna. è del tutto ininfluente che la distanza dall’Italia sia di centinaia di chilometri per una e di soli 3,3 chilometri per l’altra.

Da più parti viene stimato lo svantaggio di circa sei miliardi di Pil, il che significa qualcosa come il sette/otto per cento di quello attuale.
Il merito ovviamente va a chi di fatto fa muovere le carte, ma anche a tutto il Governo regionale e a Nello Musumeci, fresco neo-candidato per la prossima legislatura.

A Cesare quel che è di Cesare e volentieri rendiamo plauso a chi ha cominciato una strada che si presenta lunga e tortuosa, ma che comunque andava intrapresa.


È infatti a tutti noto che una legge costituzionale debba passare per quattro approvazioni nelle due Camere con tempi non brevi. Tutto ciò nei prossimi anni, quando si dovrà decidere quale cittadino eleggere alla Presidenza della Repubblica (salvo l’auspicata conferma di Sergio Mattarella) e nell’anno successivo, quando si avrà una guerra totale in vista delle elezioni politiche.

Tuttavia, non bisogna arrendersi, anzi auspichiamo un serrare le fila da parte di tutti i deputati e senatori siciliani e sardi perché questa strada venga percorsa in un tempo ragionevole, ma non molto diluito. Entro questa legislatura?

Certo, se finalmente il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, convenisse e decidesse di far costruire il Ponte sullo Stretto, già contrattualizzato con l’impresa Webuild, si attenuerebbe lo svantaggio per l’insularità perché concretamente vi sarebbe una circolazione facilitata di cittadini e merci fra le due sponde dello Stretto.

Sul tema, però, il Premier non si è pronunciato, il che depone bene perché i silenzi di Mario Draghi sono sempre bene auguranti e fanno pensare che, con molta probabilità, dalla sua bocca uscirà il “Sì” fatidico, contro il quale nessuno – almeno finora – ha osato ergere barriere.

Aiutati che Dio ti aiuta. È vero, lo Stato e l’Unione europea devono mettere a disposizione della Regione risorse finanziarie. Ma questo è stato già fatto perché, come abbiamo pubblicato, da qui al 2027, fra PO (Piano Operativo europeo), PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), FSC (Fondo Sviluppo e Coesione), prestiti della BEI (Banca Europea degli Investimenti), prestiti della CdP (Cassa Depositi e Prestiti) ed altre fonti, la Regione avrà a disposizione nello stesso periodo fra i cinquanta e i sessanta miliardi. È una cifra enorme che se messa rapidamente in circolazione, consentirebbe una forte accelerazione della ruota economica e l’assunzione di centinaia di migliaia di siciliani da parte del settore produttivo.

Riguardo all’occupazione, insieme al plauso sopra indicato, vogliamo aggiungere l’avvertimento (non per la prima volta) di non assumere più persone nel settore pubblico perché esso è già stracarico di costi per stipendi e accessori, in maniera abnorme rispetto alla media di dipendenti pubblici, in confronto ai cittadini e in confronto a quelli delle altre regioni a Statuto speciale.


Questo Governo regionale e il suo presidente, Nello Musumeci, in questo anno pre-elettorale, dovrebbe mostrare i muscoli con tutti gli avversari della Sicilia, interni ed esterni, per riuscire a dare un’accelerazione alla produzione di ricchezza e con essa all’occupazione, riducendo fortemente lo scandaloso ricorso al Reddito di cittadinanza, che fa apparire la Sicilia come una terra di pezzenti, cosa che non è vera.

Per ottenere questo risultato, il Governo Musumeci deve ricorrere a tutte le professionalità esistenti nell’Isola, ma anche a quelle nazionali e internazionali, per redigere progetti secondo le regole europee e statali, in modo da ottenere i finanziamenti. In seguito bisognerà pubblicare i bandi e responsabilizzare i dirigenti regionali (pena il licenziamento) perché realizzino le opere e i servizi in tempi europei.

Tutti dobbiamo contribuire a salvare la Sicilia dal degrado che dura da un ventennio. Tutti, nessuno escluso.

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