Brusca libero, i migranti in Albania - QdS

Brusca libero, i migranti in Albania

Brusca libero, i migranti in Albania

Giovanni Pizzo  |
lunedì 09 Giugno 2025

L'Italia è uno Stato in cui uno come Giovanni Brusca - custode dei segreti di Cosa nostra - è libero, mentre migranti che non hanno commesso alcun reato sono mandati via. Il commento.

C’è qualcosa di assolutamente strano in uno Stato, democratico pare, che libera Giovanni Brusca e manda al confino in Albania persone che ancora non hanno commesso, e la maggior parte di loro non lo faranno, alcun reato. Un criminale incallito, atavico, che ha messo a repentaglio le istituzioni, ha fatto strage delle vite di coraggiosi servitori dello Stato, ha sciolto nell’acido ragazzini viene, secondo le norme attuali, reso libero.

Un uomo di cui non conosciamo reali, e non giurisdizionali, pentimenti. Che non ha mai parlato veramente di molti fatti di Cosa nostra, solo di alcuni, che non ha mai consegnato un solo euro dei suoi affari criminosi, né di quelli dei suoi sodali. Qualcuno potrebbe dire che anche nell’America di Trump i clandestini finiscono al confino in altri Paesi. Solo che nell’America di Trump uno come Brusca sarebbe stato giustiziato, o – nei pochi Stati in cui non c’è la pena di morte – non sarebbe mai e poi mai uscito dal carcere, quelli duri, molto più pesanti di quello che ci fa vedere Hollywood, in cui la mortalità carceraria non avviene per suicidio come in Italia.

L’uomo che ha ucciso con un telecomando di esplosivo, vigliaccamente, Giovanni Falcone è libero. Qualcuno dice per la stessa legge che ha voluto, sui pentiti, il valoroso magistrato. Ma siete sicuri che uno tenace, determinato, accorto come Falcone si sarebbe accontentato del pentimento di Brusca, che avrebbe ottenuto dallo stesso così poco in cambio di così tanto? Mentre un migrante, torturato e vessato, derubato da ogni suo avere, viene messo senza aver commesso alcun reato contro la persona, e senza processo, in un luogo di detenzione?

Ogni cosa nella vita deve avere una proporzione, e qui non si ravvisa, al di là della legge, che comunque deve sempre essere interpretata, non solo proceduralizzata. Brusca ha seminato vittime, ma ha anche dei nemici, persone che lo hanno sostituito, amministratori giudiziari che hanno gestito le sue cose, beni e aziende, illecitamente ottenute. Oggi tutte queste persone sono al sicuro da uno denominato per la sua ferocia U’ verru? La legge non è un dogma della fede; lo Stato potrebbe, anzi dovrebbe, alzare l’asticella per persone come Brusca, che da anni sono state campate dal contribuente e protette dallo Stato. Dovrebbe pretendere molta più verità di quella ottenuta fino ad adesso, se no non saremmo senza verità su tanti processi, quello Borsellino in primis. Quale è stata la vera “trattativa”, chi c’era accanto a lui, quali connivenze, zone grigie, sodalizi, ancora Brusca e soci proteggono? Chi ha tutelato per questi trent’anni Messina Denaro per esempio?

Brusca non era un boss qualsiasi, era al centro delle dinamiche Corleonesi. Sa, ma non parla, o dice solo quello che già era noto, magari condito da qualche particolare aggiuntivo. Il problema è forse chi fa le domande, quelle giuste, quelle che portano alle verità e non alle sue dimensioni parziali o collaterali. Falcone le domande le sapeva fare, perché conosceva profondamente il fenomeno, in proporzione era una AI, con tutto il rispetto per l’attuale classe di magistrati. Prima di liberarlo, fategli qualche domanda giusta, confacente, proporzionata all’enorme libertà che sta per avere, una libertà di vita che le sue vittime non avranno più. E, se non risponde, trattatelo come un clandestino, uno che non ha diritto a stare in un Paese civile, mandatelo in Albania, assieme a quei poveri immigrati. Avrebbe più senso far stare lui fuori dall’Italia che loro.

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