La bulimica macchina del Covid e l’asfissia... dei piccoli ospedali - QdS

La bulimica macchina del Covid e l’asfissia… dei piccoli ospedali

La bulimica macchina del Covid e l’asfissia… dei piccoli ospedali

Giuseppe Bonaccorsi  |
venerdì 20 Maggio 2022

Dai centri periferici della Sicilia alle isole minori, il diritto alla saluterisulta spesso “negato”. Oggi a Lipari il “corteo funebre” per protestare contro le carenze del presidio eoliano

Mentre a Lipari ci si prepara per la manifestazione di stasera, per le vie del centro della più grande isola dell’arcipelago eoliano, in difesa dell’ospedale, a Palermo si definiscono già gli ultimi ritocchi alla grande manifestazione della Rete comitati piccoli ospedali che si terrà il 27 mattina alle 11 sotto la sede dell’assessorato regionale alla Salute. Tutti questi preparativi stridono con alcuni interventi che la Regione ha disposto, anche su input del governo nazionale, per la lotta a una pandemia che batte la fiacca.

Ancora soldi per i “carrozzoni del Covid”

In effetti non si capisce la logica dei finanziamenti ancora a pioggia per sostenere quelli che già alcuni hanno definito “carrozzoni del Covid”, con proroga dei contratti di centinaia di addetti sino alla fine di giugno, mentre non si riesce ancora a risolvere le annose e croniche carenze di personale, anche in reparti salvavita, in quei piccoli ospedali delle aree svantaggiate o di periferia. Una contraddizione che la dice tutta sulla presunta illogicità di alcune scelte che sembrano, per gli oppositori, avere più spiegazioni elettorali che altro.

Corte funebre per il decesso del “Diritto alla sanità pubblica”

Così questo tardo pomeriggio a Lipari muoverà il corteo funebre del comitato “L’ospedale di Lipari non si tocca” che percorrerà col feretro a spalla sino al cancello d’entrata del presidio ospedaliero dove verrà deposta una corona di fiori in memoria – scrivono gli organizzatori nel manifestino funebre affisso in paese – del “Diritto alla sanità pubblica” “deceduto dopo lunga agonia causata dal morbo della politica”.

Ma cosa lamentano gli abitanti di Lipari?

Cosa lamentano i cittadini abitanti dell’arcipelago? La asfittica carenza di alcune figure mediche oltre che infermieristiche in reparti salvavita come la Cardiologia dove da tempo lavora un solo cardiologo per via ambulatoriale dalle 8 alle 14. Nel pomeriggio e per altre 18 ore complessive settimanali si alternano alcuni cardiologi che hanno aderito alla convenzione tra l’Asp di Messina e l’ospedale Papardo sempre della città dello stretto. Di sera e di notte non esiste alcun servizio.

Ma le carenze dell’ospedale isolano non finiscono con i cardiologi. Recentemente l’organico della Radiologia si è ridotto a un solo medico in servizio, con gravissime difficoltà a fare, sembra, anche una Tac. L’ortopedico è presente una sola volta a settimana, mentre non si riesce a colmare la mancanza di anestesisti e di chirurghi. Sul piano della manifestazione regionale, pochi giorni fa, la Rete comitati ha spiegato in una nota stampa che “da anni i Comitati per la Salute di tutta la Sicilia (Lipari, Catania, Palermo, Castelvetrano, Giarre, Leonforte, Lampedusa, Lentini, Gela, Pantelleria e tanti altri…) si battono per difendere e impedire la chiusura dei loro ospedali e dei loro reparti. Una sanità, quella siciliana, che negli ultimi anni è stata colpita da continui e ingenti tagli alle strutture ospedaliere presenti sul territorio e ai servizi sanitari”.

“In questo momento – aggiungono i rappresentanti dei Comitati – è importante scendere in piazza perché si attendono 800 milioni del Pnrr per la sanità siciliana. Soldi, questi, che dovrebbero essere spesi tenendo in considerazione le problematiche fatte emergere negli anni dai comitati stessi nei vari territori”. E continuano: “La Regione siciliana, invece, ha approvato il Piano per le nuove strutture della sanità territoriale da attuare in tre anni senza tenere in nessuna considerazione le istanze presentate negli anni”.

I Comitati in piazza per “scoperchiare” la responsabilità politica

I Comitati hanno, quindi, deciso di mettersi in prima linea per “scoperchiare”, ancora una volta, le responsabilità politiche dell’attuale disastrosa situazione e per portare in piazza le reali esigenze dei cittadini e delle cittadine che, nonostante le lotte portate avanti, sono rimaste inascoltate. “Per questo chiederemo a Palermo un tavolo di confronto che metta al centro i bisogni degli abitanti e dei territori e che questi vengano interpellati direttamente e anticipatamente delle scelte”.

Il Pronto soccorso di Giarre in perenne emergenza

Tra le vistose discrepanze di questa “sanità dimezzata” la Rete sottopone all’attenzione anche il caso dell’ospedale di Giarre dove recentemente, su disposizione del governo regionale, è stato riaperto il pronto soccorso che continua, però, ad avere difficoltà a operare a causa della carenza di personale, con medici, addirittura, che arrivano dagli ospedali catanesi, ma in regime di straordinario, quando cioè hanno finito il loro turno in reparto a Catania per prendere servizio a Giarre ormai visibilmente stanchi dopo una intenso turno di lavoro.

Allarme anche di alcuni medici e primari di grandi ospedali catanesi

Non va dimenticato neanche il grido d’allarme di alcuni medici e primari di grandi ospedali catanesi che recentemente hanno denunciato il rischio della desertificazione dei reparti di emergenza a causa della continua aggressività degli utenti e della conseguente fuga di alcuni medici verso il privato. Emblematica la storia di una anestesista, assunta con concorso al Policlinico, che dopo tre mesi ha detto al suo primario che stava andando via per tornarsene nel privato perché non sosteneva i turni di lavoro stressanti, o la storia di quel medico di Pronto soccorso che ha preferito dimettersi e pagare 12mila euro di penale per frequentare un corso necessario per diventare medico di Medicina generale.

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