Il settembre del Catania si è chiuso con il sofferto pareggio di Cerignola e, dopo le prime sette giornate di campionato – nelle quali i rossazzurri hanno affrontato avversari di diversa caratura – è tempo di analisi più compiute sulla squadra e sulle sue potenzialità. Analisi che riportano alla mente quelle della scorsa stagione dove, dopo un avvio incoraggiante, erano sorte le prime difficoltà e quelle criticità che, tra alti e bassi, avrebbero accompagnato il gruppo rossazzurro fino all’ultimo atto dei playoff con l’eliminazione a opera del Pescara.
L’inizio stagione del Catania, analisi dopo 7 giornate di campionato
Il dato che emerge con forza, ancor prima delle questioni legate al campo, alla tattica, alle scelte di mister Toscano e alle dinamiche relative all’extra campo, è quello degli infortuni. Una vera e propria croce per il Catania, un problema che ha avuto un peso rilevante nelle due precedenti stagioni di C e che, purtroppo, si sta riproponendo con forza in queste prime giornate. Attualmente sono cinque i calciatori ai box. Da Alex Rolfini, che a causa di non meglio precisati guai muscolari ha di fatto calcato il rettangolo verde solo nel corso del ritiro di Norcia; a Salvatore Caturano, fiore all’occhiello della campagna acquisti e ancora a secco di minuti in rossazzurro. Un caso emblematico quello dell’attaccante campano, sia perché nella sua ultima partita con la maglia del Potenza ha timbrato il cartellino, sia perché negli ultimi anni ha mostrato un importante stato di forma e un’eccellente condizione fisica, come confermano le sole tre partite perse nelle precedenti tre stagioni.
Agli infortunati di lungo corso si aggiungono Manuel Martic, Salvatore Aloi e Francesco Forte, che ieri ha lasciato anzitempo il campo seppur – secondo quanto riferito da mister Michele Napoli – a scopo prettamente precauzionale. Senza dimenticare le recenti assenze di D’Ausilio (che, sempre secondo le dichiarazioni di Napoli è pienamente recuperato) e di Donnarumma, a mezzo servizio nelle ultime tre gare.
Il caso infortuni
Al netto dei singoli casi, però, ciò che preoccupa e fa riflettere è la riproposizione, praticamente uguale a sé stessa, del problema infortuni. Nonostante, dal ritorno in terza serie, siano passati ben quattro allenatori (Tabbiani, Lucarelli, Zeoli e Toscano) e decine di calciatori l’infermeria continua a essere affollata. Segno che, al di là dei differenti metodi di allenamento e di preparazione, c’è qualcosa che non gira per il verso giusto in ciò che è rimasto immutato. Si pensi ad esempio alla questione strutture e, in particolare, al Cibalino, luogo principale degli allenamenti della squadra che, come disse Cristiano Lucarelli a suo tempo, non offre certo una situazione idilliaca per una squadra professionistica.
Altra questione da analizzare quella relativa allo staff medico e ai metodi impiegati per il trattamento degli atleti, acciaccati e no. Si è molto parlato anche dei ritmi imposti da mister Toscano per motivare l’emergenza infermeria, fattore che può essere forse una concausa, ma non va dimenticato che nelle precedenti esperienze del tecnico calabrese, specie in quelle concluse con la promozione in B di Ternana, Novara, Reggina e Cesena, gli infortuni non hanno raggiunto i numeri toccati a Catania.
Nell’analisi di quanto fin qui visto si può, però, rimproverare al condottiero rossazzurro un certo integralismo che, alle attuali contingenze, risulta molto limitante. In determinate situazioni, con emergenze dell’ultim’ora come accaduto a Cosenza, probabilmente un cambio modulo e una maggiore duttilità avrebbero potuto rappresentare valide soluzioni per superare l’impasse.
Serve cambiare passo
Il gruppo costruito in estate, al netto di qualche puntello sfumato negli ultimi giorni di mercato, è certamente di valore e può dire la sua in questo campionato. Un campionato dove figurano avversari di assoluto livello, come il tandem di testa Salernitana – Benevento e il mai domo Trapani, e nel quale sembra emergere un certo equilibrio che – questa è l’impressione – potrebbe tradursi in una lotta punto a punto per la promozione diretta. Proprio per questo, alla luce anche di ciò che il Catania ha mostrato a sprazzi in queste prime partite, il passivo di quattro punti rispetto alla vetta appare già pesante, ma potenzialmente colmabile. Certo, la gara del Monterisi lascia tante perplessità, soprattutto perché ci si attendeva tutt’altro atteggiamento, proprio alla luce dei risultati delle dirette avversarie che – fin qui – hanno comunque mostrato una maggiore solidità dei rossazzurri.
Per giocarsela fino in fondo il Catania dovrà necessariamente invertire la rotta, visto che la vittoria manca ormai da quattro turni e che la strada intrapresa sembra quella lastricata di buone intenzioni ma priva di sbocchi delle precedenti annate di C. Dalla fatale sconfitta di Cosenza in poi, infatti, qualcosa sembra essersi rotto e – probabilmente – solo per larghi tratti della gara del “Provinciale” si è visto il Catania che tutti si aspettano e che mister e società hanno immaginato in fase di costruzione. Lecito chiedersi, perciò, se questa generale involuzione sia stata determinata solo dall’emergenza infortuni o se ci sia dell’altro, che attiene al gruppo squadra e agli equilibri dello spogliatoio. I prossimi impegni, forse, potranno darci una risposta. Ma ancor di più potrà fare la società, cui la piazza tutta – dalla stampa ai tifosi – chiede maggiore presenza comunicativa e maggiore chiarezza, perché i silenzi e i “non detto” vengono inevitabilmente riempiti da chiacchiere, pettegolezzi e indiscrezioni che di certo non giovano alla causa.
Questa stagione, la quarta dell’era Pelligra, sarà – inutile girarci intorno – quella decisiva per la proprietà australiana. Fallire l’obiettivo promozione e condannare, ancora una volta, la piazza al deprimente scenario della Serie C, sarebbe un clamoroso passaggio a vuoto, un ennesimo fallimento sportivo che imporrebbe serie riflessioni sul futuro e sulle prospettive di società e proprietà.
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