Calcio Catania, società cercasi, i nodi dell’avviso del Comune - QdS

Calcio Catania, società cercasi, i nodi dell’avviso del Comune

redazione

Calcio Catania, società cercasi, i nodi dell’avviso del Comune

Vittorio Sangiorgi  |
mercoledì 01 Giugno 2022

C’è tempo fino al 18 giugno per inviare la manifestazione di interesse. Occorrerà un business plan quadriennale e professionisti qualificati in ambito sportivo all’interno dell’organismo societario

CATANIA – Dopo una lunga attesa il Comune di Catania ha pubblicato la manifestazione d’interesse rivolta a soggetti o realtà intenzionati a presentare un progetto per la ripartenza del calcio a tinte rossazzurre, per iscrivere cioè una squadra rappresentativa della città al prossimo campionato di Serie D. Il termine ultimo, per inviare le proposte tramite Pec a Palazzo degli elefanti, è fissato per le 13 del 18 giugno. Dopodiché l’amministrazione valuterà quanto pervenuto e “premierà” la proposta ritenuta migliore. Possibile, inoltre, una convocazione al Comune di uno o più soggetti per un colloquio conoscitivo.

Un meccanismo del tutto simile a quello seguito, in precedenza, ad altre latitudini come Bari e Palermo. Spulciando il documento emergono sia punti di forza che elementi che hanno destato dubbi e critiche. Certamente positiva la richiesta di un business plan quadriennale, un piccolo passo in più rispetto, ad esempio, all’istanza redatta a suo tempo da Leoluca Orlando, che ne chiedeva uno triennale. Altro elemento significativo quello in virtù del quale sarà un criterio di valutazione positiva “la presenza, nell’organigramma societario, di figure professionali che abbiano qualificata esperienza in ambito sportivo e/o che abbiano conseguito risultati sportivi di rilievo”. Un aspetto importantissimo che, visto il recente passato, dovrà costituire una conditio sine qua non.

Prevista, ovviamente, anche l’attestazione della solvibilità economico-finanziaria rilasciata da un istituto di credito iscritto all’Abi o da una banca di un paese estero di rilevante importanza, con cui intercorrano rapporti da più di un anno. Non mancano, infine, riferimenti alla pianificazione economica e al marketing in stretto legame con il territorio.

Tiene banco il “tira e molla” sulle dimissioni di Pogliese

Quanto alle criticità, anzitutto tiene banco il “tira e molla” sulle dimissioni di Pogliese. Se arrivassero, come si sussurra, a breve, la conseguenza sarebbe la nomina di un commissario. Chi gestirebbe, quindi, tutta l’operazione? I tempi tecnici per l’insediamento del commissario consentirebbero a Bonaccorsi di portare a compimento l’assegnazione?

Fa discutere, poi, il punto che regola il “meccanismo interdittivo”

Per inviare la propria manifestazione, scrive Palazzo degli elefanti, è necessario presentare, tra le altre cose, una dichiarazione del legale rappresentante e dei soci della società, in cui si attesti: “di non avere ricoperto, negli ultimi 5 anni, il ruolo di socio, amministratore e/o dirigente con poteri di rappresentanza nell’ambito federale, in società destinatarie di provvedimenti di esclusione dal campionato di competenza o di revoca dell’affiliazione alla Figc”.

Una regola che, di fatto, non esclude nessuno degli esponenti di Sigi, la Spa che ha gestito il Calcio Catania dal luglio 2020 al fallimento. Nessuno di loro, infatti, aveva un ruolo diretto in società. I soli esclusi, in riferimento a quel periodo, sono gli ex amministratori unici Nico Le Mura e Sergio Santagati. Tale regola riprende le determinazioni federali, ma visto il terremoto degli ultimi mesi era lecito attendersi qualcosa in più, qualche specifica più restrittiva. E, in teoria, potrebbe farsi rivedere anche Benedetto Mancini con il suo già affiliato Fc Catania 1946. Certo, soprattutto in questo caso, è facile ipotizzare un secco “niet” da parte delle istituzioni cittadine, ma è altrettanto facile capire quale smarrimento e quale fastidio possa causare – anche la sola possibilità che ciò avvenga – nella ferita e dilaniata piazza etnea. Manca poi, a differenza di quanto avvenuto a Palermo, una precisa indicazione sull’azionariato popolare.

Palazzo delle Aquile, infatti, aveva previsto di riservare una quota societaria pari almeno al 10% a tale modello. Il Comune di Catania, invece, ha inteso lasciare alla nuova società le valutazioni sulla questione. Scelta legittima ma che, forse, stride un po’ viste le due iniziative sorte in tal senso in città. C’è, infine, un aspetto “sociale” di non poco conto. In tanti rilevano che è stata trascurata una clausola a beneficio dei lavoratori licenziati a seguito del fallimento del Calcio Catania. Un segnale forte, da numerosi punti di vista, che avrebbe contributo ad una sorta di “selezione naturale” delle realtà che presenteranno la loro manifestazione di interesse. Finalmente qualcosa si muove anche a livello ufficiale ed istituzionale. Un momento fondamentale per la rinascita del calcio a Catania, sebbene – come abbiamo visto- le criticità non manchino. Non resta, dunque, che confidare nel serio e lungimirante giudizio di chi di dovere e in seri progetti che riportino il “liotru” dove merita di stare.

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