Calcio, morto Tarcisio Burgnich, mito azzurro - QdS

Calcio, morto Tarcisio Burgnich, mito azzurro

Giuseppe Lazzaro Danzuso

Calcio, morto Tarcisio Burgnich, mito azzurro

mercoledì 26 Maggio 2021

Era stato campione d'Europa con l'Italia nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. L'ex difensore, tra le altre squadre, di Inter, Napoli e Palermo è scomparso dopo una lunga malattia

È morto a Milano all’età di 82 anni una delle leggende del calcio italiano: Tarcisio Burgnich.

L’ex difensore, tra le altre squadre, di Inter, Napoli e Palermo è scomparso nella notte dopo una lunga malattia.

Era stato campione d’Europa con l’Italia nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970.

Ma soprattutto rappresentava con Zoff e Facchetti l’inizio di una formazione azzurra che ha segnato la fantasia di diverse generazioni di italiani.

Una leggenda, appunto.

Gli inizi

Dopo aver giocato nelle giovanili dell’Udinese avendo come compagno di squadra Dino Zoff, debuttò ventenne con i friulani alla penultima giornata della stagione 1958-1959, il 2 giugno 1959.

Juventus e Palermo
Dietro suggerimento di Giampiero Boniperti, venne acquistato dalla Juventus, con cui collezionò 13 presenze senza essere poi confermato per la stagione successiva.

Passò poi al Palermo, nel frattempo neopromosso in quell’anno e con i rosanero gioca ottimamente l’annata 1961-1962.

Riesce anche a segnare un gol, il suo primo con il Palermo e in Serie A, su punizione, nella prestigiosa vittoria esterna per 2-4 contro la Juventus del 18 febbraio 1962,] con un violento tiro in corsa.

Al termine del campionato i siciliani si posizionano all’ottavo posto nella classifica finale, piazzandosi meglio degli stessi piemontesi.

Il giocatore definì in termini molto positivi la sua esperienza nelle file del club rosanero.

Inter

Nel 1962, voluto da Helenio Herrera o da Italo Allodi secondo altre fonti, passa all’Inter.

Con i nerazzurri ha totalizzato 467 presenze in gare ufficiali, vincendo in dodici anni quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, diventando uno dei calciatori decisivi per i successi della squadra, dapprima come terzino destro e poi, con risultati altrettanto buoni, nel ruolo di libero.

Al termine della stagione 1964-1965, il settimanale Il calcio e il ciclismo illustrato lo indicò, con Giacinto Facchetti, come miglior terzino d’ala del campionato.

Napoli

Dopo dodici anni all’Inter, venne a sapere solo da Francesco Janich, all’epoca dirigente del Napoli, di essere stato trasferito alla squadra campana; chiuse quindi la carriera indossando la maglia azzurra.

Disputò tutte le gare delle sue prime due stagioni[33] e saltando solo sei gare nella sua ultima stagione di carriera, dalla tredicesima del 16 gennaio 1977 alla diciottesima del 27 febbraio 1977.

Durante la sua permanenza con i partenopei la squadra sfiorò la conquista dello scudetto nella stagione 1974-1975, quando la squadra arrivò seconda a due punti dalla Juventus vincitrice del campionato.

L’anno successivo i campani conquistarono la Coppa Italia, battendo con lui in campo il Verona allo Stadio Olimpico di Roma il 29 giugno 1976 per 4-0; in questo trofeo segnò la sua unica rete con gli azzurri, nell’edizione 1975-1976, nella vittoria contro la Fiorentina per 1-0.

Vinse inoltre nella stagione 1976-1977 la Coppa di Lega Italo-Inglese, giocandovi entrambe le partite, a Southampton contro la squadra locale il 21 settembre 1976 dove i padroni di casa s’imposero per 1-0 e a Napoli il 14 novembre dello stesso anno, quando nella gara di ritorno i campani vinsero per 4-0.

Lo stesso anno, il Napoli raggiunse per la prima volta la semifinale in una competizione europea, la Coppa delle Coppe, venendo eliminato dall’Anderlecht.

Nazionale

In nazionale debuttò il 10 novembre 1963 nella gara di ritorno valevole per la Coppa Europa contro la nazionale sovietica. Tornò in azzurro un anno dopo, nella gara di qualificazione per i mondiali in Inghilterra del 1966 contro la nazionale finlandese del 4 novembre 1964. Fu convocato per la spedizione italiana ai successivi mondiali.

Vinse i campionati europei del 1968, il 20 aprile nella vittoria contro la Bulgaria per 2-0 a Napoli,

Al successivo campionato mondiale 1970 in Messico realizzò il suo secondo gol con gli Azzurri, il momentaneo pareggio per 2-2 della semifinale Italia-Germania Ovest (4-3, la “Partita del secolo”).

Per la gara disputata, Gianni Brera gli diede nella pagella 9+[22]. In finale, sarà poi sovrastato nello stacco da Pelé che realizzerà il gol del momentaneo 1-0 nella partita che il Brasile vincerà 4-1.

Il 13 gennaio 1973 scese in campo da capitano degli azzurri nella gara contro la Turchia valida per le qualificazioni al campionato del mondo 1974.

Lasciò la nazionale dopo la sconfitta contro la Polonia che valse l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale.

In azzurro ha totalizzato 66 presenze e 2 reti.

Allenatore

Appese le scarpette al chiodo, convinto da Italo Allodi, intrapre la carriera dell’allenatore, sedendo, fra le altre, sulle panchine di Catanzaro, Bologna, Como, Livorno, Foggia, Lucchese, Cremonese, Genoa sostituendo Claudio Maselli, Ternana, Salernitana, Pescara e Vicenza.

Dopo aver lasciato il lavoro di allenatore diventò osservatore dell’Inter.

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