Calo nella produzione dell'olio in Italia per il cambiamento climatico

Calo nella produzione dell’olio in Italia per il cambiamento climatico

Filippo Calascibetta

Calo nella produzione dell’olio in Italia per il cambiamento climatico

Redazione  |
domenica 26 Novembre 2023

I cambiamenti climatici colpiscono anche l’ulivo con il raccolto mondiale che crolla è fa schizzare i prezzi dell’olio extravergine a livello nazionale del +49,3%

I cambiamenti climatici colpiscono anche l’ulivo con il raccolto mondiale che crolla è fa schizzare i prezzi dell’olio extravergine a livello nazionale del +49,3%. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati istat ad ottobre in occasione della Giornata Mondiale dell’Ulivo proclamata dall’Unesco.

“L’Italia – sottolinea Coldiretti – può contare su un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 533 varietà di olive coltivate dalle Alpi alla Sicilia per un totale di 250 milioni di piante dalle quali nasce il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa con 42 Dop e 7 Igp oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori con una ricchezza di profumi e sapori che non ha eguali al mondo”.

La produzione dell’olio extravergine nazionale quest’anno è stimata di circa 290mila tonnellate, al di sotto della media dell’ultimo quadriennio, con il Sud che segna un +34% rispetto allo scorso anno e salva l’Italia dalla caduta verticale del centro nord (-1/3), secondo le previsioni Coldiretti, Unaprol e Ismea. A pesare quest’anno è stato il clima impazzito con eventi estremi: piogge durante la fioritura, siccità e alte temperature che hanno messo a dura prova gli uliveti nazionali. A salvare il bilancio nazionale in particolare è la Puglia che, sottolinea Coldiretti, rappresenta la metà della produzione italiana e cresce del +50% rispetto alla difficile campagna dello scorso anno e nonostante le devastazioni portate dalla Xylella.

Prezzi dell’olio alti e domanda non soddisfatta

Tuttavia la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare la domanda per consumo ed esportazioni e sull’aumento dei prezzi pesano i risultati della scarsa raccolta all’estero, in particolare nella penisola iberica che è il primo produttore ed esportatore mondiale. Per garantire la sovranità alimentare del Paese e salvare i portafogli degli italiani, Coldiretti e Unaprol hanno previsto con le risorse del Pnrr accordi di filiera per avere un milione di nuove piante di olivo in più lungo la Penisola, incrementare la produzione e ridurre la dipendenza dall’estero. Le importazioni italiane di olio d’oliva dall’estero hanno segnato il record del secolo per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022 con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023 secondo l’elaborazione Coldiretti su dati Istat.

“Una situazione che espone l’Italia alle fluttuazioni delle produzioni estere e alle speculazioni dei mercati internazionali”, evidenzia Coldiretti. “Si è creata una situazione mai vista prima – spiega il Presidente di Unaprol David Granieri – con scarse produzioni, soprattutto in Spagna, scorte basse e inflazione, che ha fatto impennare i valori dell’extravergine d’oliva con il raddoppio dei prezzi per gli oli di origine comunitaria”.

Anche per sostenere l’economia ed il lavoro nel nostro Paese, il consiglio di Coldiretti e Unaprol è di scegliere le produzioni Made in Italy verificando attentamente l’etichetta per assicurarsi prodotti Made in Italy. “In tale ottica – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – i contratti di filiera con i fondi del Pnrr sono fondamentali per lo sviluppo di prodotti 100% italiani per dare opportunità di lavoro, sostenendo ambiente e cultura facendo crescere l’agroalimentare Made in Italy, in un contesto di grande instabilità internazionale”.

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