La presidente Legname, “Dopo due anni di paralisi si riparte, col supporto della Regione”. Il presidente nazionale Uici Barbuto, “Il Centro fondamentale per l’autonomia dei ciechi”
Seppi di Helen Keller nel 1968, l’anno stesso in cui morì, a 87 anni.
Avevo dieci anni e la Rai mandò in onda “Anna dei Miracoli”, uno sceneggiato televisivo con Anna Proclemer e una sorprendente bambina, Cinzia De Carolis. Sei anni prima un film dallo stesso titolo aveva vinto due Oscar e il mondo intero era rimasto colpito dalla vicenda narrata: quella di una bambina sordocieca, Helen Keller appunto, che grazie alle cure dell’insegnante Anne Sullivan, avrebbe imparato a parlare diventando una delle donne più ammirate d’America e del mondo.
La Sicilia legò il suo nome a Helen Keller nel 2001, quando la Regione Siciliana, con una legge, istituì a Messina la Scuola di cani guida dell’Unione italiana ciechi, oggi Polo nazionale per l’autonomia e le pari opportunità delle Persone non vedenti e ipovedenti. Questi ultimi, grazie al Centro Helen Keller, negli anni hanno potuto ricevere, gratuitamente, cani guida: pastori tedeschi, labrador e terranova.
“Adesso – ha affermato Linda Legname, presidente del Centro messinese – dopo due anni di paralisi e battaglie legali, possiamo dire di essere rinati, per rispondere ai bisogni dei non vedenti. Parecchio si è fatto in questi ultimi mesi, ma tanto ancora si deve fare. Mantenendo la sede a Messina, naturalmente, e risanando, pagando i debiti, risollevandoci anche con il fondamentale supporto della Regione siciliana“.
Così, il cinque luglio scorso, nella Sala Mattarella dell’Ars, presenti l’assessore alla Formazione Roberto Lagalla e del presidente nazionale dell’Uici Mario Barbuto, sono stati consegnati ad altrettanti non vedenti che hanno seguito i corsi del centro Helen Keller quattro magnifici cani guida di razza labrador e sei bastoni bianchi.
“Completato il loro percorso di addestramento – ha sottolineato Barbuto, che è catanese di nascita e possedeva un Labrador – vivranno in simbiosi, grandi amici e compagni di strada. Ricordo di essere stato felice per il senso di libertà che il mio cane guida mi dava, consentendomi di muovermi finalmente in autonomia“.
“Quel che dico sempre – ha aggiunto – è che non bisogna portare a un cieco un bicchiere d’acqua, ma insegnargli a prenderlo da solo“.
“Grazie ai cani – ha spiegato Linda Legname -, ma anche ai corsi per l’uso del bastone bianco, si fa un grande passo in avanti nel percorso verso l’inclusione sociale. Cane e padrone diventano una cosa sola, tra loro si instaura un rapporto di amore e fiducia. E la bella notizia è che nel nostro centro sono nati nuovi cuccioli che presto daremo in affidamento“.
Il cane destinato al servizio di guida per non vedenti, spiegano gli esperti del Centro Helen Keller, oltre a essere sottoposto ad accurati controlli sanitari, viene educato sin da cucciolo a vivere nel contesto sociale. Per questo viene affidato prima a famiglie che insegnino loro alcune regole fondamentali di comportamento: non dormire sui letti, mangiare a orari stabiliti, aspettare di uscire per fare i bisogni.
Ma non tutti posseggono le doti che consentono di diventare dei buoni cani guida – camminare al guinzaglio con una corretta andatura, abituarsi a locali e mezzi di trasporto pubblici, non essere innervositi dai rumori – e occorre creare una sorta di senso di responsabilità nei confronti del non vedente. Ecco perché tutti i cani non ritenuti idonei vengono scartati prima del compimento un anno, età in cui comincia l’addestramento generale, di cinque mesi, al quale segue quello personalizzato con il non vedente assegnato, per assimilarne esigenze, bisogni e caratteristiche.