Boom di richeste dopo la notizia che è stata fornita gratis a una malata di sclerosi multipla. Applicato dopo un anno il decreto dell'assessore regionale alla Salute Razza, però… GUARDA IL FILMATO
In Sicilia boom di richieste per la fornitura di cannabis terapeutica dopo la notizia che erano state consegnata a Loredana Gullotta, di 46 anni, da sedici anni ammalata di sclerosi multipla, novanta capsule contenenti quarantacinque grammi di infiorescenza dalla farmacia dell’ospedale Piemonte del Centro neurolesi Bonino Pulejo di Messina.
Cinquemila pazienti in Sicilia
“Si tratta – ha detto Santa Sarta vicepresidente del Comitato pazienti cannabis medica Sicilia -, secondo le nostre stime, di oltre cinquemila pazienti in tutta l’Isola. E sono tantissimi coloro i quali in questo momento non hanno attivato una cura con la cannabis perché sanno che non potrebbero permettersela visto l’alto costo: dai trecento ai millecinquecento euro al mese. Per esempio per i bambini con epilessia, peraltro per il momento esclusi dal decreto”.
Il 17 gennaio 2020 era stato pubblicato appunto il decreto 18 per la “concedibilità in ambito di Sistema Sanitario Regionale” della cannabis terapeutica, farmaco per la terapia del dolore.
Il decreto – firmato un anno fa dall’assessore alla Salute, Ruggero Razza, ma fino a ieri rimasto inapplicato dalle strutture pubbliche – era scaturito dai lavori di un tavolo tecnico dell’agosto del 2018, deciso nel corso del convegno su “Cannabis medica, esperienza terapeutica in Sicilia e Sistema sanitario regionale”, svoltosi ad Agrigento nell’aprile dello stesso anno. In un video introduttivo, il vicepresidente della Regione Gaetano Armao, aveva proprio sottolineato la necessità di istituire un tavolo tecnico con medici e farmacisti che si occupano di queste cure palliative.
E’ ormai accertato che la terapia cannabinoide consente un considerevole innalzamento della qualità della vita per un bacino molto vasto di pazienti affetti da dolore cronico, causato da sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale, effetti di chemio e radioterapia. E non solo.
Prescritta da terapisti del dolore
“Per alcune patologie correlate al dolore severo – ha spiegato il farmacista Paolo Minacori, che fu moderatore di quel convegno per poi partecipare al tavolo tecnico – derivato da malattie come tumori e sclerosi multipla e del dolore neuropatico, è possibile fruire della cannabis terapeutica sempre che il dolore sia superiore a cinque nella specifica scala rs. A prescriverla, inizialmente, possono essere soltanto terapisti del dolore, neurologi e anestesisti rianimatori incardinati in una struttura ospedaliera: preparano un piano di sei mesi e nei successivi cinque la cannabis può essere prescritta anche dal medico di famiglia. Trascorsi i sei mesi, si torna in ospedale per una rivalutazione”.
Come sottolineava in quel convegno Sergio Chisari, dirigente Medico di Terapia del dolore nel Policlinico Universitario Catania, la cannabis è “un’opzione terapeutica formidabile”.
“Questa terapia – aveva sottolineato – ha ridotto di più del 60% il sintomo dolore arrivando a oltre l’80% nei casi in cui è stato utilizzato con dosi ridotte di oppioidi, riducendo gli effetti collaterali di quest’ultimi”.
Il problema di costi e reperibilità
Il problema era, però, di costi e di reperibilità, come ha sottolineato Loredana Gullotta, che ha raccontato di aver ottenuto tre anni fa, dopo aver seguito le terapie farmaceutiche tradizionali, la prima ricetta per di cannabis per uso terapeutico.
“Spesi in farmacia – ha dichiarato – cinquantatré euro per poco più di un grammo. Così fui costretta a comprare la marijuana al mercato nero: con cinquanta euro ne prendevo dieci grammi. Certo il mercato illegale non è sicuro, ma che dovevo fare? Nelle farmacie arrivava dopo mesi e costava troppo”.
“I miei familiari – ha raccontato – quando ero ricoverata a Messina, mi portavano in ospedale venti grammi ogni settimana. E io fumavo negli spazi esterni per alleviare i dolori atroci. I fisioterapisti mi dicevano che apprezzavano i risultati perché avevano più possibilità di manovra sul mio fisico”.
Il prezziario unico regionale
Problemi nell’approvigionamento e non solo potrebbero derivare dal fatto che il decreto pubblicato nel gennaio dello scorso anno non prevede un prezziario unico regionale di rimborso.
“Si tratta – ha spiegato Minacori – della prima volta che prodotti galenici, ossia preparati da farmacisti, vengono rimborsati in Sicilia. In teoria dovrebbero essere preparati dalle farmacie ospedaliere, in realtà il decreto prevede delle convenzioni degli ospedali con le farmacie private. Che non sempre riescono a reperire la cannabis sul mercato. Temiamo dunque che convenzioni a macchia di leopardo tra ospedali e farmacie private potrebbero condurre a interruzioni di terapie quando a una farmacia finirà la cannabis”.
“Un prezziario unico regionale – ha concluso – supererebbe le convenzioni e i pazienti potrebbero approvvigionarsi ovunque trovino disponibilità. Mantenendo così continuità terapeutica e libertà di scelta per quei pazienti che aumentano ogni giorno”.
Le associazioni impegnate per la cannabis
Oltre al Comitato pazienti cannabis medica Sicilia, a lavorare sul possibile ampliamento delle patologie che possono fruire della cannabis, sono anche altre associazioni, tra cui la BisTer di Catania, guidata da Giuseppe Brancatelli, ctra gli animatori di un gruppo sempre più numeroso di farmacisti, medici e cittadini che porta avanti un’opera di sensibilizzazione contro i pregiudizi verso la cannabis, soprattutto all’interno del sistema sanitario.
Il corso dell’Assessorato sulla cannabis
In Sicilia, intanto, si avvia alla conclusione il primo corso sul tema organizzato dall’Assessorato alla Salute: tre moduli sono già stati completati (clinica e preparati galenici), mentre il terzo, sulla legislazione, concluderà la formazione per sessanta specialisti. Responsabile scientifica del corso è Monica Sapio, responsabile dell’unità operativa di terapia del dolore dell’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo, che ha fatto anche lei parte del tavolo tecnico e, prima, del convegno.