Presentata la candidatura ufficiale, sostenuta da soggetti pubblici e privati. Un’occasione importante per rilanciare e valorizzare l’immagine turistica del territorio
AGRIGENTO – Un Teatro Pirandello gremito ha ospitato nei giorni scorsi la presentazione della candidatura della città a Capitale italiana della Cultura 2025.
Una giornata importante per la città e il suo territorio, con società civile, rappresentanti delle istituzioni, autorità militari e religiose, giovani e imprenditori e sindaci della provincia insieme per scommettere sul futuro del territorio all’interno di un evento che ha visto assecondarsi sul palco il sindaco Francesco Miccichè, il presidente del Consorzio universitario Nenè Mangiacavallo e Roberto Albergoni, presidente di Associazione MeNo. Sono intervenuti, tra gli altri, anche il prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa, l’arcivescovo monsignor Alessandro Damiano, Alessandro Patti e presidente della Fondazione Teatro Pirandello. Da segnalare anche l’augurio per questo percorso arrivato da Claudio Baglioni e le note che hanno scandito l’evento, quelle dell’orchestra del Liceo classico e musicale Empedocle di Agrigento, diretta da Giacomo Consolo, insieme all’interpretazione degli artisti diretti da Marco Savatteri e del musicista Francesco Buzzurro.
“Concorrere al bando per il conferimento del titolo di Capitale italiana della cultura per l’anno 2025 – ha detto il sindaco Micciché – rappresenta per Agrigento un’ambiziosa sfida per denudarsi al mondo, mostrando il proprio fascino, la propria bellezza, il proprio batter d’esistenza, quell’intreccio di culture stratificate e variegate che s’intersecano in questo fazzoletto di mediterraneo, bacino ed incontro di vite poliedriche e policrome. Sostenere Agrigento è il prezioso incipit del dossier di candidatura presentato al ministero della Cultura, con un logo scelto e realizzato che è strutturale emblema di questa nuova avvincente competizione culturale e sociale. Il telamone, gigante di pietra dell’antica Akragas, sorregge la Valle dei Templi e, nella sua imponente maestosità, ne accompagna il cammino attraverso uno snodo progettuale che profuma di speranza, di affermazione, di cultura dell’ascolto e d’uno spirito partecipativo, con lo sguardo costantemente allungato e le braccia protese all’accoglienza, ad un futuro globalizzante e sposo dei nostri giorni, al dignitoso crescere nel rispetto di sé e dell’altro. Un viaggio sensoriale ed emotivo condiviso con i cuori battenti per amore di Agrigento, che scommettono su una terra carezzata dal tiepido vento africano e baciata dai raggi d’un sole che sia dispensatore di fiorente calore corporale e spirituale”.
Ad accompagnare Agrigento ci sono anche i Comuni di Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cianciana, Comitini, Favara, Grotte, Ioppolo Giancaxio, Lampedusa e Linosa, Licata, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Montevago, Naro, Palma di Montechiaro, Racalmuto, Realmonte, Ribera, Santa Elisabetta, Santo Stefano Quisquina, Sciacca e Villafranca Sicula. “Con istituzioni, imprese, terzo settore a sostegno – ha aggiunto il primo cittadino – in un sinergico partenariato fattivo ed emotivo, si perseguirà un disegno glorioso e desiderato, affinché Agrigento brilli, e sia turisticamente attrattiva, costruttiva, e dinamicamente viva”.
“Un cammino progettuale orchestrale e condiviso – ha concluso il primo cittadino – bramoso di presentare Agrigento e i paesi della sua vasta e ricca provincia, orientato a svelare le innumerevoli beltà della nostra terra. Traboccante di risorse da rendere sempre più assonanti e rispondenti alle esigenze del tempo ove siamo immanenti e giungano oltre, ai posteri, che hanno il diritto di calcare un suolo sempre più florido e qualitativamente bello. Che sia grembo materno a sé attrattivo, che dia opportunità di non andare ma restare, densi di quell’orgoglio di profondere le proprie energie e competenze per la propria città, di realizzare in toto e in patria sé stessi. Perché sia pienamente cristallino e degnamente compiuto quel diritto ancora opaco di vivere del proprio lavoro nei propri luoghi”.