Caro-bollette, in provincia di Catania aumento medio sopra il 70% - QdS

Caro-bollette, in provincia di Catania aumento medio sopra il 70%

redazione

Caro-bollette, in provincia di Catania aumento medio sopra il 70%

giovedì 24 Febbraio 2022

Secondo il Centro studi di Confindustria Catania il costo dell’energia è schizzato da 60 a 300 euro per megawattora. Il presidente Biriaco: “Siamo al centro di una tempesta”

CATANIA – In soli 12 mesi il costo dell’energia elettrica è schizzato da 60 a 300 euro per megawattora. Le perdite che le aziende del sistema produttivo catanese prevedono nel 2022 a causa del rincaro energetico si aggirano in media intorno al 5% del fatturato, nell’ambito di una forbice che va dall’1 al 9%. Mentre quelle causate dal caro-materie prime toccheranno circa il 10%.

Questo quanto rileva un’indagine del Centro studi di Confindustria Catania condotta tra le imprese associate. Un aumento dei prezzi energetici trasversale a tutto il sistema produttivo che colpisce in particolare le imprese energivore e i settori metalmeccanico, alimentare, ma anche l’hi-tech, il comparto chimico–farmaceutico, gli alberghi e i servizi turistici. Solo nell’ultimo trimestre, le aziende interpellate, hanno dichiarato di aver avuto in media un aumento del costo della bolletta superiore al 72%.

“Siamo al centro di una tempesta perfetta – dice il presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco – che sta mettendo in grave difficoltà intere filiere produttive. Le stesse che erano uscite quasi indenni dalla crisi indotta dal Covid, ma che ora si trovano ad affrontare una nuova pandemia economica determinata dai continui rincari”.
Secondo le stime del Centro studi, nella provincia etnea, tra caro-bollette (più di 200 milioni di euro) e rincari delle materie prime (circa 400 milioni di euro), nel 2022, in assenza di ulteriori misure volte a calmierare i prezzi, si potrebbe determinare una perdita pari al 15% del valore aggiunto prodotto nel territorio etneo.

Una situazione preoccupante – rileva ancora l’indagine dell’associazione – che avrebbe conseguenze anche sui livelli occupazionali. Infatti, la metà delle imprese del campione analizzato, ha riferito, di fronte alla crescita incontrollata dei prezzi dell’energia elettrica e delle materie prime, di valutare come estrema contromisura la contrazione della produzione e conseguentemente dell’occupazione.

“Di fronte alla gravità di questa situazione – prosegue Biriaco – che impatta sulla stabilità del nostro sistema produttivo, occorre intervenire su più fronti con misure che diano ossigeno immediato alle imprese. Per questo abbiamo richiesto anche l’intervento della Regione siciliana sollecitando l’apertura di una linea di credito agevolato da destinare alle aziende sul modello di altre iniziative portate avanti per contrastare i danni derivanti dalla pandemia. Mai come in questo momento occorre agire con efficacia e immediatezza per non depotenziare l’occasione offerta dal Piano di ripresa e resilienza e dalle stesse misure messe in campo per il Sud”.

L’analisi del Centro studi sottolinea infatti come i soli rincari energetici, equivalgano alla prima tranche di risorse destinate a Catania dal Pnrr, circa 185 milioni di euro. Inoltre, l’escalation dei prezzi potrebbe ridimensionare i benefici di provvedimenti importanti come la “Decontribuzione Sud, che da sola vale nella provincia etnea un risparmio contributivo di almeno 255 milioni di euro l’anno.

Anche per questo – conclude lo studio di Confindustria Catania – diventa sempre più strategico mantenere in vita questo incentivo destinato al Mezzogiorno, che ha assicurato stabilità e mantenimento dei livelli occupazionali, anche oltre l’orizzonte del Quadro Temporaneo degli aiuti di Stato.

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