L'allarme lanciato da Assipan: "Grossi problemi per le realtà medio-piccole. I costi dell'energia sono quadruplicati, così il peso è insostenibile. Abbiamo non più di sessanta giorni davanti"
Solo sessanta giorni. Tra due mesi circa, sarà quasi impossibile continuare a produrre il pane artigianale, e con esso la chiusura di piccole e medie imprese di panificazione. E’ uno scenario sconfortante ma reale, quello delineato da Assipan. Un grido di allarme dovuto all’aumento esponenziale delle utenze del gas e dell’energia elettrica.
Tutto questo mette a serio rischio la tenuta delle imprese della panificazione in tutta Italia, e anche in Sicilia. Lo sa bene il Paolo Micieli, presidente provinciale e consigliere nazionale Assipan-Confcommercio di Siracusa, che già nei mesi scorsi ha denunciato le difficoltà del settore sta vivendo.
“Era chiaro il nostro grido di allarme – dichiara Micieli – ma gli interventi per evitare il peggio non sono stati fatti ed oggi i rincari di gas ed energia elettrica sono diventati l’incubo di milioni di lavoratori”.
Effetti devastanti sul mercato, a partire dai posti di lavoro
L’analisi dei bilanci delle imprese del settore della panificazione relativamente al periodo pre-crisi evidenziava un impatto dei costi riconducibili alle materie prime energetiche (bollette della luce, bollette del gas, ecc.) pari mediamente al 5% circa del fatturato complessivo aziendale.
Il quadro che ne consegue rischia di produrre effetti devastanti sul comparto, prevalentemente per coloro che si appoggiano su un numero di addetti più corposo.
La situazione attuale disegna uno scenario che configura un balzo eclatante delle stesse voci di costo, mediamente quadruplicate per gli operatori del settore della panificazione.
“Abbiamo solo 60 giorni prima che il pane artigianale possa scomparire dalle tavole degli italiani”
“Abbiamo non più di sessanta giorni davanti – afferma il presidente nazionale Assipan Confcommercio Antonio Tassone – il rischio, dobbiamo dircelo, è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa sparire dalle tavole degli italiani. Le piccole e medie imprese di questo passo scompariranno lasciando spazio ai grandi operatori industriali”.
Le previsioni: “Si rischia di perdere fino a 1350 imprese, oltre 5 mila posti di lavoro”
Le prime stime prudenziali degli effetti della crisi sul settore della panificazione, evidenziano che da qui alla metà del 2023, in assenza di aiuti concreti alle imprese e/o di interventi lineari e strutturali finalizzati a limitare l’impatto negativo della crisi energetica, si rischia di perdere fino a 1.350 imprese dell’intero settore della panificazione che potrebbero chiudere senza essere sostituite da nuove imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro.
Le richieste di Assipan Confcommercio per la salvare le imprese di settore
Assipan Confcommercio chiede al Governo un adeguato e tempestivo credito d’imposta che compensi l’incremento del costo energetico, nonché un tetto massimo a questi costi, già applicato con successo in altri paesi europei come la Spagna e il Portogallo.
Le imprese delle panificazione dovrebbero inserirsi tra quelle “energivore”
Assipan Confcommercio pertanto ritiene indispensabile l’immediato inserimento delle imprese della panificazione fra quelle energivore, alla luce soprattutto dell’impatto che tale voce di costo ha sul valore della produzione e, in linea generale, chiede di procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato TTF, ossia l’indice di borsa del gas sul mercato dei Paesi Bassi, dal quale sarebbe opportuno sganciarsi, e di valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, cioè sulla base dei prezzi all’importazione che sono notevolmente più bassi di quelli del mercato TTF.
Attivazione moratoria sui finanziamenti
Inoltre, il contesto economico attuale richiede di riconsiderare l’attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno 12 mesi, così come avvenuto in piena emergenza pandemica. Senza questi interventi immediati, il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto mancare sulle tavole degli italiani”.