Nel corso di una intensa intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, l’ex calciatrice Carolina Morace, oggi deputata del M5S, si racconta. Attaccante di razza, Morace fu la pioniera del calcio femminile in Italia, combattendo nel corso della sua carriera stereotipi e diversi ostacoli.
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Per lei, una volta sui campi da calcio: prima da calciatrice dove, nel ruolo di punta, ha vinto 12 scudetti e per 11 volte è stata la capocannoniere delle leghe in cui ha partecipato, con 500 gol totalizzati in carriera. Poi la vita da allenatrice, fatta anche di calcio maschile con l’esperienza alla Viterbese di Gaucci nel 1999. Anni sicuramente complessi per Morace, che si scontrò con gli ostacoli del tempo.
I difficili anni in campo per Carolina Morace
“Erano anni in cui uno degli allenatori più intervistati, Eugenio Fascetti, diceva che noi non potevamo giocare a calcio. Perché? Perché siete donne, rispondeva. Punto” – spiega Carolina Morace al “Corriere della Sera” sui suoi tanti anni da calciatrice prima e allenatore poi. “La sensazione di aprire una strada c’era eccome. Ma deve capire che noi antenate avevamo una spinta feroce rispetto alle giocatrici attuali, che mi paiono parecchio distratte. Ora c’è più interesse per i like che per le conquiste”.
Carolina Morace e l’ostacolo del coming out
Altro stereotipo da ostacolare nella vita di Carolina Morace è stato quello dell’amore e del legame con Nicola Jane, sua moglie per tre volte. A proposito dei pregiudizi, la Morace ha risposto così: “Voi non sapete cosa abbiamo passato, nella nostra storia. Il percorso parte dalla scoperta di sentirsi diverse in un mondo che non ci accoglie certo con l’apertura di vedute di certi Paesi anglosassoni, vedi l’Australia di mia moglie. C’è ancora tanta sofferenza, e in molte in Italia non l’hanno superata. Questo governo contro le minoranze non è pienamente rappresentativo del popolo italiano: l’astensione al voto si spiega anche così”.
Sul coming out, arrivato ormai cinque anni fa, Carolina Morace afferma: “Non c’è una regola, ciascuna ha il suo percorso. Io ci sono arrivata grazie a Nicola (la moglie, ndr): se sei la prima a considerarti una storia di serie B, il problema sei tu, mi disse. Ma non solo: se non si ha il coraggio di parlarne, come si può pensare di essere accettati?”. – conclude

