Case all’asta, la “piaga” degli immobili invenduti. In Sicilia 28mila beni, l’8,85% del totale nazionale - QdS

Case all’asta, la “piaga” degli immobili invenduti. In Sicilia 28mila beni, l’8,85% del totale nazionale

redazione

Case all’asta, la “piaga” degli immobili invenduti. In Sicilia 28mila beni, l’8,85% del totale nazionale

venerdì 24 Gennaio 2020

Esecuzioni immobiliari grande opportunità per l’asfittica economia dell’Isola ma la scarsa familiarità degli utenti con le procedure on line limita la platea dei potenziali acquirenti. Astasy Srl, in Sicilia l’8,85%, seconda percentuale più alta dopo la Lombardia (19%)

Continua a crescere anche nel primo semestre del 2019 il numero degli immobili all’asta. Lo scenario emerge dal “Report Aste”, a cura di Astasy Srl, società che partecipa all’azionariato Npls Re Solutions del gruppo Gabetti.
L’invenduto in Sicilia equivale all’8,85% del totale nazionale, vale a dire la seconda percentuale più alta in tutta Italia dopo la Lombardia con il 19,05%.

Quello delle aste giudiziarie è un settore da cui l’asfittica economia siciliana potrebbe sicuramente trarre giovamento. Il condizionale è d’obbligo perché la scarsa familiarità degli utenti con le procedure telematiche, come denunciato anche dal Consiglio nazionale dei Commercialisti, di fatto riduce la platea dei potenziali acquirenti.
Risultato: il carico di invenduto, solo per la nostra Isola, si attesta sui 28mila beni.

Nei primi sei mesi del 2019, a livello nazionale i lotti oggetto di aste immobiliari sono stati 152.708, in aumento rispetto alle 128.000 pubblicazioni registrate dodici mesi prima.

La Lombardia è la regione italiana che nei primi sei mesi del 2019 conta il numero più cospicuo di immobili all’asta (27.680 lotti), mentre al secondo posto c’è proprio la nostra Isola con 13.515 lotti. Chiude il podio l’Emilia Romagna (8,53% con 13.026 lotti). Seguono Lazio (7,38% con 11.270 lotti) e Toscana (7% con 10.705 lotti). Cifre nettamente più inferiori sono riscontrabili in Abruzzo (3,06%), Umbria (2,98%), Sardegna (2,29), Liguria (2,16%), Friuli Venezia-Giulia (1,27%) e Trentino Alto-Adige (1,15%). Al di sotto dell’1% ci sono Molise (0,58%) e Valle d’Aosta (0,15%).

Con riferimento alla Sicilia, la fotografia scattata da Astasy Srl mostra come la nostra regione abbia mantenutolo stesso trend di immobili invenduti del 2018. Più volte, attraverso i nostri approfondimenti, abbiamo portato alla ribalta questo quadro piuttosto desolante. Nei sedici tribunali della Sicilia il carico di arretrato si attesta sui 28.000 beni. Considerando l’anno giudiziario (1 luglio 2017- 30 giugno 2018), il numero più rilevante è stato registrato presso il Tribunale di Patti dove rispetto ai dodici mesi precedenti, l’arretrato è aumentato del 22,7%. Una “piaga”, quella degli immobili invenduti, riscontrata anche presso la Corte d’Appello di Palermo (che comprende i tribunali di Palermo +0,4%, Agrigento +3,3%, Sciacca +1%) e il distretto giudiziario di Catania (con aumenti presso i Tribunali di Ragusa +12%, Catania e Siracusa 3,5%).

Parliamo di un carico di arretrato enorme che denota lo scarso successo delle procedure telematiche le quali, come denunciato più volte dal Consiglio nazionale dei Commericalisti, hanno portato a notevoli difficoltà del funzionamento dell’intero sistema, lasciando molti immobili invenduti. Senza la pubblicazione delle aste nei quotidiani, infatti, si evidenziano chiare difficoltà nel raggiungimento dei potenziali investitori.

A livello nazionale Astasy ha calcolato che nel 2019 la media di immobili che giornalmente finiscono all’asta è di circa 836. Da segnalare, anche se non rientra nei primi sei mesi dell’anno, la giornata del 16 luglio che ha visto all’asta 2.370 lotti in tutta Italia. È pari a oltre 25,5 miliardi di euro il valore base d’asta degli immobili posti in capo a procedure esecutive (nate da pignoramento immobiliare) e concorsuali (sottoposte a fallimenti e concordati preventivi, crisi da sovraindebitamento e ristrutturazioni del debito). È stimato che il reale valore (non quindi la Ctu – consulenza tecnica d’ufficio – ma il valore come fosse di compravendita a mercato libero) dei cespiti si aggirerebbe in realtà intorno ai 33,75 miliardi, probabile valore di mercato degli immobili incardinati in procedure concorsuali, che a causa dei ribassi d’asta subiscono un ribasso medio di aggiudicazione, in Italia, pari al 56%.

I principali dati emersi dai 140 Tribunali Italiani dall’1 gennaio al 30 giugno dell’anno appena trascorso mettono in evidenza che sono 112.752 i lotti in asta a causa di pignoramento immobiliare (pari al 74% del totale). Sono invece 36.494 i lotti in asta a causa di fallimenti e procedure. 145.763 lotti (pari al 95% del totale) rappresentano il cosiddetto “granulare” ovvero immobili con valore medio di € 85.844 – riconducibile spesso a immobili residenziali – e che, con valori di massimo € 500.000, arrivano ad un valore di base d’asta pari ad € 12.658.749.187. Mentre i rimanenti 6.495 lotti (pari solo al rimanente 5,6%), hanno valori superiori ai € 500.000, con un volume economico di € 12.910.122.522.

Antonino Lo Re


Rapporto dell’Agenzia delle Entrate: le case valgono 927 euro al mq contro i 1.385 euro del valore medio a livello nazionale

Secondo il Rapporto Astasy, un immobile messo all’asta perde circa la metà del valore tra diverse offerte minime.
Se facciamo riferimento alla Sicilia, a questo vulnus se ne aggiunge un altro: nella nostra Isola, infatti, gli immobili complessivamente valgono meno che nel resto d’Italia.

Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto “Gli immobili in Italia 2019 – Ricchezza, reddito e fiscalità immobiliare” dell’Agenzia delle Entrate, nell’Isola le case valgono 927 euro al metro quadrato. Si tratta del quarto valore più basso a livello nazionale, oltre quattrocento euro meno rispetto alla media italiana (1.385 euro al metro quadrato). A far di peggio, troviamo solo Molise (679 euro per metro quadrato), Calabria (732 euro) e Basilicata (786 euro). In generale, in tutte le regioni meridionali è possibile osservare valori più contenuti rispetto alla media nazionale: solo la Campania si avvicina alla media italiana (1.317 euro al metro quadrato), senza tuttavia riuscire ad eguagliarla.

In Trentino Alto Adige (2.345 euro al metro quadrato) e Liguria (2.299 euro) le case assumono il valore più alto su scala nazionale, pari circa al triplo rispetto alla Sicilia. Valori sostenuti contraddistinguono anche il Lazio (2.080 euro per metro quadrato) e la Valle d’Aosta (2.026 euro). Naturalmente, questi dati in Sicilia si traducono in un valore complessivo dell’immobile inferiore alla media nazionale: infatti, nell’Isola un’abitazione vale in media circa 105 mila euro (57 mila euro in meno rispetto al valore medio italiano, pari a 162 mila euro).

In Sicilia a valere meno non sono solo gli immobili, ma anche i depositi pertinenziali: infatti, anche in questo caso, ci collochiamo al quartultimo posto in Italia, con 244 euro al metro quadrato (oltre 130 euro meno rispetto ai 387 euro registrati mediamente a livello nazionale). Anche in questo caso, a chiudere la classifica troviamo Molise (193 euro al metro quadrato), Basilicata (198 euro) e Calabria (217 euro). Ancora una volta, i valori più sostenuti si registrano in Liguria (608 euro al metro quadrato), Valle d’Aosta (555 euro) e Trentino Alto Adige (545 euro), seguite da Lazio (544 euro), Toscana (491 euro) e Lombardia (442 euro).

Medesimo scenario si configura anche in riferimento ai box e posti auto: anche in questo caso, ci collochiamo al quartultimo posto in Italia (692 euro al metro quadrato, contro una media nazionale pari a 1.018 euro). Peggio in Calabria (570 euro al metro quadrato), Molise (598 euro) e Basilicata (672 euro). Mentre Liguria (1.797 euro al metro quadrato), Valle d’Aosta (1.595 euro) e Trentino Alto Adige (1.540 euro) dominano la classifica nazionale.

In generale, è possibile affermare tanto per gli immobili quanto per i depositi pertinenziali e box auto l’esistenza di un tasso di variabilità del valore medio-alto in Sicilia: ciò significa che è elevata la variabilità del valore di case e pertinenze pur all’interno della stessa regione, probabilmente determinata alla presenza di gruppi di Comuni prevalentemente turistici con un elevatissimo valore patrimoniale che determina un’ampia variabilità dei valori interni alla Regione. Una variabilità ancor più elevata rispetto a quella siciliana caratterizza regioni quali Liguria e Campania; mentre Umbria, Marche, Friuli Venezia Giulia e Calabria si distinguono per omogeneità dei valori medi.

Serena Grasso e Patrizia Penna

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