Continua a far discutere quanto sta accadendo intorno al Paternò Calcio. Dopo il passaggio di proprietà dal vecchio patron Ivan Mazzamuto al nuovo numero uno, Yahya Kirdi, imprenditore di origini siriane con cittadinanza canadese, attivo (sembrerebbe) nel settore petrolifero a Dubai, il popolo rossazzurro si aspettava sin da subito un progetto ambizioso, lungimirante ma soprattutto permeato di chiarezza. Invece, a distanza di un mese, dopo la presentazione in pompa magna in Comune alla presenza del sindaco Nino Naso, le nubi si sono subito addensate intorno al club, generando preoccupazione (non poca) in vista dell’immediato futuro. Poca chiarezza, al momento: anche per la sede del ritiro si è andati in confusione: in un primo momento era Ragalna il quartier generale dei rossazzurri, poi gli allenamenti sono stati dirottati ad Aci Castello.
Il caso Pagana
L’emblema del caso Paternò, però, è rappresentato soprattutto da quanto successo ad una bandiera paternese, sia da calciatore quanto da allenatore. Parliamo di Beppe Pagana, “vittima” di una situazione a dir poco spiacevole appena qualche settimana fa. “Il Maradona dell’Etna” (come amavano chiamarlo i tifosi paternesi), infatti, era stato scelto il 27 luglio come nuova guida tecnica della formazione siciliana, con tanto di ufficialità e foto di rito con i vertici del club. L’8 agosto, invece, il ribaltone improvviso dopo appena 12 giorni: addio immediato e tanti saluti. Così, senza apparenti spiegazioni: tutto deciso da Yahya Kirdi. Una “pugnalata” vera e propria nei confronti di un professionista che per Paternò ha dato tanto, tutto, nell’arco della sua intera carriera. Anche il figlio del boemo Zdenek Zeman, Karel, ha detto no alla proposta formulata dalla neonata società, la quale ha poi deciso di affidare le redini della squadra a Francesco Corapi, ex allenatore del Lamezia Terme.
Pagana: “Non mi era mai successa una cosa del genere”
Raggiunto dai microfoni del Quotidiano di Sicilia, l’allenatore ex Troina ha deciso di raccontare quanto accadutogli in questa tribolata estate: “Sì, dovevo essere il nuovo tecnico del Paternò – esordisce il tecnico – Poi però abbiamo avuto dei pensieri diversi con la società per quanto riguarda ad esempio il ritiro o la composizione dell’organico. Ho invitato la dirigenza ad avere un senso di responsabilità dopo le loro esternazioni pubbliche sulla volontà di stravincere il campionato. A mio parere, invece, al momento oggettivamente le condizioni non ci sono affatto. Giocare con i sogni e la passione dei tifosi non è giusto: non dovevano essere fatti questi proclami. Ho notato subito che tra quello che si diceva e quello che poi, realmente, veniva fatto c’era un’enorme differenza. Così ho detto loro di riflettere su quello che stava accadendo e, dopo una manciata di giorni, mi è stato riferito che a seguito di valutazioni non volevano più proseguire con me puntando invece su profili di allenatori ‘internazionali’ adatti alla ‘grande squadra’ che hanno in mente di costruire”.
“Sono deluso: hanno fatto tutto loro”
Beppe Pagana non nasconde la delusione e l’amarezza per quello che è successo: “Ho accettato le loro motivazioni anche se a malincuore – prosegue ai microfoni del QdS – Dal punto di vista personale ci tenevo tantissimo a fare bene a Paternò: lavorativamente, invece, hanno fatto tutto loro, allontanandomi dopo presentazioni pubbliche e annunci su tutti i canali social del club. L’accordo che avevo stretto con il Paternò era una scrittura privata: dopo il passaggio societario, infatti, la nuova proprietà non possedeva ancora le credenziali per accedere al sistema della federazione e ratificare formalmente il contratto. Non si sono comportati bene: per me ciò che conta, in ogni caso, è il bene del Paternò e mi auguro per i tifosi e tutta la piazza che loro possano rispettare quello che hanno detto in pompa magna”.
“Delusione? Sì, sono parecchio deluso – aggiunge Pagana -. Non mi era mai capitata una cosa simile in tutta la mia carriera. Sono deluso perché a mio parere non è corretto agire in questo modo verso una persona dopo una stretta di mano, dopo promesse e dopo averla indotta a rinunciare anche ad altre opportunità”.
“Pochi valori e pochi principi: il calcio è lo specchio della società”
“Dico sempre che il calcio sia lo specchio della società – conclude l’ex Paternò – Mancano sempre più valori e principi nella vita di tutti i giorni, così come in questo sport: in pochi riescono a conservarli. Cosa voglio dire ai tifosi del Paternò? Bisognerà guardare ai fatti: a parole siamo tutti bravi, ma ciò che conta sarà osservare se realmente questa nuova società riuscirà a mantenere tutto quello che è stato promesso sin dal loro arrivo. Io, in ogni caso, sono pronto a ripartire: amo il calcio e aspetto che si presenti l’occasione giusta per tornare in campo. Era da 35 anni che, tra carriera agonistica e panchina, non mi fermavo: c’è sempre la prima volta e quindi non mi resta che aspettare“.
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