Il funerale del boss, i misteri che porta via con sé - QdS

Il funerale del boss, i misteri che porta via con sé

Il funerale del boss, i misteri che porta via con sé

Chiara Vilardo  |
giovedì 28 Settembre 2023

Cimitero blindato, vietato il funerale in forma pubblica e religiosa per Matteo Messina Denaro. Ieri a Castelvetrano la tumulazione della salma alla presenza delle Forze dell’ordine e di pochi parenti

CASTELVETRANO – Si è tenuta ieri nel cimitero di Castelvetrano (Trapani) la tumulazione dell’ormai ex boss mafioso Matteo Messina Denaro, morto lo scorso lunedì notte. Decesso che chiude così definitivamente il cerchio, dopo il suo arresto, intorno a quello che è stato l’ultimo capo dei capi, considerato uno fra i mandanti delle stragi del 1992 e delle bombe del 1993 di Roma, Firenze e Milano, e condannato per decine di omicidi.

Il carro funebre che trasportava la salma è stato scortato, per ragioni di sicurezza, dalle forze dell’ordine durante tutto il tragitto che ha portato i resti di Messina Denaro dall’Ospedale San Salvatore dell’Aquila, (dove il boss è deceduto e dove si è svolta l’autopsia) fino alla destinazione finale di Castelvetrano, sua città d’origine. Il corpo è stato tumulato intorno alle 9 di mattina alla sola presenza della nipote Lorenza Guttadauro, sua legale, delle sorelle Bice e Giovanna, del fratello Salvatore, della figlia Lorenza e dI altri nipoti. Assenti le sorelle Patrizia e Rosalia, entrambe detenute in carcere.
Sul corpo era stata eseguita, il giorno precedente, l’autopsia per confermare la morte per cause naturali, dovuta ad un tumore al colon, ed escludere così l’ipotesi che il regime duro del 41-bis possa avere in qualche modo contribuito ad aggravare la precaria situazione di salute di Messina Denaro, causandone così il decesso.

Il funerale si è tenuto in forma laica e privata in un cimitero blindato. È stato il questore di Trapani, infatti, a vietare che le esequie si svolgessero pubblicamente. Lo stesso Messina Denaro, invece, ha sempre dichiarato di non volere un funerale religioso, celebrato da una Chiesa da lui considerata corrotta. Ma a prescindere dalle sue volontà, è il Vescovo di Mazara del Vallo, Monsignor Angelo Giurdanella, a rifiutare l’ipotesi, ponendosi totalmente a sostegno delle vittime di mafia.

“Stiamo dalla parte della giustizia – ha detto Giurdanella – perché le persone che hanno subìto ogni forma di violenza atroce, fatta di morte, possono sentirsi accompagnati da processi urgenti che la società civile, forze dell’ordine, magistratura ma anche la comunità scolastica ed ecclesiastica deve avviare, per liberare questo territorio dalla cultura della sopraffazione, della prepotenza, della logica del più forte”. Proibito anche il passaggio del feretro per le strade di Castelvetrano.
Ha fatto però discutere la messa in suffragio di Matteo Messina Denaro prima organizzata, poi annullata dal parroco della chiesa Maria Ss Annunziata a Casalnuovo di Napoli. A ripercorrere quanto accaduto in due post su Facebook è il sindaco della cittadina, Massimo Pelliccia.

“Ho appreso dell’aberrante intenzione di un parroco di celebrare una messa in suffragio per Matteo Messina Denaro – scrive il primo cittadino di Casalnuovo di Napoli -. Una cosa assurda, inaccettabile, vergognosa. Siamo intervenuti prima con la nostra Polizia Locale e successivamente allertando il vescovo di questa follia. Mai e poi mai avrei consentito che nella città da me amministrata si celebrasse una messa per un mafioso: un esecutore ed un mandante di crimini atroci ed omicidi. Eravamo pronti ad intervenire anche con un’ordinanza per impedire questo scempio”.

L’ultimo padrino di Cosa nostra era stato arrestato il 16 gennaio del 2023 davanti alla clinica la Maddalena, dove si stava sottoponendo a chemioterapia, dopo una latitanza durata 30 anni. La sua morte si porta dietro gli ultimi fatti non ancora chiariti intorno agli attentati che hanno causato la morte dei giudici Falcone e Borsellino, le incoerenze legate all’arresto di Riina e alla scomparsa della famosa agenda rossa di Borsellino. Durante i pochi mesi trascorsi in carcere a seguito del suo arresto, Messina Denaro, infatti, non ha mai voluto collaborare con giudici, decidendo così di portare con sé gli ultimi misteri ancora legati alle stragi degli anni ‘90.

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