Catania

Catania, da sciara a spazio verde e attrezzato, adesso tocca ai cittadini difenderlo

CATANIA – “Perché il Vulcano è la terra che amiamo, dell’eruzione ce ne freghiamo”. Dice così uno dei cori più celebri che risuona da decenni allo stadio Massimino, già Cibali: uno slogan che racconta, almeno a parole, l’amore viscerale che i catanesi hanno per la propria città. Come dire: meglio morti che lontani da Catania. Un sentimento certamente sincero per la maggior parte di coloro che intonano quel motivetto, ma che, girando per le strade del comune, stona con il degrado e la vandalizzazione dei luoghi.

Fatto sta che Catania appare tutt’altro che una città amata. E così notizie come la riqualificazione appena terminata di piazzale Sciascia, sebbene dovrebbero farci sorridere come comunità, lasciano spazio ai timori o alle facili ironie. “Viremu quantu dura”: c’è chi lo ha pensato almeno per un secondo e chi mente.

E d’altro canto, quante volte è accaduto? In piazza Europa, dove ancora i lavori non sono stati nemmeno completati, hanno già aggredito le attrezzature destinate al fitness. E, dopo tutto, poco più avanti, l’area del “borghetto”, rigenerata relativamente da poco, sembra abbia visto passare gli Unni.

Ecco perché è legittima la preoccupazione e perché il sindaco di una città è costretto quasi a pregare i suoi concittadini di fare i bravi. “Piazzale Sciascia è una vera e propria oasi di verde e infrastrutture per il tempo libero di circa 2400 metri – ha detto Enrico Trantino – frutto del lavoro serio e rigoroso dell’assessore Parisi, del direttore Finocchiaro che adesso va mantenuta e curata anzitutto dai cittadini. Sono ormai tanti gli spazi della città che stiamo consegnando completamente rigenerati ed è indispensabile che vengano utilizzati con molta attenzione”.

Ah, giusto per la cronaca: “I lavori di riqualificazione di piazzale Sciascia – si legge nella nota del Comune – hanno riguardato la messa in opera di ampi spazi di verde pubblico e prato naturale, alberature di media taglia oltre a numerose palme alte una decina di metri, illuminazione a led, colonnine per la ricarica dei mezzi elettrici leggeri, il defibrillatore salvavita, pannelli fotovoltaici, attrezzature fitness e giochi con scivoli per i bambini, abbattimento delle barriere fisiche”. Forse, amaramente, quest’ultime andavano lasciate.