Femminicidi, così la digitalizzazione ha acuito il fenomeno - QdS

Femminicidi, così la digitalizzazione ha acuito il fenomeno

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Femminicidi, così la digitalizzazione ha acuito il fenomeno

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martedì 21 Settembre 2021

Telefonini, applicazioni e social stanno intervenendo sulla gestione dei rapporti reali, sulla sfera dell’affettività, degli scambi relazionali, del linguaggio. Se n'è parlato a Pedara.

“Mettere a sistema processi di prevenzione rivolti a ragazze e ragazzi, in grado di intercettare sul nascere possibili atteggiamenti violenti sin dall’età dell’adolescenza, quella fase della vita in cui il “conflitto” generazionale e tra sessi fa parte della crescita, attraverso cui avviene la formazione della identità”.

Da sinistra: Cinzia Pellegrino, Giuseppe Ciulla, Tiziana Drago

Così, la senatrice Tiziana Drago, FdI, componente della Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza, ha esordito nell’incontro organizzato a Pedara dal titolo “Oltre la violenza tra uomo e donna: Una strada da costruire insieme”, con la collaborazione del coordinatore cittadino FdI, Giuseppe Scarantino e del Circolo territoriale FdI “Davide Russo”.

“Spesso
i ragazzi non riescono a dare una chiara e corretta lettura delle proprie emozioni,
dei disagi nella sfera personale e sociale che essi vivono – ha proseguito la
senatrice Drago – Per questo ritengo fondamentale un più coordinato
coinvolgimento di tutte le comunità educanti, a cominciare dalla scuola, perché
siano investite del ruolo di sentinella e di supporto all’interno di un
intervento di rete territoriale. Serve, in questo senso, un intervento
normativo”.

Un
incontro aperto che ha visto relazionare il presidente CROAS Sicilia, Giuseppe
Ciulla, la psicoterapeuta, Rose Galante, la coordinatrice nazionale FdI,
Dipartimento  tutela Vittime di Violenza,
Cinzia Pellegrino. Erano presenti anche il sindaco della città metropolitana di
Catania, Salvo Pogliese, i sindaci di  Pedara,
Alfio Cristaudo e di Trecastagni Giuseppe Messina, il presidente del consiglio
comunale d Pedara, Francesco  Laudani,
Forze dell’Ordine, ma anche assistenti sociali, psicologi, psichiatri, insegnanti
e dirigenti scolastici.

“Quello
che sta venendo meno è il senso di comunità”, ha introdotto il presidente
Ciulla, dal 2000 assistente sociale per il dipartimento giustizia minorile a
Palermo, specializzato nella presa in carico dei minori autori di abuso
sessuale.

“Dobbiamo sentirci tutti co-responsabili, con la consapevolezza che ciascuno nel proprio ambito deve intervenire ma è necessario farlo, non agendo per compartimenti stagno ma con una visione d’insieme e più ampia – ha commentato la parlamentare – Io ritengo che in Italia ci sia una complessiva carenza di welfare, un sistema sempre più fragile che genera disagi a catena. E se, da un lato, ad oggi abbiamo più chiara la dinamica della escalation della violenza, di cui il femminicidio rappresenta solo l’ultimo drammatico atto, dall’altra  non abbiamo esatta contezza delle molteplici cause che la generano.

L’incapacità di gestire adeguatamente il rifiuto di una compagna va oltre, in molti in casi, la persistente cultura maschilista che si esprime ancora nella prevaricazione della donna. Credo si debba guardare con altrettanta attenzione ad altri aspetti come la precarietà del lavoro, l’abuso di droghe, di alcol, la dipendenza del gioco d’azzardo, sono alcuni esempi. E tra i diversi  ambiti, non va trascurata la violenza assistita, di cui ancora troppo poco si parla, quella indiretta subita da bambini ed adolescenti, spettatori fragili, a loro volte spesso vittime, di inauditi maltrattamenti all’interno della famiglia”.

Secondo
alcuni studi – come riporta la psicoterapeuta Rose Galante – almeno il 50%
degli uomini  che diventano  violenti 
e carnefici hanno vissuto in un ambiente familiare violento.

Dal dibattito è emerso  anche la necessità di coinvolgere gli adulti in veri e propri percorsi di genitorialità. Ma anche quella di incentivare, sul modello sperimentato in Veneto  e in Toscana, la nascita di centri di recupero per soggetti maltrattanti, “che agiscono sul criminale e potenziale criminale – ha sottolineato Cinzia Pellegrino –  sono una decina in tutta Italia, eppure i dati dicono che nel 27% dei casi, gli interventi riabilitanti abbattono totalmente la recidiva, cioè su 10 uomini, 3 non compiono più atti di violenza, mentre nel 55% dei casi non reiterano con la stessa violenza. Ci  sembrano dei numeri su cui valga la pena lavorare, perché agire anche sul maltrattante significa fare prevenzione”. 

I femminicidi in Italia dall’inizio dell’anno

L’inarrestabile aumento delle vittime, 48 donne uccise per mano di mariti o ex compagni dall’inizio dell’anno, la reiterazione degli atti persecutori, e talune volte, la “inutilità”, dei provvedimenti giudiziari, impongono una riflessione più strutturata che guardi non solo all’aspetto repressivo, ma appunto, anche e meglio, agli strumenti di prevenzione, sapendo dove rivolgere l’attenzione.

Le ultime vittime siciliane

Nell’incontro sono  state ricordate le ultime vittime siciliane: Vanessa Zappalà, 26 anni, originaria di Trecastagni, uccisa dall’ex compagno lo scorso 23 agosto e Ada Rodini, 46 anni, originaria di Noto ma residente a Bronte, colpita a morte con un coltello dal marito, dal quale avrebbe dovuto separarsi l’8 settembre. L’ultimo nome invece inserito nel report del Viminale della mattanza del femminicidio è quello di Alessandra Zorzin, 21 anni, di Montecchio Maggiore, uccisa il 16 settembre.

La digitalizzazione dei rapporti, una minaccia per le donne

Ed emerge un dato, l’età delle vittime, sempre più giovani, che innesca un’ulteriore riflessione su se e quanto la digitalizzazione dei rapporti attraverso telefonini, applicazioni e social stia intervenendo sulla crescita e sulla gestione dei rapporti reali, sulla sfera dell’affettività, degli scambi relazionali, del linguaggio (perfino nei  testi di  talune canzoni). Nuovi  temi che si sommano a vecchi retaggi ancora da sconfiggere.

Un modo “sano” di utilizzare il digitale

Intanto, la coordinatrice nazionale del Dipartimento
Tutela Vittime di Violenza ha illustrato il vademecum rivolto alle donne “I
sette segnali di una relazione malata”, 
su come riconoscerne i germi. “Abbiamo indicato anche alcune app di
pronto intervento da scaricare perchè c’è anche un modo sano di utilizzare il
digitale” , ha osservato Cinzia Pellegrino. Due fra tutte. “Youpol”, realizzata
dalla Polizia di Stato, un app che trasmette in tempo reale messaggi ed
immagini agli agenti; le segnalazioni sono automaticamente georeferenziate ed è
possibile chiamare il 112 o il 113 per un pronto intervento. “Mytutela” è un
app studiata per catalogare in modo intelligente e automatico i messaggi
vocali, le mail, i messaggi di testo ingiuriosi o minacciosi, trasferendoli
automaticamente in prove valide in tribunale.

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