Se Berlusconi avesse voluto sul serio essere eletto al Quirinale non avrebbe scelto Sgarbi come Master&Commander della sua campagna elettorale
Se Berlusconi avesse voluto sul serio essere eletto al Quirinale non avrebbe scelto Sgarbi come Master&Commander della sua campagna elettorale in cerca di povere anime afflitte e disperse nel Parlamento italiano.
Avrebbe affidato il compito alla Regina dei cuori affranti, delle beghe familiari, dei tradimenti efferati, la Maria De Filippi nazionale. Solo lei, recapitando buste di riconoscibilità televisiva, avrebbe potuto convincere i più riottosi senatori del gruppo misto, onorevoli ex comunisti, magari anche traditori di Silvio pentiti.
Nessuno avrebbe resistito alle lusinghe pavesi di Maria, con quella sua voce arrotata e calma, ben scandita e condita da quelle sue camminate ipnotiche per lo studio. Dall’altra parte della lettera separé ci sarebbe stato ovviamente il Cavaliere che si sarebbe portato qualunque testimonial gradito agli onorevoli invitati. Eravate una senatrice sessantenne, Lui vi portava Richard Gere vestito come in “Shall we dance”. Eravate un giovane onorevole ex pentastellato tifoso della Sampdoria? Gianluca Vialli ti avrebbe aspettato in studio con la maglietta della tua squadra autografata.
Eravate un povero parlamentare senza pensione Inps e senza un mestiere? Un ufficio casting meglio dei navigator vi avrebbe rilanciato per il post carriera politica.
E quando la famosa busta fosse stata tolta dalla suadente Maria, la commozione e l’abbraccio del Cavaliere davanti al pubblico ti avrebbe ripagato di una vita oscura e senza traccia, in cui i leader del tuo partito non conoscevano nemmeno come ti chiamavi.
Lui vi avrebbe chiamato per nome, dandovi una carezza, come Papa Giovanni, e voi carneadi del Palazzo vi sareste sciolti in un lavacro di lacrime quirinalizie.
Il fatto che non abbia affidato alla potentissima De Filippi la campagna per il Colle, ma al logorroico telefonista Vittorio, ci fa sospettare che di bluff si tratti.
Ogni italiano vuole il suo momento di celebrità, in parlamentare che passa oscure giornate ad ammaccare bottoni su comando del proprio partito, spesso a propria insaputa, ne vuole di più. Vuole ricevere un invito a corte ben scritto.
Vuole la posta del cuore, dopo anni anonimi.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo