Politica

Cenere, cinque sindaci etnei rinunciano alla fascia tricolore

MILO, 15 settembre 2021 – Si definiscono “comunità orfana” che necessita di leggi specifiche, come si fa coi farmaci per le malattie rare. E chiedono il riconoscimento dello status di “Comuni Vulcanici” per i quali lo Stato e la Regione – preso atto della condizione straordinaria delle comunità dell’Etna, unico vulcano d’Europa dall’esuberante attività esplosiva – debbano prevedere per legge ristori e agevolazioni fiscali a favore di amministrazioni, cittadini e imprese vessati – e impoveriti – dalle spese per ripulire dalla cenere i tetti di case, capannoni ed edifici pubblici oltre che dai danni alle attività economiche.

A quindici giorni dall’ennesimo parossismo dell’Etna, i cinque sindaci “vulcanici” di Giarre, Milo, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea, fortemente preoccupati per le sorti delle proprie comunità – complessivamente circa 40mila abitanti – hanno deciso fare rete fra loro e di lanciare un ultimatum a Stato e Regione. E per questa estrema richiesta di aiuto, nel corso della conferenza stampa di oggi a Milo, in segno di protesta si sono simbolicamente sfilati la fascia tricolore davanti allo sguardo sbigottito di giornalisti e concittadini.

“La situazione è tragica e così non possiamo più andare avanti – spiegano all’unisono Angelo D’Anna, Alfio Cosentino, Giuseppe Nicotra, Salvatore Greco e Salvatore Russo nel corso dell’incontro, partecipato da sindacati, associazioni datoriali, consumatori e imprese –ci siamo indebitati tutti oltre ogni limite, senza avere coperture nei bilanci, per essere vicini alle nostre comunità e fronteggiare le emergenze della viabilità cittadina all’indomani di ogni episodio parossistico della nostra Etna: ripulire elisuperfici per il pronto soccorso, strade principali, piazze, scuole. Ma adesso siamo allo stremo: per colpa della cenere rischiamo il dissesto finanziario e quindi di non poter più neanche erogare servizi essenziali ai nostri concittadini: scuole, trasporti, assistenza sociale. E se i comuni hanno percepito aiuti che coprono in parte le spese fino al 31 maggio, famiglie e imprese sono senza ancora un ristoro, un rimborso, uno sgravio contributivo: nulla! Eppure da mesi affrontano spese straordinarie che impattano duramente sui bilanci di famiglie, aziende e piccole partite iva. La nostra è la richiesta di aiuto di una intera comunità.

Alla manifestazione di Milo era presente anche il deputato regionale e segretario del Pd siciliano Anthony Barbagallo.

“Il Partito democratico – ha detto Barbagallo al Qds.it – è stato sempre vicino alle questioni riguardanti l’emergenza causata dalla cenere vulcanica dell’Etna. Abbiamo anche proposto all’Assemblea regionale siciliana un emendamento in Finanziaria da cinque milioni di euro che però non è stato votato dal centrodestra. Musumeci piuttosto che impegnare le risorse per fare fiere e spettacoli, lo faccia per problemi veri come l’emergenza cenere vulcanica. Ci siamo fatti portavoce nei confronti del Governo nazionale di una serie di iniziative e abbiamo chiesto un incontro con il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Solleciteremo ancora il governo Draghi perché venga proclamato lo Stato di Calamità“.

Ma quali sono le richieste dei cinque sindaci? “Il Governo nazionale – esordiscono D’Anna, Cosentino, Nicotra, Greco e Russo – dichiari subito lo “Stato di emergenza” per i comuni vulcanici danneggiati dalla cenere dell’Etna dove l’arrivo delle piogge evoca scenari apocalittici, da dissesto idrogeologico. A Roma chiediamo un adeguato sostegno per i tre soggetti: Enti Locali, cittadini e imprese (esercenti, artigiani, industriali e agricoltori con enormi perdite nella produzione di frutta, agrumi e viti)”.

“Al Governo regionale chiediamo chiarezza e soluzioni che non siano una tantum: servono infatti risorse (statali o regionali) per la copertura finanziaria di quegli interventi urgenti che all’indomani della caduta della cenere, con grande senso di responsabilità verso la cittadinanza, sinora abbiamo gestito noi, in autonomia, con i magri bilanci comunali e indebitandoci oltre misura. La Regione si decida: o ci pensano loro tramite il Dipartimento della Protezione Civile, oppure ci pensiamo noi sindaci, con risorse adeguate per incaricare ditte esterne all’indomani dei singoli episodi, senza dover gravare sulle casse comunali, contraendo debiti che non saremo in grado di onorare e rischiando il fallimento della macchina amministrativa per colpa della cenere dell’Etna e delle mancate risposte/soluzioni della politica”.

EMERGENZA CENERE ETNA, NOTIZIE

LA SITUAZIONE DA FEBBRAIO 2021 A OGGI

Da febbraio 2021 ad oggi, sono 25 i comuni etnei del versante est colpiti dalla caduta di sabbia vulcanica nel corso di circa 50 episodi parossistici. E gli accumuli di sabbia, fino a 10 kg al metro quadrato, restano un bomba innescata in termini di sicurezza sia per i singoli cittadini che per gli stessi centri urbani. Dune di sabbia che, oltre a deturpare gli spazi collettivi, hanno intasato i sistemi di scolo dell’acque piovane, ponendo le premesse per allagamenti pericolosissimi e per il rischio idrogeologico del comprensorio, visto che la Città Metropolitana è intervenuta solo su una parte delle strade di competenza

COSA E’ STATO FATTO SINORA DAI COMUNI

I Comuni sono intervenuti all’indomani dei singoli episodi con “interventi in somma urgenza”. E’ il modello di intervento attuato sinora, con affidamenti a ditte private: ciò ha consentito l’impiego di una quantità di uomini e mezzi più adeguata rispetto a quella disponibile negli organici degli enti locali ma ha comportato l’impegno di ingentissime somme (oltre 2 milioni di euro solo per i 5 comuni di Giarre, Milo, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea).

COSA E’ STATO FATTO DALLA REGIONE SICILIANA E DAL GOVERNO DI ROMA

La Regione Siciliana ha messo a disposizione 1 milione di euro – presente in bilancio per le emergenze – per rimborsare ai comuni il 38% delle spese per i periodi di febbraio e marzo 2021. Mentre, tramite il Dipartimento regionale di Protezione Civile, sono state incaricate alcune imprese per la rimozione della cenere che sono intervenute solo in alcuni comuni (Giarre, Milo e Sant’Alfio) e mai in altri (Santa Venerina e Zafferana).

Il Governo nazionale, alla richiesta della Regione per la dichiarazione dello Stato di Emergenza, ha risposto con lo Stato di Mobilitazione nazionale (DPCM 12 marzo 2021) e uno stanziamento di 5 milioni di euro che copre le spese fino al 31 maggio 2021.

I CINQUE MILIONI DI EURO DELLA PROTEZIONE CIVILE NAZIONALE (la versione dei sindaci)

“Lo scorso 5 luglio – riferiscono i cinque sindaci – il Presidente della Regione Nello Musumeci ha annunciato di aver ottenuto un tavolo di crisi e la promessa di 5 milioni di euro dal Capo della Protezione Civile (PC) nazionale, Fabrizio Curcio. In realtà – spiegano i sindaci – abbiamo scoperto che i 5 milioni di cui parlava Musumeci non si aggiungevano a somme precedenti, ma erano riconducibili alla fine dello Stato di Mobilitazione (DPCM 1 giugno 2021) che, a differenza dello Stato di emergenza, eroga le risorse a consuntivo. Dunque i 5 milioni dello Stato possono coprire solo le spese fino al 31 maggio. Restano scoperte le spese affrontate dai Comuni dal 2 giugno in poi. E non risponde al vero, infine, che la Regione stia impegnando ulteriori 2 milioni di euro: piuttosto sta liquidando l’acconto di quei famosi 5 milioni della PC nazionale. Osserviamo quindi con amarezza – concludono i sindaci – che, se il Governo nazionale sembra ignorare l’emergenza cenere dal 1 giugno ad oggi, il Governo regionale, dal canto suo, anziché evidenziare la gravità della situazione, fa passare per propri gli sforzi economici di altri”.

IN SINTESI

Né le imprese, né i cittadini hanno ricevuto rimborsi, aiuti, sgravi e/o agevolazioni fiscali. Solo i comuni hanno ricevuto rimborsi, insufficienti, per le spese sostenute fino alla fine di marzo. Restano insoluti e al momento senza copertura finanziaria né dallo Stato né dalla Regione, tutti i debiti contratti da aprile in poi. Cumuli di sabbia vulcanica costeggiano strade e spazi pubblici; intasata la rete dei sottoservizi e quella di scolo, divenendo potenziale fonte di altri disastri; mentre montagne di sabbia, come trincee di guerra, restano stoccate “provvisoriamente” in attesa di essere smaltite nei centri apposite e, dopo i trattamenti, finire nei circuiti produttivi. Senza contare che comuni come Giarre (28mila abitanti), sprovvisti di centri stoccaggio, convivono con cumuli di sacchi di sabbia in alcune aree cittadine che in questi mesi hanno subito un visibile degrado.