Da Mussomeli a Trapani, da Agrigento a Catania: la carenza di medici continua e gli ospedali aprono le porte ai professionisti della sanità all'estero. I dettagli del nuovo "caso" e i bandi aperti.
AAA Cercasi medici stranieri. Il primo caso in Sicilia è stato l’ospedale di Mussomeli, dove attualmente sono operativi otto camici bianchi argentini. L’ultimo è rappresentato dall’Asp di Catania, che pochi giorni fa ha pubblicato un avviso pubblico con l’obiettivo di formare un elenco di idonei da reclutare con contratto a tempo determinato. Tra Mussomeli e Catania sono arrivate anche le aziende sanitarie di Enna, Trapani ed Agrigento. E in un futuro prossimo anche quella di Ragusa sembrerebbe intenzionata ad seguire questa strada.
Il problema è noto: la carenza di medici, soprattutto nei paesi e nelle città periferiche rispetto alle grandi aree metropolitane di Palermo e Catania. Anche l’Asp etnea deve fare i conti con piante organiche falcidiate negli ospedali di Caltagirone, Giarre, Militello, Paternò, Biancavilla, Bronte e Acireale. L’ultimo caso a Bronte, dove si è arrivati alla chiusura del Punto nascita per l’assenza di ginecologi, acuita anche a seguito delle dimissioni di cinque dirigenti medici di ginecologia, vincitori di concorso presso l’ospedale Garibaldi di Catania. Ecco dunque che l’azienda sanitaria guarda anche fuori dai confini italiani con un avviso pubblico “riservato a personale medico con qualifica professionale conseguita all’estero e al personale medico di paesi non appartenenti all’Unione europea, titolare di permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorativa di medico”.
L’obiettivo è creare un elenco di idonei da reclutare con contratti a tempo determinato nei reparti di Medicina interna, Chirurgia, Cardiologia, Ortopedia, Pediatria, Malattie infettive, Geriatria, Neurologia, Medicina interna- lungodegenza, Anestesia, Ostetricia, Neonatologia e Medicina di emergenza-urgenza dei sette ospedali della provincia etnea.
Sicilia alla ricerca di medici stranieri, i requisiti
L’avviso rimarrà aperto un mese. Oltre alla laurea in medicina e alla specializzazione, i candidati devono avere il permesso di soggiorno e buona conoscenza della lingua italiana. Due requisiti che di fatto restringono il campo dei possibili partecipanti. Ottenere un permesso di soggiorno lavorativo ancora prima di arrivare in Italia presuppone tempi lunghi, anche in presenza di una richiesta di contratto disponibile e certificata. Ecco perché un canale preferenziale sembra essere quello che porta in Argentina, dove molti medici hanno avi italiani, spesso hanno già la doppia cittadinanza e conoscono abbastanza bene la lingua.
È la strada seguita da Mussomeli, dove il sindaco Giuseppe Catania – grazie alla collaborazione di Erica Moscatello e Javier Raviculè (coppia di argentini che lavora nell’ambito della consulenza per pubbliche amministrazioni e privati) – ha convinto l’Asp di Caltanissetta ad avviare la collaborazione. Oggi nell’ospedale di Mussomeli lavorano quattro chirurghi, due medici in Lungodegenza e Medicina interna, e due ortopedici. Una pediatra dovrebbe seguirli a breve, garantendo la riapertura del reparto.
Il “futuro sanitario” è in Argentina?
Mussomeli ha fatto da apripista, seguita a ruota dall’Asp Trapani, che ha già reclutato quattro ortopedici argentini: da giugno due sono attivi all’ospedale di Castelvetrano, un terzo è a Marsala e verrà seguito a breve anche da un quarto. Con contratti a tempo determinato fino a dicembre 2024. “Abbiamo fatto in fretta perché avevano già la doppia cittadinanza, è stata una manna dal cielo – spiega il commissario dell’Asp, Vincenzo Spera – siamo riusciti a scongiurare la chiusura di Ortopedia a Castelvetrano che avremmo dovuto accorpare a Marsala”. Non solo. Agli avvisi pubblici dell’Azienda sanitaria, sostanzialmente sempre aperti, stanno rispondendo altri camici bianchi. “Da qui a fine estate – continua Spera – conto di coprire la pianta organica di tutti i pronto soccorso della provincia dove ci mancano 40 specialisti, e ancora dovremmo prenderne 12 per Medicina interna e 10 in Psichiatria”.
All’Asp di Agrigento si sta cercando di seguire la stessa strada. Anche qui bandi sempre aperti, ma nessun medico italiano disposto a lavorare negli ospedali di Licata o Canicattì. Quando si è presentata la possibilità di aprire ai medici extra Ue, gli avvisi sono stati integrati. Il commissario dell’azienda sanitaria, Mario Zappia, ha contattato ancora una volta Moscatello e Raviculè, la coppia argentina di Mussomeli, per avere contatti e cassa di risonanza in Argentina e ora attende di valutare le candidature. “Inizieremo da Licata dove ci servono in totale una sessantina di medici – spiega Zappia – anche perché il sindaco sta dando una grande mano per ottenere in tempi rapidi i permessi di soggiorno. A Licata seguiremo un ordine di priorità: prima Ortopedia e Cardiologia, seguiranno Pediatria, Anestesia, Ostetricia e Chirurgia”. La carenza è in tutti i reparti e in tutti gli ospedali della provincia. Tanto che, dopo Licata, l’idea è reclutare medici argentini anche ad Agrigento, Canicattì e Sciacca. “Sarebbe una boccata d’ossigeno per tutta la Sicilia”, sottolinea il commissario.
All’Asp di Enna, invece, l’avviso per reclutare medici stranieri è scaduto l’1 luglio. E le candidature arrivate sono pari a zero. “Possiamo fare il bando ma non possiamo pubblicarlo su tutti i giornali dell’Argentina”, spiega il commissario straordinario Francesco Iudica. Per trovare la giusta cassa di risonanza, anche in questo caso, la strada porta a Mussomeli. “Ripubblicheremo il bando con scadenza 31 luglio, ma stavolta contiamo sul supporto della signora Moscatello per raggiungere il nostro target. Capisco che trasferirsi dall’Argentina alla Sicilia con la famiglia è una scelta di vita e anche i medici interessati hanno bisogno di punti di riferimento e rassicurazioni sul contesto”. In cima all’elenco delle priorità c’è l’ospedale di Leonforte, a seguire Nicosia e Piazza Armerina.