A meno di novità dell’ultima ora, subito dopo le Feste scatterà il countdown per il trasloco del sindacato Cgil dalla prestigiosa sede del monastero di San Giuliano, edificio storico di proprietà del Comune che si trova in via Dei Crociferi a Catania. Dopo 70 anni, la Confederazione generale italiana del lavoro, il più grande sindacato italiano, abbandonerà il prestigioso edificio del Settecento, nel cuore della città barocca, per andare a occupare un immobile nei pressi di piazza Nettuno. Sta per chiudersi, quindi, una pagina storica sindacale della città che sino al 2008 vedeva anche un altro importante sindacato, la Cisl, occupare un altro monastero, quello dei padri Crociferi, che si trova a poche decine di metri dalla sede attuale della Cgil. Il sindacato, inoltre, si avvarrà anche di un edificio che si trova a due passi dalla questura dove aprirà alcuni uffici per l’utenza.
Perché la Cgil lascia il monastero di San Giuliano a Catania
La decisione era stata presa da tempo, ma è stata accelerata a partire da settembre quando è esplosa la polemica per gli arretrati di affitto non pagati dal sindacato all’ente proprietario, cioè il Comune. Secondo la Commissione Patrimonio del Consiglio comunale, la Cgil avrebbe un arretrato di 17 anni per un ammontare non versato alle casse comunali di oltre 800mila euro. Denaro accumulato che ha spinto il Comune, attraverso la direzione Affari legali, ad avviare una procedura di sfratto nei confronti della Cgil.
Il sindacato, dopo aver chiarito con una dettagliata lettera trasmessa al Comune i contorni della vicenda, ha avviato un contenzioso con gli uffici dell’Ente che ancora va avanti. Il sindacato ritiene che l’ammontare del debito accumulato dalla Confederazione non sia affatto di 800mila euro, bensì di circa 300mila ed è su questa cifra che i legali delle parti starebbero trattando.
Cosa succede adesso
Al di là della controversia giudiziaria resta il fatto che anche la Cgil lascerà uno degli immobili più preziosi del patrimonio pubblico della città. A questo punto sarebbe utile capire che cosa il Comune di Catania intenda fare di questo stupendo immobile, perché sarebbe un sacrilegio se tutto dovesse seguire la stessa strada del monastero dei Padri crociferi – un altro storico e prezioso edificio monumentale che si trova sempre nell’omonima via -, indicato come sede del secondo museo della città di Catania e anche possibile contenitore della succursale del museo Egizio, contenitore tanto annunciato sin dai tempi della Giunta Bianco ma ancora oggi frenato da pastoie burocratiche e soprattutto da lavori di recupero e adeguamento che non finiscono mai.
E dire che proprio il futuro del monastero dei padri Crociferi era partito col piede giusto nel 2008, con l’avvio della procedura di sfratto nei confronti della Cisl, anch’essa morosa col Comune, firmata dall’allora vicesindaco Roberto Bonaccorsi e dall’assessora alla Cultura, la stilista Marella Ferrera. Ad oggi sono trascorsi 17 anni e ancora il monastero, parzialmente ristrutturato, non è ancora stato aperto al pubblico né si sa quando verrà inaugurato.
Quanto al monastero di San Giuliano da indiscrezioni sembrerebbe che il Comune, come prima opzione, desideri trasferirvi la sede dell’Assessorato alle Attività Produttive (attualmente in via Sangiuliano), che lo scorso luglio è stato interessato da un parziale crollo di calcinacci dal soffitto. Secondo una prima stima, l’edificio avrebbe bisogno di una radicale ristrutturazione: il monastero di San Giuliano, quindi, potrebbe essere una soluzione ottimale per il trasferimento – forse “a tempo” – delle attività dell’Assessorato.
Anche del futuro del monastero di San Giuliano l’Amministrazione Trantino tratterà martedì 30 dicembre, nell’ambito della presentazione del “Piano città di Catania“, in cui alla presenza di Alessandra Dal Verme, direttore generale dell’Agenzia del Demanio di Roma. Nel corso dell’incontro, si pianificheranno le azioni idonee per valorizzare il patrimonio pubblico della città. Anche il monastero San Giuliano sarà argomento di confronto, ma ancora non si sa verso quali direttive si procederà. A questo punto sorge spontanea una domanda: un immobile di simile pregio può diventare la sede di un Assessorato? O necessiterebbe di una radicale ristrutturazione per trasformarsi in uno dei centri culturali principali della città? La risposta è nelle mani dell’autorità comunali che naturalmente, vista e considerata la recente adesione di Catania alla prossima scelta della Capitale Italiana della Cultura 2028, potrebbero ben sfruttare l’edificio storico.
In più, è importante specificare che qualcosa si sta muovendo anche in altro campo. Siamo venuti a conoscenza del fatto che è già scattato l’iter per il trasloco dell’assessorato all’Urbanistica di via Biondi nella sede dell’ex ufficio Anagrafe, a due passi dal castello Ursino. Con questa procedura il Comune presto risparmierà 260mila euro annui di fitto passivo. Un altro passo avanti verso un traguardo che comincia a intravvedersi, quello di azzerare tutti i fitti comunali (che oggi ammontano ancora a circa 500mila euro). Si era partiti con questa operazione nel 2008 con l’amministrazione Stancanelli. Allora il Comune pagava di fitti passivi circa 6 milioni di euro. Nel volgere di qualche altro anno la meta dovrebbe essere raggiunta.
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