Tony Lo Coco, titolare de I Pupi di Bagheria: "In attesa dei primi aiuti passeranno ancora 2-3 mesi, per noi saranno 80mila euro di danni. Chiudo per 2 mesi o lascio l'Italia"
Il dramma ora è sotto gli occhi e le orecchie di tutti. La frustrazione si vede negli sguardi spenti degli imprenditori, la rabbia si sente nelle loro urla di protesta. Le bollette, i rincari delle materie prime, quei costi che strozzano il bilancio e spingono a calare la saracinesca sperando che lo Stato torni a rialzarla sono una cronaca quotidiana. Che fare quando la propria attività non produce più profitti ma genera soltanto spese? C’è chi pensa di mollare. Chi ritiene sia il caso di chiudere per un paio di mesi. C’è anche chi ha in mente altri piani: la fuga. Espressione estrema, è vero, ma rende l’idea.
Lo chef stellato Tony Lo Coco: troppi rincari, lascio l’Italia
Quando Tony Lo Coco, chef stellato titolare del ristorante I Pupi di Bagheria, dice che è pronto a lasciare l’Italia sembra quasi che stia scherzando. Un sorriso può aiutare a sdrammatizzare, si potrebbe pensare. Ma la prima impressione è fallace. Tony lo ha pensato davvero. Ha pensato di andare via. Un’ipotesi da principio solo accarezzata dopo aver visto quella bolletta da 13mila euro, ma successivamente ponderata dopo l’annuncio dei nuovi rincari in arrivo già dal prossimo mese.
“Me ne vado in Qatar!”. Detto da uno che da 13 anni gestisce uno dei 14 ristoranti siciliani con stelle Michelin, dà il senso della misura. Che è colma. E non è solo colpa delle bollette. “Già la scorsa estate abbiamo lavorato senza ritoccare i prezzi dei nostri piatti nonostante i rincari delle materie prime”, commenta Lo Coco. “Adesso però è arrivata anche la mazzata delle luce – aggiunge -. L’ultima bolletta ammontava a oltre 13 mila euro, le precedenti non superavano i 4mila e 500 euro. E abbiamo la certezza che le prossime avranno importi ancora più alti. Non si può lavorare per perdere denaro. Quello dei ristoratori è già un mestiere pieno di sacrifici”.
Caro bollette, la protesta a Bagheria
Lo chef è sceso in piazza a Bagheria insieme ad altri imprenditori e commercianti. Ha marciato con loro nel corteo di protesta contro questa nuova piaga che fa male quasi come la pandemia della quale ha ereditato il cinismo. Ma contro la quale ancora non sono stati testati vaccini. Questa nuova emergenza non guarda in faccia a nessuno. Se sei un piccolo ristoratore o se hai la stella non fa differenza.
“I governi, sia quello nazionale che quello regionale non si sono ancora insediati. Passeranno altri 2-3 mesi prima che arrivino gli aiuti – è la previsione di Lo Coco -. E per noi saranno 80mila euro di danni. Ho ragionato sulle soluzioni. La prima che mi viene in mente è una chiusura stagionale. Fermare tutto a fine ottobre e riaprire a dicembre. L’altra ipotesi più drastica a cui ho davvero pensato è andare all’estero”.
E allora le luci in via del Cavaliere a Bagheria si spegnerebbero per sempre, senza più bollette nella buca delle lettere. “Sarei costretto a licenziare – dice con il nodo in gola lo chef -. A licenziare personale che ha famiglia, mutuo da pagare. Ho 15 dipendenti. Ho investito su di loro, li ho formati. Sono miei amici”.
Bollette, tante attività a rischio chiusura
Come I Pupi ci sono tanti altri ristoranti, bar, alberghi, che stanno contando gli spiccioli che restano in cassa e valutando di cambiare aria o mettere i lucchetti all’attività. Sarebbe la seconda volta in due anni, dopo il Covid ora è colpa dell’energia. In Sicilia si sono già arresi bar, panifici storici, nella stessa Bagheria i titolari della nota gelatiera Anni 20 hanno esibito in pubblico e davanti alle telecamere una bolletta da quasi 60mila euro. Per l’esattezza l’importo è di 59.379,63 euro.
Alla loro voce si aggiunge quella dei Comuni che temono di dover fermare mezzi pubblici, di dover tenere parti delle città al buio, spegnere completamente le luci sui monumenti e razionare i riscaldamenti. E si aggiunge anche il grido d’allarme degli albergatori. Se in Salento una storica catena di hotel ha scelto la via della chiusura, in Sicilia non ci sono ancora defezioni, ma tante richieste di soccorso.